martedì, luglio 24, 2007

Benedetto Cipriani, costruzioni o ricostruzioni

Oggi un giudice del Connecticut è chiamato a decidere se ci sono prove sufficienti per sostenere l'accusa in giudizio contro il nostro connazionale. Può essere utile un breve racconto della vicenda secondo la stampa americana (in particolare v. Journal Inquirer).

Benedetto Cipriani avrebbe assoldato Jose Guzman (26 anni, di Orlando), Erik Martinez (24 anni, di Hartford) e il cugino di Martinez, Michael Castillo (23 anni, di East Hartford), per uccidere Robert (Bobby) Stears, marito di una donna - Shelly - con cui aveva dal luglio 2001 - o aveva avuto, secondo lo stesso Cipriani - una relazione. Le autorità del Connecticut sostengono che Cipriani avrebbe deciso di uccidere Bobby Stears, 42 anni, dopo che Shelley si era rifiutata di lasciare il marito. Jose Guzman, uno dei tre sicari (che avrebbe materialmente esploso i colpi mortali contro Stears, il suo socio d'affari, Barry, e un loro impiegato, Lorne Stevens), si è dichiarato colpevole ed ha ammesso di aver colpito a morte i tre uomini dopo aver accettato di compiere l'omicidio su commissione per conto di Cipriani. Secondo le autorità di polizia anche Martinez avrebbe indicato Benedetto Cipriani quale leader del complotto.Barry Rossi (43) e Lorne Stevens (38), erano nello stesso garage B&B, gestito da Stears e Rossi, nel pomeriggio di venerdì 30 luglio 2003, quando, intorno alle 17.15, Jose Guzman - uno dei presunti killer - avrebbe affrontato Stears mentre questi stava lasciando il negozio, strattonandolo giù dal suo mezzo e riportandolo a forza nel garage. Una volta entrati, Guzman avrebbe ordinato ai tre sotto minaccia di un'arma di stendersi a faccia in giù. La polizia dice che ad ognuno dei tre uomini è stato poi sparato un colpo in testa. Successivamente un uomo che si era recato al garage per ritirare l'auto della moglie ha trovato i tre uomini agonizzanti e ha chiamato la polizia. La polizia sostiene che inizialmente Cipriani è stato rintracciato tramite le dichiarazioni di un uomo d'affari dei dintorni.
Questi avrebbe riferito che circa due settimane prima degli omicidi aveva visto per due volte un'auto con targa di New York parcheggiata fuori dal garage. Lo stesso testimone ha dichiarato di aver parlato, la seconda volta, con il conducente - la polizia dice che era Cipriani - e di aver preso nota della targa dell'auto. Quella stessa notte la polizia, ha interrogato Shelly Stears, che ha dichiarato di avere avuto una relazione con Cipriani. Questi - secondo la Stears - si era arrabbiato, circa un anno prima, perchè l'amante aveva rotto la relazione e voleva sistemare il prorio matrimonio. Ma la stessa Stears ha detto alla polizia di aver poi ripreso il rapporto con Cipriani e che quest'ultimo le aveva comprato dei regali.Il giorno degli assassini, sempre secondo la polizia, Shelly Stears avrebbe dichiarato di aver parlato con Cipriani intorno alle 16, circa un'ora prima degli omicidi e che Cipriani le disse che stava lasciando il suo lavoro a New York. Shelly Stears ha detto che Cipriani la chiamò poi altre due volte quel giorno e nel corso di una di queste conversazioni, intorno alle 18.15, le avrebbe chiesto dove fosse il marito. Il giorno dopo gli omicidi, la polizia di stato si recò presso la casa di Cipriani a Meriden, dove lo stesso confermò di avere avuto una relazione con Shelly Stears. Secondo la polizia egli disse che sapeva dell'autorimessa B&B da Shelly Stears, ma di non esserci mai stato, in apparente contraddizione con quanto un testimone (v. sopra) aveva dichiarato alle autorità. Secondo il rapporto della polizia Cipriani si sarebbe dimostrato inizialmente collaborativo, ma ad un certo punto avrebbe rifiutato di discutere le indagini. Il 7 agosto 2003, cioè una settimana dopo, nel giorno del suo compleanno, Benedetto Cipriani sarebbe infine volato in Italia.

