sabato, aprile 18, 2020

La difesa del dogma

«...un tale atteggiamento è considerato non privo di risvolti positivi [ed ammesso dallo stesso Popper, quando riconosce che]: "L'atteggiamento dogmatico consistente nell'aderire a una teoria il più a lungo possibile, ha una notevole importanza. Senza questo non potremmo mai scoprire quale è l'effettivo rilievo di una teoria - ce ne libereremmo prima di poter constatare la sua efficacia; e, di conseguenza, nessuna teoria potrebbe svolgere il proprio ruolo, [che consiste] nel conferire al mondo un ordine". Peccato però per il concetto di 'democrazia' nella scienza che sia proprio questo il momento in cui la straordinaria influenza delle élites dirigenti possa giocare le sue carte migliori, vale a dire nella scelta delle teorie che verranno testate ed insegnate per decenni prima che ce se ne possa sbarazzare, e naturalmente allora con altre teorie sempre suggerite da quei gruppi che sono in grado di controllare case editrici, politica editoriale delle riviste, concessione dei finanziamenti ai diversi progetti di ricerca, riconoscimenti pubblici, avanzamenti di carriera, etc.». (Umberto Bartocci - Albert Einstein e Olinto De Pretto, 2006)
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Per questo non stupisce che al sorgere di un'ipotesi 'controcorrente' - sia essa plausibile o peregrina - si accompagni il corrispettivo erigersi a "maître à penser" di un nutrito accrocchio di normalizzatori d'animo o di professione. Si tratta di semplici dilettanti o strutturati professorini, eroi della divulgazione o primedonne del web. Ma anche di moltissimi ordinari ed appassionati seguaci di una campana rassicurante e normalmente immutabile. 
Soggetti tutti costantemente impegnati nell'assicurarsi anche a futura memoria un posto quantomeno morale sul carro del vincitore, ben sapendo su quali ruote sarà poggiato. Chè, quand'anche il dogma dovesse all'occasione cedere di fronte ai fatti, esso sarà aggiustato e opportunamente reindirizzato dai medesimi soloni che ne erano stati un tempo strenui ambasciatori, rimasti naturalmente incollati - salvo possibili scivoloni - al gruppo che comunque decide.
E' ovvio che l'intensità dell'impegno richiesto nella predetta attività di normalizzazione, professionale o amatoriale, sia proporzionale alla consistenza dell'ipotesi scandalosa del momento. Cosa tanto più agevole quanto più chiaramente apodittica sia la teoria alternativa. 
Ne deriva che il nostro normalizzatore si guarderà bene dal dedicarsi alla confutazione di concrete possibilità alternative quando assai più allegramente potrà soffocare il dissenso scagliandosi, con un esempio che tutto copre, contro la prima ed immancabile ipotesi da baraccone.
E' infatti facile ridicolizzare l'idea di un intervento marziano e trascurare con disinvoltura il fatto che possa essere stato il tuo vicino di casa, nell'ombra, a rifilarti una bastonata sul crapino felice.


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