domenica, gennaio 30, 2005

Al Zarqawi ovvero l'apologia di un tagliagole

Questo leggiamo il 28 gennaio 2005 alla vigilia delle elezioni irachene: Secondo il governo provvisorio di Iyad Allawi, tra madrepatria ed estero, alla fine i votanti saranno circa il 72%. Il terrorista al-Zarqawi, oltre alle solite minacce di morte a chi si recherà a votare, ha detto di controllare intere zone dell'Iraq e di poter quindi impedire che gli aventi diritto si rechino ai seggi. Fonti del governo però hanno riferito che, dopo la cattura di due personaggi vicini ad al-Zarqawi, si è vicini anche all'arresto del plenipotenziario di Al Qaeda in Iraq.[Corriere della Sera]
Non disponiamo tuttora neppure di una sufficiente definizione del fenomeno al Qaeda, che ci viene quindi superficialmente e pericolosamente rappresentato quale ben definita struttura piramidale. In al Qaeda – nella “base” – si è potuto sinora altrettanto comodamente individuare il nemico per antonomasia, l'incarnazione del male ed al suo vertice si è posto bin Laden, una comoda figura malefica che potesse catalizzare l'attenzione del mondo occidentale ed ottenere il consenso necessario a sferrare una ennesima fasulla crociata. Sotto questo aspetto il compito è stato agevole, successivamente ai fatti dell'11 settembre, enfatizzando la precotta figura del bersaglio, unico, bin Laden, e distogliendo rapidamente l'attenzione da manifestazioni assai meno chiare di quella che si presentava come la comprensibile reazione contro il terrore portato dal demonio islamico. Ma occorreva battere il ferro finchè caldo e in questo senso la campagna in Afghanistan è stata oggetto di rapida obsolescenza mediatica. Messo in moto con un pretesto il disegno da tempo premeditato di invasione dell'Iraq è stato tolto altrettanto repentinamente di mezzo il diavolo Saddam Hussein ed occorreva trovare una pronta reincarnazione del male in quel paese, collegandolo idealmente, ove possibile, a quella che deve tuttora apparire la sfortunata (sconclusionata o interessata) prosecuzione della campagna del presidente USA Bush contro il cosiddetto “asse del male” e le sue opportune e ...diaboliche ramificazioni. Vale qui la pena di ricordare quanto riferito dal Worldwatch Institute: Il vero "asse del male" non sono gli "stati canaglia", ma il "pericoloso circuito tra povertà, malattie infettive, degrado ambientale e crescente competizione per l'accesso al petrolio ed altre risorse". E' il chiaro atto d'accusa verso la Casa Bianca che emerge dallo "State of the World 2005", l'ultimo rapporto del prestigioso Worldwatch Institute. La "lotta al terrorismo sta spostando l'attenzione del mondo dalle reali cause di instabilità" - notano i curatori del Rapporto. Il terrorismo viene letto, come sintomo di un'insicurezza globale, spesso effetto perverso della drammatica interazione tra povertà, degrado ambientale e diffusione delle malattie. [Reporter Associati].
Sia quel che sia e nonostante le molteplici testimonianze del contrario, i vassalli della macchina politica e bellica USA (che scalzando - fra l’altro - la dittatura di Saddam ha sortito il prevedibile “effetto collaterale” di portare la guerra e la guerra civile in Iraq) si sono quindi occupati di curare “alla buona” la nascita di un bersaglio ideale, invero un po’ etereo ma malvagio quanto basta per deviare l'attenzione da molto meno egregie cose, in ciò coadiuvati da una indiscriminata e violentissima presa di posizione da parte dei residui del deposto regime e probabilmente non solo. Sicchè le malcelate mire sulle risorse, i sottaciuti disegni di egemonia, le insidiose prevaricazioni ed una impareggiabile arroganza nei confronti della gran massa incolpevole della popolazione irachena e non solo, in patria e altrove, hanno trovato terreno fertile. In attesa che le elezioni consentano all’equipe degli illuminati chirurghi di abbandonare il paziente dopo avergli imposto una costosa e lunghissima terapia ed una eterna e dolorosa convalescenza per ora estirpato un tumore se ne costruisce uno nuovo. Ed ecco che nel frattempo per tenere viva l’attenzione compare l’attore al Zarqawi, un noto balordo e fanatico tagliagole sul quale i media evidentemente più non si trattengono e lo definiscono il nemico numero uno, l'uomo di bin Laden, anzi il suo braccio destro in Iraq e addirittura, da ultimo, "il plenipotenziario di al Qaeda in Iraq".
Plenipotenziario, cioè assoluto, completo, generale, ma anche esclusivo, illimitato, incondizionato, pieno, totale, come la fede che si è infiltrata tra le candide sinapsi di chi ci crede. E con altri lo stesso al Zarqawi, cavalcando l’immensa propaganda che gli è stata regalata, ci sta portando infine a sperare che le contestatissime elezioni irachene siano il punto di partenza per un veloce risveglio da questo incubo. Ma sarà così? E a quale prezzo?

