martedì, agosto 02, 2005

Istikhbarat il dakhliyya

Il racconto di Khalid Jarrar sul rapimento e la detenzione subita ad opera dei servizi segreti iraqeni è molto lungo e deve far pensare. Ne riporto una parte, circa 5 pagine su 13. Quello descritto dal giovane blogger iraqeno non è la peggior tragedia di quella terra, è semplicemente il nuovo Iraq dell'occupazione, il nuovo Iraq della democrazia esportata, il nuovo Iraq del dopo Saddam, il nuovo Iraq dei Servizi e dei complotti. E' il nuovo Iraq ...nella vita di tutti i giorni di uno studente e di milioni di persone che da decenni vengono venduti a buon prezzo, per il petrolio, alla guerra degli altri, alla dittatura dei pochi, all'occupazione dei nuovi conquistatori.

Mi sono trovato ...

«...addormentato nello spazio disponibile in una tomba, tra due muri che toccavo con la testa e con i piedi, circondato da corpi umani che mi toccavano da entrambe le parti, in modo che difficilmente potevo muovermi durante quella lunga ...lunga notte, in una stanza di 12 metri quadrati piena di 35 persone che cercavano di dormire e di trattenersi per non combattere ...

L'intera faccenda è cominciata quando sono andato all'università a pagare le mie tasse scolastiche, il fatto è che il campus di ingegneria è separato dal resto dell'università da parecchi chilometri, ma per le questioni amministrative gli studenti devono recarsi al quartiere centrale e questo è quello che avevo fatto. Ero entrato nel campus principale ed ero andato verso gli uffici finanziari per pagare. Avevo iniziato la compilazione dei moduli ed ero arrivato al punto in cui era necessaria la firma della direttrice per completare il lavoro, ma questa era impegnata in una riunione. Così gli impiegati mi avevano chiesto di andare a perdere un po' di tempo nel campus fino alla fine della riunione e lo feci.

Che cosa avreste fatto voi in questo caso? Sareste andati al bar? Ci ho tentato, ma mi ero già annoiato dopo un quarto d'ora e allora, non ricordo come, l'idea si accese nella mia testa come una lampadina: "internet". Naturale, cosa è meglio di internet per ammazzare il tempo?

Ricordai che c'era un internet cafè all'interno del campus. Ci ero venuto raramente in quel campus durante gli ultimi cinque anni. Penso di esserci venuto appena tre o quattro volte. In ogni caso sono andato all'internet cafè e ho fatto il mio giro consueto: Raed in the Middle, Riverbend, ecc. ecc. e ho cominciato ad annoiarmi di nuovo. Ho lasciato l'internet cafè e mi sono diretto di nuovo agli uffici finanziari.

Sulla strada sono stato fermato da un vecchio, con una faccia odiosa. “tfa`6al” ha detto (vuol dire qualcosa del tipo: "come posso aiutarti?"). Ero un po' sopreso, ho detto “inta tfa`6al!” (che significa: "come posso aiutarti?"). Ha detto: dove stai andando?
Così capii che doveva trattarsi di una specie di incaricato della sicurezza. Avrei detto dal suo tono che sembra il tipico uomo della sicurezza stile-saddam.
"Agli uffici finanziari, per pagare le mie tasse scolastiche", ho detto.
"Dov'eri finora?"
"All'internet cafè!"
"Dov'è il tuo documento di identità?"
"Alla reception all'entrata del campus con il mio cellulare" (questa è ora una cosa comune, in tutti gli edifici governativi devi lasciare il cellulare alla reception, non puoi portarlo con te).

Per favore gente, non siate sorpresi di tutte queste faccende. Era una cosa molto comune nell'"Iraq di Saddam" ed è molto comune nell'Iraq di oggi.

In ogni caso il vecchio odioso ha deciso di scortarmi per essere sicuro che gli stessi dicendo la verità.

