venerdì, marzo 31, 2006
Abdul Rahman, un parere da Kabul
Sohrab Kabuli (il blogger Afghan Lord) esprime un particolare punto di vista sulla vicenda dell'apostata afghano Abdul Rahman che, scampato ad una possibile condanna a morte del tribunale della Sharia, ha ottenuto in questi giorni asilo politico in Italia. «Se questa vicenda fosse andata avanti ancora per una settimana sarebbe diventata un altra questione controversa come quella delle vignette danesi [...] Che necessità c'era di portare la Bibbia in strada e mostrare a tutti che sei diventato cristiano? Abbiamo indù e cristiani nel Paese, che vivono pacificamente. I cristiani hanno chiese nella capitale [Kabul] e sono certo che il governo lo sa. Abdul Rahman ha vissuto per tanto tempo in Pakistan ed era noto come fondamentalista in passato. Aveva lavorato per i mujahidin e combattuto contro l'Unione Sovietica. Molti hanno detto che era accusato di spionaggio per l'ISI. E' certo per questa gente che egli era un membro attivo del Jamiat Islami Party condotto da Ahmad Shah Masud, un signore della guerra (un "Warlord" che ha ampiamente distrutto la città di Kabul) assassinato da un sospetto terrorista proprio una settimana prima dell'11 settembre 2001. Negli ultimi anni Abdul Rahman era vissuto in Germania poi la sua richiesta di asilo era stata rifiutata ed era stato rimpatriato l'anno scorso. Abdul Rahman è uscito dal Paese ma ha causato molta tensione che non cesserà facilmente».
mercoledì, marzo 29, 2006
Il Manning memo
Pochi giorni prima che, il 5 febbraio 2003, Colin Powell andasse all'ONU a farsi ridere dietro da tutto il mondo occidentale (il mondo islamico e soprattutto gli iraqeni non ci trovarono nulla di spiritoso nemmeno allora), sfoggiando provette e foto-bufale sulle armi di distruzione di massa in Iraq, si tenne presso la solita sala ovale della Casa Bianca un incontro tra G.W.Bush e Tony Blair. Bush aveva già capito che le fregnacce (absit iniuria verbis) affidate al sacrificabile Powell non erano sufficienti a convincere nemmeno i suoi più giocondi alleati a scatenare una guerra contro l'Iraq. Durante questo incontro e ben sapendo che l'unica arma di distruzione di massa in Iraq sarebbe stata l'insipiente organizzazione delle milizie della coalizione, Bush parlò di come provocare Saddam. Tra le brillanti idee - tutte annotate nel memorandum redatto, nell'occasione, dal consulente per gli esteri di Blair, David Manning - Bush propose di far volare degli aerei da ricognizione U2 cammuffati da caccia con le insegne dell'ONU, confidando che la contraerea di Saddam li avrebbe abbattuti, così fornendo un'ottima scusa per l'attacco. Venne fatta - sembra - anche una data per mettere in atto la criminale operazione, il 10 marzo 2003. Lì sarebbe iniziato il bombardamento (la campagna aerea iniziò invece nella realtà il 19 marzo). Nelle previsioni dell'ineffabile presidente USA sarebbero stati colpiti circa 1500 bersagli nei primi quattro giorni dall'attacco. Gli USA non sono nuovi a trovate di questo genere, secondo documenti ufficiali simili provocazioni furono elaborate a suo tempo per simulare un "attacco" da parte di Cuba. Nella situazione sopra tratteggiata e nonostante i timori, anzi, la certezza, di non trovare alcuna arma di distruzione di massa, Bush ebbe la faccia tosta di presentarsi alla stampa il 31 gennaio, subito dopo il suo incontro con Blair, senza mostrare dubbi sulla fondatezza dell'imminente aggressione. Un giornalista chiese al fenomeno americano se Powell avrebbe fornito le prove della colpevolezza (potenziale) dell'Iraq e Bush rispose affermativamente, nel senso che Powell avrebbe dimostrato il pericolo costituito da Saddam e avrebbe messo in luce come Saddam stesse cercando di prendere in giro il mondo e come fosse una minaccia per la pace degli stessi paesi vicini all'Iraq. Parlò pure dei link con al-Qaeda (rivelatisi poi essere anch'essi bufale maliziose e inconsistenti). In un'ottica assai ottimistica la folle iniziativa del presidente americano ha causato finora 2300 vittime americane e tra le trenta e le quarantamila vittime iraqene (verosimilmente assai di più), ha causato e negato l'esistenza della guerra civile in Iraq, ha esacerbato le relazioni tra il mondo islamico e il mondo occidentale, ha provocato un enorme incremento delle manifestazioni di intolleranza in ogni parte del mondo e un proporzionale aumento delle operazioni terroristiche a livello locale anche in zone mai colpite, ha causato il raddoppio del prezzo del petrolio, ha dato spazio alle manie di grandezza di piccoli personaggi che si sono fregiati di accompagnarlo nella sua avventura e ha consentito che negli ultimi quattro anni Israele facesse letteralmente a pezzi quanto faticosamente raggiunto sul cammino di un (ipotetico) processo di pacificazione in Palestina. Siamo nel 2006, Bush, opportunamente coadiuvato dalla peggior feccia del suo entourage, tramite Rice, vassalli e pagliacci assortiti, lancia i suoi strali verso l'Iran (la Siria tira un momentaneo respiro di sollievo). Come potrebbe andar peggio? Potrebbe piovere. La notizia del Manning Memo - per quanto assurda - è seria, è stata diffusa in Italia, in sordina, sul Manifesto di ieri, 28 marzo, e potete saperne di più sul Boston Globe e altrove.
giovedì, marzo 02, 2006
Al-Qaseltzer (per digerire la guerra totale)
Secondo il Jerusalem Post, il presidente dell'ANP Mahmoud Abbas avrebbe dichiarato oggi al quotidiano arabo el-Hayat di disporre di prove che cellule di al-Qaida si sono infiltrate e stanno operando nel West Bank e a Gaza. "Sono molto preoccupato di questo fatto" avrebbe detto Abbas. "Se riescono ad infiltrarsi in questo modo e se nessuno li controlla il risultato potrebbe essere disastroso per l'intera regione. Le ultime informazioni che ho ricevuto su questo fatto è di tre giorni fa, ma ancora non siamo riusciti a mettere le mani sugli operativi". Il pezzo del Jerusalem Post prosegue poi alludendo ai sospetti legami tra le "cellule" di cui sopra e - sorpresona - la primula rossa, il solito immancabile, immarcescibile, incommensurabile al-Zarqawi! La notizia delle cellule in Cisgiordania non stupisce più di tanto, posto che al-Qaida non è la banda Bassotti, ma un'ideologia, un'idea con relativo codice di comportamento, che può essere abbracciata da chicchessia, per ciò stesso capace di mettersi in contatto con altre consimili formazioni ovunque nel mondo. Sicchè se Abbas guardasse sul pianerottolo di casa sua, gli sarebbe assai facile trovare cellule nascenti di al-Qaida anche lì. Evidentemente il presidente dell'ANP - che avrebbe da occuparsi assai più costruttivamente dei problemi di legittimazione dell'Autorità Palestinese successivamente alle elezioni che hanno consacrato l'ascesa di Hamas al potere - non ha trovato nulla di meglio che amplificare un messaggio inutile e fornire ulteriore combustibile ai più accesi propugnatori della "guerra dei mondi". Complimentoni Abbas! I vertici dell'esercito israeliano non aspettavano altro, speriamo che questo valga almeno a farti restituire da Israele i danari necessari per pagare alle forze di polizia palestinesi gli stipendi del mese.
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