Riporto quanto già scritto altrove sulla figura di al Zarqawi. Sul blog "iraqblogcount" di un ragazzo iracheno un commento sottolineava tempo addietro - ma non era la prima volta che si leggevano commenti del genere, sempre di provenienza irachena - che i legami tra al Zarkawi e al Qaeda erano molto più labili di quello che anche fra le righe leggevamo e leggiamo ora costantemente sui media "occidentali". Questo il il commento. "Abu Musab al-Zarqawi is NOT a member of al-Qaeda, he was originally associated with Ansar al-Islam in Northern Iraq and is quite independent of al-Qaeda. It is a mistake to be careless about the exact nature of his group because throwing the name 'al-Qaeda' about only serves to give credence to lying American claims about links between Iraq and al-Qaeda. In this way they then claim that American occupation of Iraq is a part of their unwinnable 'war on terror' instead of the illegal attack that it really was and still is. Get it right - Abu Musab al-Zarqawi IS NOT AL-QAEDA".[iraqblogcount] Una breve biografia di Al Zarqawi confermava in pieno il pensiero del blogger iracheno. [middleeastinfo]
Solo il 17 ottobre scorso apprendevamo quanto segue: "19:25 Al Zarqawi annuncia alleanza con Al Qaeda Il gruppo di Abu Mussab al Zarqawi, Tawhid wa al Jihad (monoteismo e guerra santa), si è impegnato a un'alleanza con Osama bin Laden. L'annuncio è circolato su siti internet islamisti". [La Repubblica] La notizia forniva un dato inequivocabile: tutto lo strepito che si era fatto per mesi su al Zarqawi quale braccio iracheno di al Qaeda era sempre stato strumentale fumo negli occhi (una bufala). E ciò secondo il comunicato dello stesso Zarqawi (sempre che anche l'ultimo comunicato - visti i pressanti dubbi sulla natura e le attività di questo fantomatico personaggio - non costituisca altro che una tardiva legittimazione dello stesso reiterato e ritrito "pettegolezzo"). Ancora alla fine di ottobre, infatti, alla vigilia dello scempio operato a Fallujah, in una lettera rivolta all'ONU il 31 ottobre 2004, dirigenti, insegnanti, commercianti, capi tribù e gente di Fallujah dichiaravano: "...Sappiamo di vivere in un mondo dal doppio standard. A Fallujah gli Stati Uniti hanno creato un nuovo e misterioso bersaglio 'Abu Musab al-Zarqawi. Al-Zarqawi è una nuova scusa per giustificare le azioni crminali degli USA. E' passato un anno da quando questa nuova scusa è stata ideata e ogni volta che attaccano case, moschee e ristoranti, uccidendo donne e bambini, dicono: abbiamo condotto una fruttuosa operazione contro al-Zarqawi. Non diranno mai che lo hanno ucciso perchè lui non esiste. La gente di Fallujah vi assicura che questa persona non è nella città, nè probabilmente in alcun altro posto in Iraq. Molte volte la gente di Fallujah ha chiesto a chiunque, se lo avesse visto, di uccidere al-Zarqawi. Noi sappiamo che egli non è altro che un fantasma creato dagli USA. I nostri rappresentanti hanno ripetutamente denunciato rapimenti e uccisioni di civili. Non abbiamo nulla a che fare con alcun gruppo che agisca in modo inumano ...".[Pravda]

