mercoledì, aprile 22, 2020

La difesa del complotto


Questo non è un pezzullo di medicina, né di scienza e sapienza. Ce n’è già troppa dell’una e delle altre sui social e su ogni rasserenante pubblicazione, che, come il buon padre di famiglia, dice quel che ogni figlio vuol sentirsi dire: non è successo niente.

Il dott. Montagnier non è un tipo particolarmente simpatico. Ha già 88 anni, è francese, ha un aspetto sanguigno, forse poco autorevole e ha pestato negli ultimi anni code assai sensibili, patrocinando idee omeopatiche, antivaccinali o altrimenti pericolose.

Incidentalmente ha vinto un Nobel, ma tant’è. Chi non ne ha vinto uno?

Da ultimo si è espresso a favore di un’ipotesi manipolativa del nostro Coronavirus – nostro nel senso che ci fa compagnia da mesi e sembra intenda fermarsi in giro ancora un po’ – approvando in sostanza e forse senza particolare approfondimento uno studio, definito all’unisono dai nostri media, con certa stomachevole ironia, “manoscritto”, pubblicato da taluni biologi di New Delhi.

Infatti, nonostante la sovrabbondanza dei successivi allarmati dinieghi e contestazioni a base di improperi e motti di spirito, esiste veramente ed è tuttora in rete lo studio di un laboratorio indiano, pubblicato il 30 gennaio 2020 ma tenuto in sospeso per mancanza di revisione della comunità scientifica (“peer review”) e virtualmente ritirato per un approfondimento da parte degli stessi autori, da cui risulterebbe che la sequenza del 2019-nCoV (altrimenti detto SARS-CoV2) contiene quattro inserti dell' HIV-1. 

Per i biologi del laboratorio indiano è una cosa improbabile (unlikely) che questa circostanza si verifichi in natura e quindi ne hanno dedotto che potrebbe trattarsi di un virus ingegnerizzato.

Magari – dubbio aggiunto con orrore ai livelli più popolari – di un c.d. chimera virus, geneticamente manipolato per aumentarne il potenziale.

Nel caso, da chi? Non si sa, non si saprà mai e comunque non è compito degli scienziati occuparsene. Ma per accomunare altri candidati al più istintivo capro cinese, occorre ricordare che sui media statunitensi  (e non solo) si è parlato di ambigui studi sulle origini del SARS Coronavirus, trasferiti operativamente dagli USA in Cina (a Wuhan) e finanziati dal governo USA su iniziativa del NIAID - National Institute of Allergy and Infectious Diseases di Anthony Fauci.

Ovvio che vada annotato e ripetuto che esistono da tempo abbondanti scritti assolutamente contrari all'ipotesi indiana (in particolare uno studio cino-americano pubblicato con rimarchevole velocità il 4/2/2020 e quello, successivo e meno tranchant, pubblicato su Nature Medicine il 17/3/2020). E poi pareri di segno diametralmente opposto alle deduzioni dei biologi indiani e al disinvolto patrocinio di Montagnier.

Così come sono stati riferiti e ancora sussistono dubbi e incertezze sull’origine e sul meccanismo di diffusione del virus anche da parte dell’establishment militare USA. Ma è stato già detto ed è comunque facile immaginare che le pressioni sul punto – cioè per non farne emergere definitivamente qualcosa, qualsiasi cosa – siano e saranno insuperabili.

Vero, falso o fuffa che sia, ovviamente non ci sono conclusioni. Quelle le possiamo lasciare ai milioni di saggi e scienziati che imperversano vantandosi a vario titolo di saperne in materia più dello stesso virus.

Le note a pie’ di pagina sono state omesse per cattiveria.



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