Appena entrati negli uffici finanziari, gli impiegati mi parlarono di loro iniziativa, così lui capì che ero stato lì prima ed ero uscito. Ho pagato, ho preso la ricevuta e sono uscito. Quando sono tornato alla reception all'entrata del campus per prendere il mio cellulare, il cassetto era "chiuso a chiave per errore", così mi fu detto. Aspettavano la persona che aveva la chiave. "Sarà qui a momenti", mi dissero.

Mi sedetti e aspettai la liberazione del mio cellulare. Allora improvvisamente, dopo pochi minuti, qualcuno entrò e chiese "dov'è il ragazzo detenuto?".

Gli altri addetti alla sicurezza puntarono il dito verso di me!!!

Feci qualcosa come: ehhhh ...scusate c'è un equivoco qui, non sono detenuto, solo che il cassetto del cellulare è chiuso a chiave per errore!

"Vieni con noi, abbiamo qualche domanda per favore", dissero, e andai con loro, cercando risposte nella mia testa ...

Mi hanno perquisito con cura; mi hanno tolto le scarpe e le hanno esaminate, e pure l'orologio. Hanno letto tutte le carte che avevo nelle mie tasche e mi hanno fatto domande sulle mie origini, nazionalità e molte altre. Poi mi hanno chiesto di sbloccare il cellulare in modo che potessero controllarlo. A quel punto ne avevo abbastanza, dissi che non lo avrei sbloccato se non in presenza della "persona" che si nascondeva da qualche parte nel campus, quello che poneva tutte queste domande con un messenger.

Non gradirono la mia risposta.

Un altro tizio venne dopo un po e mi chiese: chi hai contattato su internet?
"Mia madre e mio fratello" ho detto.
Non sembrava soddisfatto.
"Trattenetelo" ha detto.

La cosa successiva che ricordo, un poliziotto molto grasso entrò nella piccola stanza, mi chiese di mettermi faccia al muro, mi perquisì di nuovo, prese il mio denaro e gli occhiali, mise un cappuccio sulla mia testa e manette ai miei polsi (ho ancora i segni sulle mani). Mentre le mie mani erano dietro la schiena e la mia testa incappucciata, mi fece correre per circa un minuto fino a che non raggiungemmo un furgone della polizia dove fui forzato ad entrare. L'auto si mosse verso una destinazione ignota ...

Forse non volete conoscere le imprecazioni e le maledizioni che ho sentito durante tutto il percorso, ma forse volete sapere che nessuno mi picchiò.

Abbiamo raggiunto un edificio lussuoso, posso dirlo dal marmo sul pavimento. Il pavimento era la sola cosa che potevo vedere a quel punto, attraverso un piccolissimo spazio tra il cappuccio e il mio naso. A quel punto sono stato introdotto in una stanza dopo aver preso un ascensore.

Avevo paura di essere portato nelle stanze delle torture direttamente; pregavo di trovare qualcuno con cui parlare, per spiegare che tutto quello non poteva essere altro che un piccolo stupido errore!

Dio ha risposto alle mie preghiere.

Invece di essere portato in qualche cunicolo sotterraneo sono stato condotto in una stanza con aria condizionata con un mucchio i persone. Posso dirlo dalle voci, che stavano interrogando qualcuno. Non potevo ancora vedere niente ma mi liberarono le mani.

Capii che la persone che stavano interrogando (Sa'ib, come seppi più tardi, perchè era nella stessa cella con me), aveva fatto una cosa orribile. Sa'ib era entrato nell'ufficio di un funzionario di alto grado del ministero degli interni e aveva cercato di ricordare al funzionario che suo padre aveva lavorato con il medesimo funzionario molto tempo prima sperando di potergli chiedere un favore. Il favore era di ordinare il trasferimento di un amico di Sa'ib, un poliziotto, ad un altro governatorato.