Guzman, Castillo e Martinez sono stati arrestati solo nel dicembre 2003, dopo che un parente di Martinez avrebbe dichiarato alla polizia di aver dato un passaggio ai tre uomini, uno o due giorni dopo gli omicidi, fino ad uno supermercato di Wallingford per prendere dei soldi (5000 dollari). L'uomo avrebbe detto di aver chiesto loro in quell'occasione il motivo per cui avevano ricevuto quel danaro e che allora Martinez gli disse che Guzman aveva sparato a Stears, Rossi e Stevens. E' da sottolineare che, secondo la NBC (articolo del 18 dicembre 2003), proprio questo parente di Martinez avrebbe consentito alla polizia una svolta nelle indagini, rilasciando le proprie dichiarazioni dopo un arresto casuale per motivi di droga.
La madre di Martinez avrebbe inoltre incontrato Cipriani e la polizia afferma che così quest'ultimo avrebbe ingaggiato gli uomini per compiere gli omicidi. La sorella di Shelly Stears, Laurie Romaneck, avrebbe poi dichiarato alla polizia che la sorella le aveva riferito di essere spaventata da Cipriani e che questi una volta le aveva detto di volerle "portare via tutto quello che le era caro". Sempre secondo la Romaneck, Cipriani avrebbe pure minacciato Shelly di "andare al negozio e ammazzarli tutti". Per parte sua Shelly Stears ha dichiarato alle autorità di non aver mai discusso con Cipriani l'ipotesi di far del male o uccidere il marito. Gli investigatori dicono di aver trovato infine un legame tra il presunto mandante e i tre sicari esaminando le registrazioni telefoniche ottenute in base a un mandato.

Questa è - ripetiamo - la campana, in più punti inconsistente, della polizia e del procuratore di Hartford (USA).

Due dei presunti sicari hanno tuttavia accettato un accordo, confessando il loro ruolo negli omicidi e il terzo sta aspettando il processo. L'uomo che ha sparato, Jose Guzman, passerà la vita in prigione senza possibilità di rilascio, mentre Erik K. Martinez, che avrebbe acquistato l'arma, si è accordato per una condanna alla reclusione per un periodo tra i 25 e i 40 anni di prigione. E' sintomatico che, come parte dell'accordo, i due uomini testimonieranno contro Cipriani. La selezione dei giurati per il processo a Michael Castillo, l'uomo che secondo la polizia avrebbe trasportato Guzman al luogo dell'omicidio, dovrebbe invece iniziare questa settimana.

Risponde il 25 luglio su questo blog, Anna, la compagna di Benedetto Cipriani, con alcuni doverosi e significativi chiarimenti.

