"...Nelle ultime quattro settimane la potente macchina della propaganda israeliana ha sfornato bugie su bugie su Hamas per scusare il proprio inescusabile attacco. Israele ha fermato i giornalisti che andavano a Gaza per prevenire ogni resoconto indipendente sui crimini di guerra che le sue forze armate stavano commettendo. La verità è in genere la prima vittima della guerra. Quella di Gaza non è stata neppure una guerra nel senso convenzionale del termine, è stata una carneficina unilaterale. Ecco alcuni dei fatti che Dromi [ndr autore di uno sproloquio su Hamas] ignora o equivoca volontariamente. Primo, Hamas è il governo democraticamente eletto del popolo palestinese, non il corrotto regime condotto da Mahmoud Abbas. Secondo, i portavoce di Hamas hanno ripetutamente dichiarato di essere pronti ad un cessate il fuoco di lungo periodo. Khalid Mish'al lo ha fatto di recente su queste pagine (The Guardian, Comment, 6 gennaio). Terzo, Hamas ha una solida documentazione del fatto di avere osservato i cessate il fuoco, mentre è grandemente documentato il fatto che Israele li ha sabotati. Quarto, anche durante il cessate il fuoco Israele non ha sollevato il blocco economico sul milione e mezzo di abitanti di Gaza, una forma di punizione collettiva proibita dal diritto internazionale. Quinto, l'offensiva spiegata su Gaza è stata illegale, immorale e inutile. Se tutto ciò che Israele voleva fosse stato fermare gli attacchi coi razzi da Gaza, tutto quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato osservare il cessate il fuoco patrocinato dall'Egitto nel giugno 2008". (Professor Avi Shlaim - Oxford)
Poche parole, autorevoli, precise. Non sono le sole, naturalmente ed altre, altrettanto autorevoli, ce ne sono e ce ne saranno per scoperchiare le malefatte di Tsahl, della zoppa dirigenza che ha innescato la carneficina e - perché no - del delegittimato verminaio collaborazionista palestinese. E allora come fare, davanti al sangue e all'inutilità di questo massacro, per influire sulle fragili opinioni dei paesi nostri? Dell'occidente in genere? Non è difficile immaginarlo, la massiccia campagna di pubbliche relazioni che ha accompagnato i giorni del massacro ad uso e consumo specifico dei sudditi della condiscendente Europa deve continuare. A tutti i livelli, anche a quelli - internet - in cui la diffusione delle immagini e delle notizie in tempo reale supera i filtri prezzolati o coatti dei tanti regimi conniventi e il blocco lobbystico filo israeliano dell'informazione.
"Un migliaio di nuovi immigrati e di ebrei che parlano lingue straniere si sono offerti volontari nell'esercito di blogger preparato dal Ministero dell'Assorbimento e dal Ministero degli esteri con il dichiarato obiettivo di inondare i blog con opinioni pro Israele [...]
Il Ministero dell'Assorbimento sta reclutando nuovi immigrati ed ebrei che vivono all'estero, che hanno accesso a un computer e che parlano una seconda lingua in uno sforzo volontario di incrementare le pubbliche relazioni per Israele su internet. La campagna è stata lanciata la scorsa settimana [...]
Il Ministero è rimasto impressionato dalla massiva risposta allo sforzo. Più di 1000 aderenti interessati l'hanno contattato, di cui 350 di lingua russa, 250 di lingua inglese, 150 di linqua spagnola, 100 che parlano francese e 50 che parlano tedesco. Una serie di altre lingue europee risultano rappresentate dai volontari: portoghesi, svedesi, olandesi, italiani, rumeni, ungheresi, polacchi, greci, bulgari e danesi. Anche ebrei che parlano persiano, turco e arabo hanno offerto i loro servizi. Il Ministero ha addirittura raccolto l'adesione di una persona di lingua cinese. Circa il 60% degli aderenti è costituito da immigrati, vecchi e nuovi. Il resto sono ebrei che vivono nella Diaspora, israeliani che vivono all'estero e addirittura non ebrei che sostengono Israele e vogliono aiutare [...]
Mentre il Ministero dell'Assorbimento avrà il compito di reclutarli, il Ministero degli Esteri sarà responsabile nel dirigere i volontari online. Ogni qual volta il Ministero identifichi una tendenza anti israeliana su un blog in lingua straniera, un sito di notizie o un altro sito web, manderà immediatamente un messaggio ai volontari per inondare il sito con opinioni pro Israele".
(YnetNews - Yedioth Ahronoth - 29.1.2009 - "Pro-Israel media: Bloggers join media war")
Semplice, chiaro, non originale ma efficace. Fino a quando?
___________________________________________
sabato, gennaio 31, 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Oltre ai nemici di Israele veri e propri, agli ideologi antioccidentali, ai rivoluzionari di professione, della questione mediorientale si occupano anche gli ingenui, i buonisti, quelli che scambiano i desideri per realtà. Spesso costoro pensano che magari sì, quelli di Hamas sono violenti, ma gli altri, quelli di Fatah, sono gente che ha il cuore alla pace, anche se fino all´altro ieri organizzavano stragi, e si tratta solo di mettersi d´accordo sulla soluzione giusta dei due stati, se non lo si fa è colpa di Israele. A costoro devo dare ora una notizia tratta dal Jerusalem Post che molto probabilmente i giornali italiani taceranno. Ieri è tornato a parlare Muhammad Dahlan, l´ex uomo forte di Fatah a Gaza, che nonostante la fuga ignominiosa di due anni fa, è rimasto influente "consigliere speciale" di Abu Mazen. Interrogato dalla televisione dell´autorità palestinese sul fallimento delle trattative del Cairo per un governo unitario fra Hamas e Fatah, Dahlen ha negato che la ragione fossa la richiesta della sua parte di riconoscere gli accordi fatti. "Noi non abbiamo affatto chiesto a Hamas di riconoscere Israele," ha dichiarato, "tant´è vero che non lo riconosciamo neanche noi." Sconcerto generale. Ma come la mettiamo con le trattative, la road map e tutto il percorso di "pace"? "Il riconoscimento è stato fatto dall´Autorità palestinese, non da Al Fatah" (che pure ne è la componente largamente maggioritaria). "in quanto gruppo di resistenza non ci sentiamo affatto legati al riconoscimento," ha spiegato. Tant´è vero che "abbiamo processato e ammazzato dieci volte di più collaborazionisti noi di Fatah, che quelli di Hamas. Con tutte le forme legali. beninteso." Insomma, col cappello dell´Autorità Palestinese riconoscono Israele, con quello di Fatah no e si riservano il diritto di ammazzare chi non è d´accordo. Ora io vi chiedo, amici buonisti e pacifisti, comprereste una macchina usata da gente come questa, che cambia idea e impegni a seconda delle etichette che assume? E perché Israele dovrebbe sentirsi tranquillo comprando una pace usata da loro? Per la garanzia di Eurabia sul contratto?
Posta un commento