Il funzionario non ricordava il padre di Sa'ib e rifiutò di aiutarlo, quindi ordinò alle sue guardie di trattenere Sa'ib per un interrogatorio!!!

Quando ho lasciato il carcere, Sa'ib era ancora lì.

Lo hanno picchiato tanto, "come osi entrare nell'ufficio di un funzionario in quel modo?" gli dicevano.

Di nuovo alla stanza con aria condizionata dell'interrogatorio, stavo ancora faccia al muro, i miei occhi erano coperti e il mio cervello lavorava velocissimo cercando di vedere attraverso l'oscurità di fronte ai miei occhi.

Poi venne il mio turno :))

"Finalmente!" mi sono detto.

Cominciarono chiedendomi: "qual'è la connessione tra te e le bombe di Londra?" !!!

Feci: "haaaaa???!!" Dissi: "Bombe di Londra???! Nessuna!"

BANG!!

Una mano pesante atterrò sul mio collo, il mio cervello era troppo occupato per sentire dolore, sentii il mio collo intorpidito per un po'.

"PARLAAA" gridò.

"Voltati" urlò.

Mi voltai guardando a quel punto la stanza, ma senza vedere altro che il mio naso e le scarpe della persona che mi stava interrogando, in piedi da vicino.

"Perchè hai la barba?" chiese.

"Perchè il profeta ..." (Cercavo di dirgli che il profeta Maometto l'aveva, e che io l'avevo perchè mi piaceva somigliargli ...)

BANG

Mi schiaffeggiò sulla faccia. Fece un gran rumore e la stanza diventò silenziosissima per alcuni secondi ...

"Possa il profeta maledirti" gridò.

Di nuovo il mio cervello non reagì ai segnali di dolore, non lo sentivo.

Per le successive ore mi fecero domande come "chi sono gli altri membri della nostra [sic] cellula terrorista, da dove vengono i tuoi fondi? che operazioni devi fare?"

"Che cos'hai contro la Shia?"
Dissi: "niente, mia madre è shiita!"
Disse "cos'hai contro i Kurdi? Perchè non vai a farti esplodere ed uccidere i Kurdi?"
Dissi: "perchè Dio dice nel Corano ..." (stavo cercando di citare una parte del Corano dove Dio ci ordina di non uccidere un'anima innocente) mi interruprre gridando, "Conosciamo il Corano meglio di te".
"Il mio miglior amico è Kurdo!" dissi.
"Per forza lo è, così puoi avere informazioni sui Kurdi da lui, vero?" rispose.

Nulla di quello che dicevo sembrava avere senso per loro. E nulla di quello che dicevano poteva avere senso per alcuno al mondo.

Alla fine capii perchè ero lì, dopo qualche ora. Gli incaricati della sicurezza dell'univesità avevano registrato e stampato tutti i siti web che avevo visto mentre ero online laggiù. Mi stavano accusando di aver "letto siti di terrorismo" e di aver "comunicato con terroristi stranieri".
"Sai cosa sono queste pagine?"
Le guardai e mi accorsi che era la sezione dei commenti di Raed in the Middle!! [ndr il sito del fratello di Khalid, Raed]
Avevo aperto la sezione dei commenti navigando all'università, letto qualche commento e neppure postato alcunchè. Ma questa gente non sembravano conoscere nulla di internet, e non parlavano inglese, così io ero fortemente sospettato di essere un assistente di al Zarqawi forse! O avevo un mio gruppo terroristico con connessioni all'estero!

