L'ambiguità è voluta. E' un'arma dei pochi contro i molti. Senza l'ambiguità dei termini e l'ignoranza dei fatti, si sarebbe tutti fatalmente indirizzati verso la razionalità del pensiero. Una situazione, cioè, che rifugge la guerra e il dolore, che ostacola la diseguaglianza, che impedisce la miseria degli uni in favore del benessere degli altri.
I "pochi" (quelli della prima riga di questo commento) non hanno nessun interesse ad appoggiare la razionalità, la consapevolezza, la chiarezza delle idee e dei comportamenti. Specularmente, infatti, ovunque ci sia confusione, c'è qualche parassita disposto ad avvantaggiarsene.
La situazione in Palestina è responsabilità di Israele. Saltiamo a piè pari il prima - si può fare - e occupiamoci dell'ora. Perché nell'ora, nell'adesso viviamo.
Cosa si chiede al cosiddetto mondo ebraico? A un mondo ebraico che mediaticamente sempre sembra pretendere qualcosa in più, non tanto in virtù di propri meriti, quanto di altrui demeriti? Un mondo ebraico che nella narrativa internazionale rivendica a gran voce una posizione di privilegio a scapito di popoli e leggi?
Innanzitutto che si considerino prima di tutto uomini, esattamente come tutti dovrebbero fare. Poi cittadini, per nascita o stabilimento. E che svincolino il proprio essere, umano, da improbabili appartenenze, discendenze e divine investiture.
Si chiede di prendere le distanze dalla patologia del nazionalismo israeliano, di prendere posizione rispetto al giogo imposto su terra altrui, di prendere le distanze dagli arzigogoli politici che per avidità ed interesse rimescolano - ancora - in un'unica indistinta entità i termini antisemitismo e anti sionismo (o anti nazionalismo israeliano).
Quanto si legge da parte, ahimè, quasi indistintamente ebraica, consiste per lo più nell'appoggio acritico ed incondizionato all'irresponsabile, arrogante atteggiamento del piccolo stato che ama definirsi ebraico nei confronti del popolo di Palestina, al depauperamento delle risorse, alla crescita della colonizzazione. E all'occasione fornisce il supporto nazionalista (ma di quale nazione?) contro chiunque prospetti una diversa e ragionevole soluzione del conflitto - effettivo o potenziale - nell'area palestinese e mediorientale.
Leggiamo poi che da parte ebraica le voci fuori dal coro vengono emarginate e sabotate mentre l'accusa di antisemitismo risulta l'arma d'elezione, vergognosa come vergognoso è lo sfruttamento dei morti, da parte di una classe politica e di una grancassa mediatica misere nei contenuti e nelle prospettive.
La possibilità di spartire quella terra - se pure un tempo astrattamente pensabile - è stata annichilita. Si tratta ora di immaginare in quanto tempo e con quanto dolore si possa arrivare all'ipotesi residua di uno stato binazionale.
Gli slogan, le miserie umane e le eredità divine non favoriranno questo percorso.
Potete non essere d'accordo, ci mancherebbe. Me ne farò una ragione.
mercoledì, febbraio 18, 2015
sabato, febbraio 14, 2015
lunedì, gennaio 19, 2015
sabato, gennaio 10, 2015
Charlie cosa?
Era prevedibile che la politica da accatto e la miserabile informazione di massa ci inzuppassero il pane e defecassero il nutrimento per milioni di imbecilli. Gente di bocca buona, che non vuole correre nemmeno il rischio di sapere chi gli ha servito questo pasto avvelenato. Confido almeno che i guru del debunking casalingo ci si strozzino.
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