«Salve,sono Anna... Ho appena letto ed intendo ribadire che più di ricostruzione si tratta di costruzione.
Per ovvi motivi ritengo infatti che tutto quella che è stato scritto sia solo una comoda storia per cercare di dare un nome al mandante. Il giornale omette di riportare che tabulati telefonici richiesti dagli avvocati di Ben non collimano con quelli fatti pervenire dalle autorità statunitensi.
Che la signora Stears,unitamente alla signora Rossi (insospettabili?) sono le uniche che hanno beneficiato di una assicurazione sulla vita, guardacaso sottoscritta con particolari condizioni (ad hoc, nel caso specifico) e che per via di questa sono giunte notoriamente ai ferri corti.
Che la suddetta era stata alle dipendenze del marito nel B&B e da questi licenziata.
Che il marito della signora aveva un tenore di vita di gran lunga superiore a quello derivante dai proventi di una autofficina.
Che,- de relato - la signora non era nuova ad amicizie extraconiugali, quindi non solo con il Cipriani, per cui potrebbe in astratto essersi rivolta a qualcun altro per sbarazzarsi del marito (e anche dell'amante dato il caso) inopportuno e così godere del premio di assicurazione.
Come mai la signora, definita dai giornali locali esclusivamente come responsabile morale del delitto, non è stata mai sentita, in altra veste, dalle autorità d'oltreoceano?
Altra cosa abbastanza strana (o di prassi negli States?) il fatto che a Ben sia stata già sequestrata e poi venduta la sua casa per indennizzare gli eredi delle vittime.
Ma negli States non si è innocenti,come in Italia,fino a quando non ci sia stato un verdetto,sino al terzo grado di giudizio,al di sopra di ogni ragionevole dubbio?
Allora il processo è già scritto e con esso l'esito,di colpevolezza naturalmente.
Perchè considerare il delitto di stampo passionale ed abbandonare altre piste?
Forse perchè è la soluzione più facile comoda e spicciativa?
Forse perchè nella terra di libertà non si bada tanto ad avere IL colpevole ma UN colpevole?
Per me, per tutti noi Ben rimane innocente sin quando una giuria (siamo negli STATES) non lo riterrà colpevole. Ma il processo e la giuria saranno incondizionati ed incondizionabili? Il dubbio è forte e presente, visto i precedenti. E chi vigilerà?
Resta il fatto per ora che non riusciamo a capire come mai da Ben non ci giunga alcuna notizia. Che gli sia vietato o impedito? Non possiamo pensare che Ben di sua spontanea volontà non sia ricorso alla posta per darci sue notizie. Ci domandiamo delle sue condizioni fisiche, se ha bisogno di denaro per provvedere alle sue necessità.
Se il consolato italiano si è interessato a lui e se lo tutela adeguatamente.
Da parte delle autorità italiane tutto tace, impegnate come sono a cercare di risolvere o, finire di complicare, tutt'altri pasticci.
A mo' di Pilato l'Italia si è lavata le mani?
Chi e come controllerà che i patti tra il nostro stato e quello americano, che hanno consentito l'estradizione, vengano rispettati? E se no, in che modo Ben sarà tutelato?
Ben nota è la sudditanza che cert'uni italiani hanno nei confronti degli USA, a tal punto che la moglie di Calipari non potrà mai guardare negli occhi,in una aula di giustizia, l'assassino di suo marito,in quanto cittadino americano e come tale altamente tutelato dal governo. Altro esempio, il caro ministro, che in barba alla moratoria sulla pena di morte, dimentico delle scappatoie legali ricorse dagli americani, rammaricato dai diverbi diplomatici che sarebbero potuti sorgere, ha conccesso, subitaneamente l'estradizione. E visto che era combattutto tra l'idea di dimettersi e quella di restare (la più votata) voleva forse essere ricordato come il "giustoestradatore".
A tal proposito mi chiedo se sia il caso di ritirare, per non creare ulteriori questioni diplomatiche, dalla nostra TV la pubblicità di un noto caffè che paragonando il nostro a quello americano definisce quest'ultimo acqua!
NOBLESSE OBBLIGE!»
Anna

