lunedì, febbraio 27, 2006
Al-Zarqwanti sono?
«Ramadi, 27 febbraio 2006 - Catturato Abu Farouq, luogotenente di Zarqawi, dalle forze speciali del ministero dell'Interno iracheno. Lo riferisce la tv pubblica Iraqiya, precisando che con Farouq sono stati catturati altri cinque terroristi nella roccaforte sunnita di Ramadi, a ovest di Bagdad». [Corriere/Agr] E con questo devono essere una decina i luogotenenti (numeri due, bracci destri, vice, tirapiedi, portaborse, portavivande, porta a porta, ecc.) di al-Zarqawi. Così, mentre in Iraq si è dato fuoco alle polveri di una reale e sanguinosa guerra civile e i morti quotidiani si contano a centinaia, sembra non ci sia nulla di meglio da fare che riproporre l'inutile rappresentazione di un conveniente nemico immaginario che, quand'anche esistente, parrebbe più impegnato al massacro dei suoi correligionari che ad elaborare piani di una improbabile conquista islamica. Probabilmente non si sa cosa diavolo stia facendo, da anni, il balordo giordano prescelto come incarnazione del male e catalizzatore delle preoccupazioni occidentali, ma sembra necessario sviare un po' il discorso dal disastro umanitario in corso e sottoporre periodicamente alla nostra attenzione un più edificante digestivo embedded della guerra giusta di Mr Bush, con la liberatoria promessa che ben difficilmente sentiremo mai più parlare dell'ennesimo "segnaposto" del poco carismatico ed evanescente capetto di Zarqa. Infatti i nomi come "Abu Qualcosa" si dimenticano presto, le riprese dei morti ammazzati no.
giovedì, febbraio 23, 2006
Nessuno è innocente
"Un addetto del Direttorato della Salute ci prese e ci portò ad intervistare l'autista, Sabah Khazal Kareem, nella sua casa di Nassiriya. Lui fu sorpreso del fatto che un giornalista occidentale mostrasse interesse per quella storia. Essendo sopravvissuto con ferite non gravi alle gambe, era amareggiato per quel che era successo. La sua era stata la prima ambulanza giunta sulla scena per soccorrere i sopravvissuti all'attacco al quartier generale italiano del novembre passato, facendo cinque viaggi all'ospedale con soldati italiani feriti. Si considerava un amico degli italiani. Per una sorprendente coincidenza, era lui il celebre autista che aveva soccorso Jessica Lynch, sempre nell'ambulanza numero dodici, trasportandola dal Mukhabarat, la sede della polizia segreta irachena, all'ospedale di Nassiriya. Ci mostrò molte lettere di ringraziamento del pfc (private first class - caporale scelto) Lynch, che aveva ricevuto per il suo buon lavoro. [...] Amir ed io ci dirigemmo verso Nassiriya per intervistare il direttore dell'ospedale, ma lui non era in sede. Invece il capo della sorveglianza dell'ospedale ci condusse a riprendere i corpi dei componenti della famiglia che era stata sterminata. Erano conservati in un locale frigorifero dietro l'ospedale. In Islam si usa seppellire il morto entro ventiquattrore, ma dal momento che l'intera famiglia era stata sterminata, l'ospedale aveva difficoltà a rintracciare un parente che reclamasse i corpi. Mi coprii la bocca con un fazzoletto e tentai varie volte di effettuare la ripresa all'interno del locale frigorifero. Il fetore era così violento che potevo girare solo pochi secondi alla volta. I corpi avevano subito severe ustioni, un ammasso scuro di carne carbonizzata e maciullata avvolta dagli indumenti [...] «Il baby», disse la guardia in inglese, indicando qualcosa [...] Il direttore dell'ospedale incappò in noi mentre attraversavamo il cortile. Tirò Amir [ndr l'interprete di Micah Garen] da parte e gli parlò con aria severa, in arabo. Amir si dette da fare per placarlo, e lui ritornò al suo ufficio in nostra compagnia. «E' tutto a posto», mi rassicurò Amir. E poi a voce bassa continuò: «Dice che saremmo dovuti passare da lui, prima di riprendere i corpi. Non vuole grattacapi di alcun tipo. Non vuole guastare le sue relazioni con gli italiani»." Sono solo alcuni brevi passi del libro "American Hostage" di Micah Garen e Marie-Hélène Carleton, Ed. Simon & Schuster, New York 2006 pubblicati sul Manifesto di oggi, pag. 11. Nella foto, scattata da Micah Garen e tratta dal libro originale, vediamo i resti dell'ambulanza. Su blogfriends l'autista Sabah Khazal Kareem che mostra una lettera di ringraziamento di Jessica Lynch. (Discussione sulla Torre di Babele)
sabato, febbraio 18, 2006
Vignette sataniche
Questo scrive Alaa, blogger iraqeno, venerdì 3 febbraio 2006 sul suo blog The Mesopotamian. «VIGNETTE - Nel nome di Dio, il misericordioso, il compassionevole - Salve, quelli che seguono il mio blog dovrebbero sapere che sono un credente, praticante, di religione islamica; così naturalmente, per questo motivo, considero offensivo mostrare mancanza di rispetto verso i simboli della religione islamica o verso i simboli religiosi di qualsiasi genere. Comunque c'è altro da notare. Mi sembra una cosa assolutamente sospetta che questa bufera sia stata creata in questo particolare momento. Tanto per cominciare questa non è certo la prima volta che insulti e affronti di questa natura appaiono sulla stampa occidentale, in molti paesi e in molti posti. Questo genere di cose non merita alcun tipo di reazione diverso da una proporzionata condanna. Tuttavia sembra