Venni accusato di terrorismo e mandato in cella dopo che decisero che non mi stavo aiutando perchè non stavo aiutando loro!!
"Aiutarvi come??!" chiesi "sono così disposto ad aiutarvi nel modo che volete, ma ditemi esattamente cosa volete sapere?"
"Dicci il nome degli altri membri del tuo gruppo, e dove prendi i tuoi fondi" allora risposero.
Entrai in cella e trovai persone che mi guardarono con curiosità, ma silenzio totale.
“Assalamo alaykom!” dissi con un sorriso, e mi sedetti per terra, proprio come gli altri.
"Alaycom assalam!" disse ognuno di loro ...
Poi uno di loro non potè resistere e chiese: "perchè ti hanno portato qui?" Gli raccontai la storia e sembrarono tutti molto contrariati.
Nei minuti successivi conobbi le storie delle altre persone che stavano lì. Poi improvvisamente mi venne in mente: "dove siamo? Lo sapete?" Chiesi con curiosità.
Tutti sembravano piuttosto spaventati, sapevo che avevano la risposta ma non sapevo se si sarebbero già fidati abbastanza per dirmelo o no, ero lì solo da un paio di minuti.
Poi qualcuno mi sussurrò all'orecchio "istikhbarat il dakhliyya", "ma non dirlo a nessuno che lo sappiamo. Istikhbarat il dakhliyya è il Mukhabarat, cioè i servizi di informazione, i servizi segreti della polizia.
"Ohhh!!" dissi "le vostre famiglie sanno dove siete?"
Fecero cenno con la testa: no.


[ segue in inglese su Secrets in Baghdad o anche qui nei commenti ]

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Così stravolgi completamente la situazione: la polizia diventa un organo del potere "dittatoriale" del governo iracheno mentre gli insorti sono dei poveri cittadini che prendono le armi per eliminare i loro connazionali oppressori... Ma andiamo!
Non c'è alcun dubbio che la polizia irachena usi metodi rudi e probabilmente torturi anche i detenuti, ma queste cose vanno lette nel contesto: ogni giorno questi poliziotti vedono i loro colleghi dilaniati, mutilati, menomati da ordigni, granate ed autobombe, oppure falciati da raffiche di mitra sparate da auto in corsa mentre dirigono il traffico; spesso vengono uccisi a tradimento da altri poliziotti che in realtà sono insorti infiltrati, altre volte scoprono che dei loro colleghi svaniti nel nulla erano stati sequestrati ed uccisi dopo essere stati torturati. In alcune zone del paese devono nascondere la loro identità per evitare rappresaglie contro di sè ed i loro familiari (come purtroppo è già avvenuto).
Comunque non hanno nulla da imparare dagli eroici resistenti su come trattare i prigionieri, dato che la grande resistenza irachena, spesso dopo alcune torture, semplicemente spara un colpo in testa ai suoi prigionieri oppure segano il collo ai malcapitati.

pipistro ha detto...

questa è la consueta giustificazione degli sgherri di ogni epoca e latitudine per usare sistemi inumani dietro il paravento del pericolo che (nella teoria) devono a volte fronteggiare.

ecco, il fatto di avere a che fare con i cattivissimi insorti non giustifica in alcun modo "metodi rudi" (tantomeno torture) sui detenuti.

dietro il paravento di un distintivo, del potere e della probabile corruzione ad esso connessi, questi galantuomini dei servizi iraqeni non han fatto che cambiar padrone, miserabili erano e miserabili son rimasti e manifestano tutta la loro pochezza probabilmente proprio e solo nei confronti di coloro che solo la logica del terrore e del sospetto ha condotto alla loro attenzione.

forse non ti rendi conto, fra l'altro, che non stiamo parlando di militi - buoni o cattivi che siano - ma di funzionari che operano all'interno di un edificio governativo (con istruzioni da commedia buffa: vedi i riferimenti ai fatti di Londra) che gli insorti, ribelli, resistenti, terroristi, guerriglieri, probabilmente non sanno nemmeno come son fatti, gente quindi che al più è in grado di terrorizzare uno studentello se qualcuno glielo consente.

e lo fanno con la consueta e gaia alacrità.

Anonimo ha detto...