venerdì, gennaio 28, 2005

Recenti discussioni sulla pena di morte in Cina

Sono state affrontate importanti discussioni sulla possibilità di abolire la pena di morte in Cina in occasione della conferenza "Simposio Internazionale sulla pena di morte" tenuto il mese scorso a Xiangtan nella provincia di Hunan. Gli esperti legali presenti alla conferenza hanno sostenuto che la Cina potrebbe essere aver bisogno di limitare l'uso della pena di morte all'atto della ratifica di convenzioni internazionali sui diritti civili e politici e che l'abolizione sarebbe la caratteristica di una "società civilizzata".
Il professor Qiu Xinglong, decano della facoltà di legge all'università di Xiangtan [Provincia di Hunan] e importante fautore della riforma della pena di morte attualmente in vigore in Cina, ha sostenuto che nella misura in cui la legge riconosce che i criminali sono esseri umani, ai criminali deve essere concesso di vivere e lo stato e la legge non possono privarli del loro diritto alla vita. Ha anche ricordato perchè [personalmente] ha deciso di perorare l'abolizione della pena di morte rammentando di aver passato del tempo con un diciottenne condannato a morte e carcerato. «Alle sette dell'ultima mattina, mangiava con me. Un'ora più tardi era sul luogo dell'esecuzione» - ha detto - «da quel momento sono stato assillato da questa domanda: perchè dobbiamo uccidere crudelmente un nostro simile?».
In risposta, Zhan Jun, il delegato del Ministro della Giustizia, ha sostenuto che il punto chiave in Cina in merito alla pena di morte è la riforma del sistema punitivo ed ha precisato che l'obiettivo della riforma è aumentare le sentenze di condanna a lunghi periodi di carcerazione, da 20 a 30 anni, per ridurre l'uso della pena di morte.
...Il delegato ha rammentato quanto contenuto in un rapporto del Ministero della giustizia dell'anno scorso e cioè che i peggiori criminali condannati alla carcerazione a vita, effettivamente rimangono in prigione [solo] per 15 o 16 anni prima di essere rilasciati. Ed ha suggerito che essi rimangano in prigione per almeno 25 anni, perchè un criminale che è rilasciato a 55 anni normalmente non commetterà altri crimini. (...) Quando è rigidamente stabilito un lungo termine di carcerazione, i giudici saranno meno propensi a ricorrere alla pena di morte. E ciò opinando che in futuro, se la legge penale sarà modificata, la legislatura potrebbe eliminare la pena capitale quale possibilità di punire certi crimini.
La Cina fa uso della pena di morte per una vasta gamma di crimini, che vanno dall'omicidio ai reati economico-finanziari quali la corruzione. Nel 2001 Amnesty International ha registrato più di 4000 sentenze capitali e quasi 2500 esecuzioni in Cina.


L'articolo del 27 gennaio 2005 riportato da Xinhuanet (che richiama China Daily) prospetta i cambiamenti necessari al sistema culturale e sociale cinese per arrivare alla progressiva abolizione della pena di morte, considerando che nella situazione attuale l'idea della funzione puramente punitiva e retributiva della pena ("il criminale deve ricevere quello che ha dato") è profondamente radicata in Cina. Xia Qingwen, commentatore di Xinhuanet sostiene che non è ancora tempo per abolire la pena di morte e riferisce che il fatto di "restituire [al criminale] quel che ha fatto" è particolarmente sentito in Cina e che infatti la maggioranza della popolazione non potrebbe accettare che alcuni assassini possano andarsene liberi dopo dieci anni di prigione. Inoltre sottolinea che fino a quando le idee occidentali sui diritti umani e sulla vita non saranno diffuse in Cina l'abolizione della pena di morte non sarà sostenuta a livello popolare.

