Nel luglio 2000 fu singolare l'indignata virulenza verbale con cui diversi rappresentanti della comunità nostrana e dell'ortodossia medica e scientifica mondiale accolsero ed accompagnarono, increduli, il fatto che il Presidente del Sudafrica Mbeki avesse potuto accreditare ed invitare fra gli altri a Durban, alla 13ª Conferenza Internazionale sull'Aids, uno dei più noti dissidenti dell'ipotesi Hiv => Aids. L'"eretico" era il prof. Peter H. Duesberg del Dipartimento Biologia Molecolare dell'Università di Berkeley (California) e senza voler entrare - per confessata ignoranza - nel merito della questione scientifica si era sottaciuto dell'esistenza, tra i tanti dissidenti o critici dell'equazione ortodossa che lega indissolubilment l'Hiv all'Aids (e la seconda come ineluttabile conseguenza del primo), di noti scienziati. Tra gli altri il vincitore del premio Nobel 1993 per la chimica, dr. Kary B. Mullis e il vincitore del premio Nobel 1980 per la chimica, prof. Walter Gilbert. La reazione del cosiddetto establishment medico e scientifico apparve eccessiva, violenta sproporzionata. La criminalizzazione dei "dissidenti" fu sintomo inequivocabile di un fondamentalismo quasi isterico e comunque inaccettabile ed attendemmo, fiduciosi che la condanna dei nuovi "untori" lasciasse spazio a prove (difficili) o dati certi. In ogni caso avremmo voluto leggere repliche e confutazioni documentate con cura, o perlomeno spiegate.
Oggi leggiamo di nuove polemiche per la terapia suggerita dal responsabile della Sanità nella seconda conferenza nazionale in corso sulla malattia. E' infatti degli ultimi giorni la proposta del ministro della sanità sudafricano Manto Tshabalala in merito ad un originale rimedio alla malattia. Il ministro ha proposto l'uso di aglio e limone contro l'Aids, suscitando le proteste dei "sostenitori dei farmaci antiretrovirali"
«Secondo quanto riportato dalla pagina web della BBC, il ministro avrebbe proposto la singolare terapia durante la seconda conferenza nazionale sudafricana dedicata all'Aids, in corso a Durban, sulla costa orientale del Sudafrica. Immediate le reazioni dei sostenitori dei farmaci antiretrovirali, che avrebbero già chiesto le dimissioni del ministro. La signora Tshabalala, sosterrebbe infatti, che i medicinali considerati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) l'unico rimedio efficace per frenare la malattia, provocherebbero numerosi e indesiderati effetti collaterali. [...] Il gruppo 'Treatment Action Campaign' ha chiesto, oltre alle dimissioni del ministro, anche una dichiarazione solenne del governo, in cui si affermi che gli antiretrovirali sono il rimedio più efficace contro la malattia ...» [Repubblica, 7 giugno 2005]
Salta all'occhio in proposito, ancora una volta, la sproporzionata reazione dell'ortodossia medico-farmacologica e dovrebbe suscitare qualche perplessità il fatto che un problema di ordine sanitario di vaste proporzioni venga affidato ai sostenitori di un determinato tipo di diagnosi e cura. Ancora più bizzarro è che si chieda una dichiarazione politica sull'efficacia di una cura invece di avanzare le prove della inconsistenza dell'alternativa. A maggior ragione se si ritiene questa alternativa del tutto ridicola.
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