ci sia gente che ha preso spunto da questa opportunità per motivi che non hanno nulla a che fare con l'apparente sensibilità religiosa. Chiaramente c'è gente che vuole rovinare le relazioni tra l'occidente e il mondo musulmano in generale e in particolare non dovremmo dimenticare il contributo della Danimarca alle forze alleate in Iraq. Sì amici, io, che considero me stesso un fervente musulmano, vi dico che questa è una bufera artificiale innescata dallo stesso tipo di gente che sta decapitando, sequestrando e facendo saltare in aria le piazze dei mercati e i lavoratori nelle città iraqene ecc. Quelli in occidente che danno a questa gente le munizioni e i pretesti per lanciare dimostrazioni così miserabili e stimolano le emozioni di gente semplice e credulona, sono i loro alleati e fiancheggiatori. Sì, certo, perchè l'estremismo e l'odio hanno molte facce e colori. Io stesso e molti miei amici abbiamo visto anche nella sezione commenti di questo blog molto di questo nonsense blasfemo, che la maggior parte di noi ha trascurato come "trolling", una nuova parola che gli amici mi hanno insegnato. Da parte mia basta leggere appena la prima frase di questa spazzatura per trascurare l'intera diatriba semplicemente trascurandola per mancanza di interesse, al di sopra di tutto, ma che generalmente non suscita alcun tipo di emozione fuorchè la noia. Avrete forse notato che non ho mai cercato di "bannare" qualcuno o cancellare alcuno di questi interventi; non vale neppure la pena di cancellarli. In questo senso vorrei attirare l'attenzione sulla dichiarazione del venerabile Al-Sistani, che benchè abbia deprecato il sacrilegio blasfemo, nondimeno chiaramente dà la colpa agli estremisti per il male fatto all'immagine dell'Islam nel mondo, e non necessita che io vi ricordi dello status religioso di Al-Sistani. La rabbia del mondo islamico sarebbe molto più appropriata se diretta contro quelli che fanno saltare in aria le moschee durante la preghiera, rapiscono, uccidono e torturano viaggiatori innocenti e tutto il repertorio di atrocità commesse nel nome dell'Islam. E' quella la vera blasfemia e il vero affronto al nome e alla reputazione della nostra religione e del suo grande fondatore il Profeta (la pace sia con lui), e non alcune stupide vignette di un oscuro giornale danese che nessuno avrebbe notato se non fosse stato per l'artificiale strepito la cui pianificazione e il cui scopo sono fin troppo evidenti. Saluti. Alaa.»
martedì, febbraio 14, 2006
L'imbarazzante vicenda di el-Motassadeq
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mercoledì, febbraio 01, 2006
War games
Nella sua prima intervista da quando l'Iran ha rotto i sigilli degli impianti di ricerca nucleare, El Baradei, direttore generale della IAEA, ha parlato con Newsweek della sua frustrazione con Tehran e delle sue idee per evitare una ulteriore escalation. Negli ultimi tre anni - ha dichiarato El Baradei a Newsweek - abbiamo fatto intense verifiche in Iran e ancora io non sono nelle condizioni di dare un giudizio sulla natura pacifica del programma [nucleare]. Abbiamo ancora bisogno di assicurarci attraverso l'accesso a documenti, persone [e] posti, che abbiamo visto tutto quello che dobbiamo vedere e che non c'è nulla di sospetto in merito al programma. El Baradei ha poi detto che che non ci sono indicazioni di un programma iraniano completamente separato di armamento nucleare ma che non ne esclude la possibilità, aggiungendo ancora che se gli iraniani hanno materiale nucleare e un programma di armamento nucleare potrebbero non essere molto lontani - un po' di mesi - dalla possibilità di costruire un'arma. Questa la situazione, possibilista, che traspare dal resoconto fornito da El Baradei. In un comunicato stampa della IAEA e in relazione alla conferenza che avrà luogo il 2 febbraio a Vienna sulla situazione degli impianti nucleari iraniani, leggiamo che la riunione sarà interdetta alla stampa e che verrà rilasciata una dichiarazione del Dr. El Baradei ai giornalisti, che verrà pubblicata sul sito web della IAEA alle 11 circa di giovedì 2 febbraio. Leggiamo tuttavia sin d'ora su Haaretz (del 1° febbraio) che secondo la stessa Agenzia Internazionale sull'Energia Atomica l'Iran avrebbe ottenuto sul mercato nero del nucleare un documento completo che non serve ad altro che a costruire una testata atomica. La scoperta risulterebbe da un rapporto che sta per essere presentato al meeting di 35 nazioni che inizierà giovedì e in cui si tratterà della opportunità di deferire l'Iran al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Lo stesso rapporto sarebbe stato rivelato per intero all'Associated Press. Contemporaneamente l'IRNA (Islamic Republic News Agency) comunica che un gruppo di accademici iraniani si è riunito il 31 gennaio per manifestare il proprio supporto al programma nucleare iraniano e mandare un appello alla IAEA perchè non lasci che le superpotenze danneggino le procedure delle obbligazioni internazionali contenute nel Non Proliferation Treaty (NPT) e le garanzie che l'Iran ha dato con la firma del Protocollo Addizionale del 2003, per il quale il programma nucleare iraniano non sarà distolto dall'uso civile.
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