Il giorno della memoria

Se togliessimo per una volta le etichette dalle pagine più vergognose della nostra storia forse non sarebbe un male.Personalmente mi sento di ricordare la Shoah anche e soprattutto come criminale e sistematico sterminio di sei milioni di persone più che di sottolineare la folle bandiera nazista che l'ha ideata e l'assurda e teorica componente razziale posta alla sua base. Laddove da una lato la "bandiera" e dall'altro la "razza" (in senso stretto) e la "religione" (il motto allucinato e blasfemo "Dio è con noi" che sembrerebbe far presa - assai fuori luogo - anche nel 2000) hanno una limitata rilevanza e non costituiscono una discriminante oggi più importante di quella, effettiva, della valutazione ed accaparramento delle risorse posti a base dei massacri che ancora si possono verificare e si verificano a tutte le latitudini.Quanto ai minus habens che ancora si fregiano dei simboli di quella e di altre vergogne, è inutile spiegare le cose al ragazzetto vestito di pelle nera quando lo si è tenuto per anni affrancato - "poverino" - anche dalla semplice rappresentazione di quegli orrori, mentre sarebbe stato meglio fargli toccare con mano e a fondo la lurida e nauseante realtà di quei fatti e derivarne che il simbolo di quello scempio - una croce uncinata - non può essere esibito come il gagliardetto della squadra del cuore e costituisce viceversa la ingiustificabile celebrazione del lato più sporco dell'uomo.

sabato, gennaio 22, 2005

Israele potrebbe attaccare l'Iran

Sembra una notizia di poco conto che «il vice presidente USA Dick Cheney abbia avvertito che Israele potrebbe attaccare l'Iran per eliminare la sua minaccia nucleare». E infatti il commento - dice il Jerusalem Post - a Gerusalemme è stato interpretato come «diretto più a sollecitare la comunità internazionale ad agire per fermare la marcia nucleare di Teheran che quale avvertimento contro Israele».
Cheney, che - si sottolinea - è stato uno dei principali fautori dell'invasione in Iraq avrebbe aggiunto che la preoccupazione è che Israele possa agire contro gli iraniani "senza esserne richiesto" come a sottolineare la possibilità di una autonoma e non nuova azione "preventiva" incredibilmente al di fuori di qualsiasi controllo USA e men che meno di consenso internazionale.
Se aggiungiamo che giovedì Bush ha ammonito i dirigenti dei cosiddetti regimi fuori legge e ha detto "noi difenderemo noi stessi e i nostri amici con la forza delle armi se necessario" e che il New Yorker questa settimana ha riferito che gli USA hanno condotto missioni segrete in Iran per identificare il suo potenziale nucleare e chimico e possibili obiettivi per lancio di missili, possiamo veramente stare tranquilli.

sabato, gennaio 08, 2005

Letterati

"Ci sono più poeti che lettori" (Giordano Bruno Guerri, Rainews24, 7/1/05)
"Ci sono più critici che autori" (pipistro, ^^v^^ pipistro on line, 7/1/05)

martedì, gennaio 04, 2005

Contributi sms: come vengono spesi?

Alla legittima e semplice domanda: "come vengono impiegati i fondi raggranellati con gli sms?" deve essere data una risposta. Infatti "...hanno raggiunto 22.840.052 euro le offerte raccolte con gli sms spediti dagli utenti Tim, Vodafone, Wind e H3G ..." (Corriere della Sera Online). Qualche giorno fa erano stati dunque già raccolti circa 44 miliardi di vecchie lire e sembra doveroso che venga comunicato con scrupolosa e documentata precisione come questi danari vengano spesi.
Con tempestività e decisione, nel corso di un'intervista che si può leggere su Repubblica Online del 4 gennaio 2005, il capo della Protezione Civile ha dichiarato che "Il presidente del Consiglio nominerà nei prossimi giorni un comitato di quattro-cinque personalità super partes che vigilerà su come saranno spesi i soldi. In questo, non guarderò in faccia a nessuno. O quei fondi ce li fanno usare in maniera trasparente o li restituirò a chi li ha donati".
La raccolta di fondi via sms ha poi avuto un successo senza precedenti. Dopo le polemiche in ordine alla gestione dei fondi - che hanno raggiunto la notevolissima somma di circa 30 milioni di euro - è stato deciso che questa resterà alla Protezione Civile e che la supervisione sull'impiego di questi fondi verrà affidata ad un Comitato di garanti composto da Emma Bonino, Giulio Andreotti, Andrea Monorchio, Giuliano Amato e Giorgio Napolitano.

sabato, gennaio 01, 2005

2005

E finalmente con tutto il suo pesante bagaglio quest'anno bisesto si sta togliendo dalle scatole. Mancano veramente poche ore e c'è poco da aggiungere, i bilanci li lascio - con qualche comprensibile preoccupazione - alle "società di revisione" e i programmi per l'anno nuovo li affido come sempre alla fortuna. Possiamo cercare di prevedere ben poco e quel poco normalmente è sbagliato.