mercoledì, marzo 29, 2006

Il Manning memo

Pochi giorni prima che, il 5 febbraio 2003, Colin Powell andasse all'ONU a farsi ridere dietro da tutto il mondo occidentale (il mondo islamico e soprattutto gli iraqeni non ci trovarono nulla di spiritoso nemmeno allora), sfoggiando provette e foto-bufale sulle armi di distruzione di massa in Iraq, si tenne presso la solita sala ovale della Casa Bianca un incontro tra G.W.Bush e Tony Blair. Bush aveva già capito che le fregnacce (absit iniuria verbis) affidate al sacrificabile Powell non erano sufficienti a convincere nemmeno i suoi più giocondi alleati a scatenare una guerra contro l'Iraq. Durante questo incontro e ben sapendo che l'unica arma di distruzione di massa in Iraq sarebbe stata l'insipiente organizzazione delle milizie della coalizione, Bush parlò di come provocare Saddam. Tra le brillanti idee - tutte annotate nel memorandum redatto, nell'occasione, dal consulente per gli esteri di Blair, David Manning - Bush propose di far volare degli aerei da ricognizione U2 cammuffati da caccia con le insegne dell'ONU, confidando che la contraerea di Saddam li avrebbe abbattuti, così fornendo un'ottima scusa per l'attacco. Venne fatta - sembra - anche una data per mettere in atto la criminale operazione, il 10 marzo 2003. Lì sarebbe iniziato il bombardamento (la campagna aerea iniziò invece nella realtà il 19 marzo). Nelle previsioni dell'ineffabile presidente USA sarebbero stati colpiti circa 1500 bersagli nei primi quattro giorni dall'attacco. Gli USA non sono nuovi a trovate di questo genere, secondo documenti ufficiali simili provocazioni furono elaborate a suo tempo per simulare un "attacco" da parte di Cuba. Nella situazione sopra tratteggiata e nonostante i timori, anzi, la certezza, di non trovare alcuna arma di distruzione di massa, Bush ebbe la faccia tosta di presentarsi alla stampa il 31 gennaio, subito dopo il suo incontro con Blair, senza mostrare dubbi sulla fondatezza dell'imminente aggressione. Un giornalista chiese al fenomeno americano se Powell avrebbe fornito le prove della colpevolezza (potenziale) dell'Iraq e Bush rispose affermativamente, nel senso che Powell avrebbe dimostrato il pericolo costituito da Saddam e avrebbe messo in luce come Saddam stesse cercando di prendere in giro il mondo e come fosse una minaccia per la pace degli stessi paesi vicini all'Iraq. Parlò pure dei link con al-Qaeda (rivelatisi poi essere anch'essi bufale maliziose e inconsistenti). In un'ottica assai ottimistica la folle iniziativa del presidente americano ha causato finora 2300 vittime americane e tra le trenta e le quarantamila vittime iraqene (verosimilmente assai di più), ha causato e negato l'esistenza della guerra civile in Iraq, ha esacerbato le relazioni tra il mondo islamico e il mondo occidentale, ha provocato un enorme incremento delle manifestazioni di intolleranza in ogni parte del mondo e un proporzionale aumento delle operazioni terroristiche a livello locale anche in zone mai colpite, ha causato il raddoppio del prezzo del petrolio, ha dato spazio alle manie di grandezza di piccoli personaggi che si sono fregiati di accompagnarlo nella sua avventura e ha consentito che negli ultimi quattro anni Israele facesse letteralmente a pezzi quanto faticosamente raggiunto sul cammino di un (ipotetico) processo di pacificazione in Palestina. Siamo nel 2006, Bush, opportunamente coadiuvato dalla peggior feccia del suo entourage, tramite Rice, vassalli e pagliacci assortiti, lancia i suoi strali verso l'Iran (la Siria tira un momentaneo respiro di sollievo). Come potrebbe andar peggio? Potrebbe piovere. La notizia del Manning Memo - per quanto assurda - è seria, è stata diffusa in Italia, in sordina, sul Manifesto di ieri, 28 marzo, e potete saperne di più sul Boston Globe e altrove.

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