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve,sono Anna...
Ho appena letto ed intendo ribadire che più di ricostruzione si tratta di costruzione.
Per ovvi motivi ritengo infatti che tutto quella che è stato scritto sia solo una comoda storia per cercare di dare un nome al mandante. Il giornale omette di riportare che tabulati telefonici richiesti dagli avvocati di Ben non collimano con quelli fatti pervenire dalle autorità statunitensi.
Che la signora Stears,unitamente alla signora Rossi(insospettabili?)sono le uniche che hanno beneficiato di una assicurazione sulla vita,guardacaso sottoscritta con particolari condizioni(ad hoc,nel caso specifico)e che per via di questa sono giunte notoriamente ai ferri corti.
Che la suddetta era stata alle dipendenze del marito nel B&B e da questi licenziata.
Che il marito della signora aveva un tenore di vita di gran lunga superiore a quello derivante dai proventi di una autofficina.
Che,-de relato-la signora non era nuova ad amicizie exstraconuigali,quindi non solo con il Cipriani, per cui potrebbe in astratto essersi rivolta a qualcun'altro per sbarazzarsi del marito(e anche dell'amante dato il caso) inopportuno e così godere del premio di assicurazione.
Come mai la signora,definita dai giornali locali esclusivamente come responsabile morale del delitto,non è stata mai sentita,in altra veste, dalle autorità d'oltreoceano?
Altra cosa abbastanza strana(o di prassi negli States?)il fatto che a Ben sia stata già sequestrata e poi venduta la sua casa per indennizzare gli eredi delle vittime.
Ma negli States non si è innocenti,come in Italia,fino a quando non ci sia stato un verdetto,sino al terzo grado di giudizio,al di sopra di ogni ragionevole dubbio?
Allora il processo è già scritto e con esso l'esito,di colpevolezza naturalmente.
Perchè considerare il delitto di stampo passionale ed abbandonare altre piste?
Forse perchè è la soluzione più facile comoda e spicciativa?
Forse perchè nella terra di libertà non si badA tanto ad avere IL colpevole ma UN colpevole?
Per me,per tutti noi Ben rimane innocente sin quando una giuria(siamo negli STATES)non lo riterrà colpevole.Ma il processo e la giuria saranno incondizionati ed incondizionabili?Il dubbio è forte e presente,visto i precedenti.E chi vigilerà?
Resta il fatto per ora che non riusciamo a capire come mai da Ben non ci giunga alcuna notizia.Che gli sia vietato o impedito?Non possiamo pensare che Ben di sua spontanea volontà non sia ricorso alla posta per darci sue notizie.Ci domandiamo delle sue condizioni fisiche,se ha bisogno di denaro per provvedere alle sue necessità.
Se il consolato italiano si è interessato a lui e se lo tutela adeguatamente.
Da parte delle autorità italiane tutto tace,immpegnate come sono a cercare di risolvere o, finire di complicare, tutt'altri pasticci.
A mo' di Pilato l'Italia si è lavata le mani?
Chi e come controllerà che i patti tra il nostro stato e quello americano,che hanno consentito l'estradizione, vengano rispettati?E se no,in che modo Ben sarà tutelato?
Ben nota è la sudditanza che cert'uni italiani hanno nei confronti degli USA,a tal punto che la moglie di Calipari non potrà mai guardare negli occhi,in una aula di giustizia, l'assassino di suo marito,in quanto cittadino americano e come tale altamente tutelato dal governo.Altro esempio ,il caro ministro,che in barba alla moratoria sulla pena di morte,dimentico delle scappatoie legali ricorse dagli americani,rammaricato dai diverbi diplomatici che sarebbero potuti sorgere, ha conccesso,subitaneamente l'estradizione.E visto che era combattutto tra l'idea di dimettersi e quella di restare(la più votata)voleva forse essere ricordato come il "giustoestradatore".
A tal proposito mi chiedo se sia il caso di ritirare,per non creare ulteriori questioni diplomatiche, dalla nostra TV la pubblicità di un noto caffè che paragonando il nostro a quello americano definisce quest'ultimo acqua!
NOBLESSE OBBLIGE!
Anna

Anonimo ha detto...

Di nuovo io,Anna...
Dimenticavo di dire che ho contattato l'avvocato d'ufficio di Benedetto Cipriani,J.Kaloidis per avere notizie,tre giorni or sono.
Ancora aspetto.
Anna

pipistro ha detto...

Ciao Anna, ho letto e sono d'accordo.
Non conoscevo, naturalmente, la questione della mancata corrispondenza tra i tabulati della difesa e quelli della procura. Ma debbo dire che questo era il punto più antipatico di una vicenda che - sempre a sensazione, non avendo visto le carte - spinge in tutt'altra direzione rispetto a quella comodamente intrapresa nel Connecticut.
Notizie dalla stampa americana (perchè su quella italiana non ci spero neppure), per il momento o almeno fino a stamattina, nulla.
Non capisco perchè l'Avv. Kaloidis non si faccia vivo, quantomeno per riferire gli sviluppi dell'udienza preliminare. (Forse è addirittura il caso di telefonare presso la "Firm" in cui lavora Kaloidis, prima di leggere - se e quando - i trafiletti unilaterali della stampa).
Quanto all'atteggiamento del (nostro) governo, preferisco non commentare ed aspettare l'extradition decree, che a quanto sembra non è noto neppure al difensore!
E' inutile aggiungere che sottoscrivo in pieno le parole e il rammarico della Signora Calipari.
Un ultima cosa, se non hai nulla in contrario trasferirei addirittura i tuoi chiarimenti (questo commento) nel corpo del post.
Ti ringrazio e attendo notizie.
^^v^^

Anonimo ha detto...

Ciao,
trasferisci pure...
Chissà che qualche notabile non inciampi nel post e magari lo legga...
Il decreto di estradizione??
Roba riservata.
Non tenterò con ulteriori mail, tantomeno con fax,aspetto l'ora propizia e telefonerò.
Qualsiasi notizia riuscirò ad avere non mancherò di riferirtela
A presto
Anna

Anonimo ha detto...

