Il blogger e pacifista inglese Justin Alexander, incluso in una lista dei possibili obiettivi di un sequestro, ha lasciato un lungo messaggio sul suo blog per spiegare perchè è stato costretto a partire dall'Iraq.
Mercoledì 20 aprile - Addio Iraq
Questa è la cosa più dolorosa che io abbia mai fatto e mi spezza il cuore, ma ho lasciato l'Iraq.
E' accaduto che il mio nome è apparso su una Lista Nera di bersagli prioritari per un sequestro. Non sono una persona importante, ma con le elezioni imminenti in Gran Bretagna, sono rimasto l'unico britannico che non vive dietro barriere blindate e guardie armate, e così sono un bersaglio facile. Il fatto che mi sia tenacemente opposto all'invasione dell'Iraq e che sto sollecitando la gente a votare contro il governo di Blair non importa alla gente che vuole sequestrarmi.
Sono pronto a rischiare la mia vita per aiutare la gente iraqena, ma aver ricevuto una minaccia così aspra e imminente mette in pericolo tutti i miei colleghi e amici. So anche che se io fossi rapito qualcuno rischierebbe la vita e forse userebbe violenza per garantire il mio rilascio, senza curarsi di quanto io abbia insistito perchè questo non succeda. Così dopo strazianti preghiere [?] ho deciso che la cosa giusta da fare era quella di lasciare l'Iraq.
Questo suona di tradimento perchè avviene solo pochi giorni dopo l'assassinio della mia amica Marla. Avevo deciso di aiutare, tramite i suoi amici americani, a ricostituire i pezzi e continuare il suo lavoro per le vittime innocenti di questo conflitto.
Questo suona di tradimento perchè conosco molti iraqeni che hanno pure ricevuto minacce di morte, eppure non hanno la possibilità di partire.
Questo suona di tradimento perchè ho promesso di aiutare la gente di qui. Ho promesso agli amici di Kerbala di aiutarli nel loro compito pioneristico di sviluppo di un Team di Musulmani per la Pace; ho promesso agli amici di Fallujah di liberarli delle macerie e impastare il cemento e raggiungerli per ricostruire le loro case e di portare all'attenzione internazionale le continue ingiustizie che accadono là; ho promesso agli amici di Baghdad di lavorare per il rilascio dei loro familiari detenuti ingiustamente ad Abu Ghraib e Bucca.
Mentre sono via da casa (sento l'Iraq come la mia vera casa ora, la Gran Bretagna è solo dove sono nato) continuerò a dedicare il mio tempo, la mia energia e le mie preghiere all'Iraq fino a quando non sarà libero dall'occupazione, libero dal terrorismo, libero dalla povertà e pieno di pace & giustizia. Ho visto il vero carattere della gente iraqena e confido che nel lungo periodo la loro buona natura prevarrà su quelli che hanno scelto la strada della violenza».
giovedì, aprile 21, 2005
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1 commento:
Via i giornalisti, via gli operatori umanitari....cui prodest?
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