Ho conosciuto Enzo come molti, nei pochi giorni trascorsi tra la notizia e i silenzi relativi alla sua sparizione. Tra le mezze affermazioni e i titoli gratuiti o sprezzanti o indegni di alcuni fogli quotidiani. Tra le parole del suo blog, dove ho cercato di leggere tutto e il più velocemente possibile mentre sulla Torre, cui ero stato indirizzato dal blog di Enzo e grazie a Pino, si stavano rincorrendo le notizie e le ipotesi. Fino a quel momento, fino a quel filmato di Al Jazeera che nessuno di noi ha visto e che forse non esiste nella forma e nelle versioni sulle quali tutto si è costruito. Poi ho cercato solo di capire, leggendo e rileggendo quel piccolo grande capolavoro di emozioni riversate su Bloghdad, a volte ridendo da solo come uno scemo e ritornando sui pezzi più arguti e sulle descrizioni di un mondo ferito e dolorante chiuse con una battuta, ma più spesso pensando a quanta umanità e quanto di sè quell'uomo, che non avevo mai visto, che non mi aveva mai parlato, riusciva a comunicarmi. E ancora cerco di capire e ancora penso, mi illudo, che fra le righe e qualche lazzo Enzo ci abbia già detto cosa cercare. Non capisco, non ci arrivo ma non mi arrendo, lui non lo avrebbe fatto. E non lo ha fatto e non ha neppure rinunciato a mandare in alto gli occhi, con ironia, quasi a mo di sfottò, parlando di sè in quell'ultimo filmato, davanti alla camera come a dire: "bah, cose che capitano". Penso ora alla descrizione del suo allegro funerale e al fatto che ancora ci rassicura dicendo che se ne sarebbe forse andato facendo esattamente quello che voleva. Poi ripenso alla sua descrizione di come ci si deve sentire galleggiando sul Mar Morto e sorridendo per la centesima volta lo ringrazio ancora per non essersene andato affatto. Per essere, per tutti ed anche per me, ancora vivo.
[tanti amici di Enzo Baldoni su blogfriends]
domenica, agosto 28, 2005
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