Ill.mo Vice Governatore.
non trovando altre strade per avere notizie circa Benedetto Cipriani ,
estradato negli USA negli ultimi giorni,mi rivolgo accoratamente a Lei,
con la speranza che possa aiutarmi.
Non voglio discutere sull'innocenza o colpevolezza di Ben,
vorrei la possibilità di scrivergli,
unitamente ai suoi amici ed alla sua famiglia,
per dimostrargli vicinanza solidarietà e affetto
in un momento tanto tragico.
Conoscendo Ben e, a tal proposito, mi chiedo perchè già lui non sia messo in contatto con l'Italia,attraverso la posta.
La sua restrizione comporta anche il divieto di comunicare con l'Italia?
O che non abbia i mezzi sufficienti per farlo?
Voglio ben sperare, e che deponga a nostro favore il fatto che il Cipriani attualmente si trova a dover affrontare,in ottemperanza alle leggi,un processo senza l'appoggio morale dei suoi connazionali.
Ci sia data la possibilà di aiutarlo,certi che questo non pregiudicherà l'evolversi del processo.

In attesa,saluto distintamente

Anna Cellucci,compagna di Benedetto Cipriani

I suoi amici







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pipistro ha detto...

ciao Anna, avrai già letto le poche nuove sull'udienza. La questione del marchingegno elettronico, nonostante la cauzione stratosferica, la richiesta di un interprete italiano e la probabile fissazione di udienza preliminare per l'ottobre prossimo.

il testo del decreto di estradizione firmato da Castelli il 12 novembre 2005 non si trova in rete e non si capisce perchè, soprattutto se lo stesso difensore Kaloidis sostiene di non averlo letto (immagino che si tratti dello stesso extradition decree).

spero francamente che voi ne sappiate qualcosa in più, ma
le notizie di cui sopra provengono dal solito sito (courant.com), questo è, per quanto occorrer possa, il link:

http://www.courant.com/news/local/hc-
ctcipriani0725.artjul25,0,1458105.story

^^v^^

Anonimo ha detto...

Stringato e laconico il "tutto OK".dell'Avv.Kaloidis

pipistro ha detto...

Ciao Anna.

E' già una sillaba in più di quanto ci ha riferito la stampa italiana, cioè zero. In compenso, ad ore 14.25, google recupera e mette automaticamente in prima pagina ben ventiquattro articoli sull'inchiesta ai VIP (Corona, Mora & altri).

Fermo restando che non sono riuscito a trovare il famoso decreto di estradizione 12 novembre 2005, opera dell'Ing. Castelli, ho riletto la risposta di Mastella all'interrogazione di D'Elia circa l'esecuzione di quel provvedimento.

E' un piccolo capolavoro.

Il ministro principia rammentando proprio le parole che la Corte Costituzionale (chiaramente, con la sentenza 223 del 1996) non avrebbe voluto più sentire ("Nel decreto è specificato che, se il Cipriani sarà condannato, nei suoi confronti non potrà essere irrogata e comunque eseguita la pena capitale").

E' evidente che, elidendo il secondo comma dell'art. 698 cpp (che parlava delle "assicurazioni" dello stato richiedente), la Corte ha inteso togliere dal mondo del diritto la possibilità di considerare le "garanzie" in qualsiasi modo offerte all'estero.

All'osservazione iniziale - che ha quindi, nel caso, il pregio di una chiacchiera da bar - il ministro fa seguito sulla stessa falsariga ("Il governo degli Stati Uniti ha formalmente comunicato con nota verbale di aver accettato integralmente la condizione prevista dal decreto di estradizione" ecc. ecc.)

Dopodiché il ministro passa a fare un po' di confusione tra fatti e reati ("...La sentenza, infatti, contempla l'ipotesi in cui la domanda di estradizione sia avanzata per un reato punibile con la pena capitale", "Nel caso del Cipriani, invece, l'estradizione fu domandata e concessa per un reato che, secondo l'ordinamento ...").

Ma la norma di cui all'art. 698 cpp, nella parte dichiarata incostituzionale, non parlava di un "reato" punibile con la pena di morte, ma di un "fatto per il quale è prevista la pena di morte".

