mercoledì, maggio 22, 2013

Uguali

Da destra e da manca si dice che delle miserie sessuali di un ex presidente del Consiglio interessi poco agli italiani o, più prosaicamente, che non freghi niente a nessuno. E ancora, che i magistrati italiani dovrebbero occuparsi di cose più importanti per il Paese. Il tutto con quella sufficiente superficialità che trasuda, di solito, dal miscuglio di comprensibile ignoranza e ingiustificata arroganza di chi non ha idea di leggi e di processi e per i propri limitati scopi non vuole nemmeno averne.
Sono i proclami diffusi da note bande mediatiche, testate quantomeno equivoche e pasionarie (ambosessi) della politica di contorno, che il più delle volte autorizzano il sospetto che chi parla o scrive sia più adatto al libro paga di un satrapo che ad esprimere in pubblico le proprie opinioni. Ma sono anche le grida della piazza meno qualificata e in più, nell'era di internet, le teorie twittaiole, da mezza frase e un quarto di pensiero, che atterrano a centinaia e migliaia sugli schermi dei computer.
Ma non dovrebbe essere difficile capire che il problema non è un politicante indecoroso, che la questione è generale, esorbita dalle piccolezze di questo o di quel personaggio passato, presente o (Dio non voglia) futuro, e coinvolge l'indispensabile senso di giustizia di una nazione.
Infatti certamente lecita è la pretesa di tutti i cittadini di non essere rappresentati davanti al mondo politico e alle nazioni da minuscoli personaggi che, magari attraverso le proprie dubbie fortune e tramite i buoni uffici dei relativi onnipresenti lacché, finiscano per trasferire impuniti nelle istituzioni la propria sfacciata propensione a delinquere, per imbrattarle di ridicolo, per ammantarle di un inammissibile fumus da lupanare. Ma non è tutto.
Guardando infatti all'abisso di mille e mille processi penali in base ai quali "in nome del Popolo Italiano" centinaia di migliaia di piccole persone vengono e verranno punite per un delitto che dopo un dibattimento da pochi minuti si riterrà sufficientemente provato e che spesso si intuisce esser frutto di miseria culturale, morale ed economica, la coscienza di questa nazione ha il dovere di interessarsi e chiedere che almeno davanti alla legge - che conosce le regole ma non deve premiare furbizia né fortuna - si sia per una volta uguali.
E proprio per tutti, per gli ultimi, comprese quelle piccole persone che non hanno nulla e per questo non contano nulla, per quelli che davanti al giudice non sono altro che una disturbante annotazione statistica, deve sussistere la pretesa che, seppur si possa essere condannati in base alla legge, non basti possedere danaro, uomini e mezzi, per valere e contare di più davanti alla stessa legge.

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