Ma come si fa a dire che con questo racconto si stravolge completamente la situazione?
C'è qualcuno sulla faccia della Terra che non sa che guerra feroce e disumana si combatta laggiù, in quell'inferno?
Forse che esista anche la più piccola giustificazione per perdere la propria e calpestare l'altrui dignità umana? E per di più sotto la bandiera di uno Stato.

Mi pongo una domanda, senza doppi sensi, paro paro per quella che è: che cosa ci ha guadagnato davvero il popolo irakeno con la sua "liberazione"? Senza sofismi e teorie astratte. Oggettivamente.

Anonimo ha detto...

Ci avrebbero potuto guadagnare molto. Il problema è che sin dalla caduta di Baghdad gruppi di questi insorti hanno iniziato un'intensa guerriglia contro le forze americane causandone la loro reazione (raid notturni, perquisizioni, controlli serrati, checkpoint, coprifuochi, isteriche reazioni agli attacchi ribelli etc...) che ovviamente danneggia i comuni iracheni. Questi, che inizialmente in maggioranza avevano accolto con soddisfazione o comunque non ostilità le truppe occidentali, pian piano per via delle reazioni Usa hanno iniziato a vedere le truppe americane come occupanti. Parallelamente, gli insorti hanno colpito anche i cosidetti "contractors", che dovevano dare il via alla ricostruzione. I soliti che accusano gli Usa per le mancanze civili irachene (niente corrente, acquedotti danneggiati, strade sporche...) ignorano che in realtà l'esercito Usa ha sì un corpo d'ingegneri, ma questo può riparare un ponte, ristrutturare un edificio, riparare un acquedotto ma non può fare questo nella scala dell'intero paese. Per questo c'erano le aziende dei contractors, da molti definiti spregiativamente mercenari o profittatori ma comunque gli unici a poter appaltare la ricostruzione massiccia d'un paese. Quando i ribelli hanno iniziato a colpire queste società, molte di queste hanno iniziato a ritirarsi lasciando vacanti molti posti nella ricostruzione dell'Iraq. E non sono molte le aziende disposte a rischiare investimenti in Iraq. Il governo iracheno non ha ancora una forza tale da poter far rispettare le sue decisioni. Così l'Iraq va avanti per inerzia, e le uniche notizie che trapelano da lì sono attentati, stragi e scontri. Addossare la colpevolezza di tutto questo agli Usa è piuttosto semplificatorio e sbagliato, dato che molte delle privazioni cui sono sottoposti i civili iracheni sono dovuti ad atti di sabotaggio della guerriglia (vorrei vedere come questi ribelli, se vincessero, organizzerebbero la ricostruzione del paese), senza poi contare che sin da prima della guerra la situazione delle infrastrutture era pessima.
Non so se il Mukhabarat attuale sia lo stesso di quello di Saddam, probabilmente molti membri sono gli stessi, ma voler generalizzare il comportamento di questi con la polizia irachena, come molti fanno, è falso ed ingeneroso verso chi si è arruolato e rischia la vita ogni giorno per cercare d'aiutare la normalizzazione del suo paese.
Maril, non so che razza di guerra si combatta in Iraq, so solo quello che trapela dalle televisioni e dagli organi d'informazione. Quello che so è che da una parte ci sono degli iracheni sostenuti dalle forze della coalizione che tentano di costruire un Iraq basato su un minimo di democrazia e di libertà civili, dall'altro ci sono gruppi di guerriglieri iracheni legati all'ex governo dittatoriale che con il supporto di islamisti stranieri tentano di soffocare il processo democratico in atto e di portare al potere l'estremismo religioso, che oltre a danneggiare gli iracheni danneggerebbe pure noi. Non mi chiedere di fare distinzioni fra resistenti nazionali ed islamisti stranieri, il loro obiettivo alla fine è lo stesso. Continuare a criticare, ridicolizzare, a mettere i bastoni fra le ruote agli iracheni che stanno lottando per la libertà e la democrazia nel loro paese non ci aiuterà di certo.

Roberto Iza Valdés ha detto...
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