La questione è piuttosto chiara, elidendo quel comma, la Corte Costituzionale ha automaticamente tolto ogni margine di discrezionalità in relazione alla costruzione (ondivaga) del capo di imputazione, che è cosa ben diversa dal fatto (in se stesso).

E per quel "fatto" - appunto - negli USA è prevista la pena di morte quand'anche la procura e lo stato del Connecticut abbiano deciso di contestare un reato - a discrezione e ad arte - al solo scopo di ottenere l'estradizione, "assicurando" poi che il titolo del reato non potrà essere mutato (proprio come richiesto - sembra - nel decreto di Castelli all'alba del novembre 2005).

Alla discrezionalità del nostro ministro abbiamo sostituito quella americana. Complimenti!

Siamo in ogni caso ben lungi da quei principi assoluti che la Corte Costituzionale ha inserito nel corpo della sentenza 223/96 e in ispecie con il principio (disatteso - a mio parere - anche dal Consiglio di Stato), per cui: "..il divieto contenuto nell'art. 27, quarto comma, della Costituzione, e i valori ad esso sottostanti - primo fra tutti il bene essenziale della vita - impongono una garanzia assoluta. Non hanno fondamento i dubbi della parte privata sulla sussistenza di rimedi giudiziari nell'ordinamento statunitense a tutela della vincolatività dei trattati internazionali stipulati dal governo federale" [...] "L'assolutezza del principio costituzionale richiamato viene infirmata dalla presenza di una norma che demanda a valutazioni discrezionali, caso per caso, il giudizio di affidabilità e di effettività delle garanzie accordate dal Paese richiedente".

E' solo il caso di aggiungere che, per converso e contrariamente a quello che sembra il lampante insegnamento della Corte, nella motivazione della sentenza il Consiglio di Stato ha stabilito che - nel caso - "La garanzia non deriva, in definitiva, dalle assicurazioni fornite dal Dipartimento della Giustizia statunitense ma dal sistema delle fonti normative applicabili in quel Paese dal Giudice penale".

Di nuovo, si sostituisce alla discrezionalità del ministro, in Italia, quella del giudice e nel paese in cui uno come Bush ha dato ingresso al Patriot Act!!

A presto.

^^v^^

Anonimo ha detto...

Ciao Pi,
mi è giunta stamattina una lettera dagli USA.Finalmente ho notizie di Ben.Nuove non di certo completamente buone.Voglio riportare un sunto riguardo le vicende giuridiche.La giustizia americana non vuole che Ben torni in Italia per scontare la pena dato che non ha alcun accordo riguardo il rimpatrio da rispettare con il ministro Mastella.Qui ritiriamo in ballo il famoso decreto di cui nulla si sa,a cui non ci è dato accedere chissà perchè.Ribadisce Ben, a tal punto ,che nemmeno il suo avvocato è a conoscenza del suddetto,per il momento.Già li si parla(e questo è un altro punto a favore della tesi di verdetto già emesso)di una condanna a 180 anni.Riguardo ancora il decreto,in esso dovrebbe essere specificato che a ben non sia inflitta la penna di morte avrebbe dovuto rispettare l'accordo di non mutare il capo d'accusa in modo da poter applicare la pena di morte,chi ci dice che questo non verrà fatto?

Anonimo ha detto...

C'è stato un errore, non avevo finito.Chiedo venia per qualche errore di ortografia,riprendo dall'ultimo punto e continuo...

Anonimo ha detto...

Riguardo ancora il decreto,in esso dovrebbe essere specificato,che a Ben non si può infliggere la pena di morte.Ma alla luce dei fatti,chi ci assicura tutto ciò?
Ho letto un Ben molto provato.Vogliamo ridargli un pò di fiducia,trasmettergli la nostra vicinanza e solidarietà di italiani cittadini dell'Italia e non di una "italietta" pronta a piegarsi davanti a stelle e strisce?
Scrivete a Benedetto,di seguito allego il suo recapito.
Ringrazio e chiedo ancora scusa per gli errori,dovuti principalmente alla preoccupazione ed all'emozione.

Ben Cipriani

IM 351906
MacDougall/Walker Correctional Institution
1153 East St.
South Suffield
06080 -CT- USA

pipistro ha detto...

Ciao Anna, vedo cosa posso fare per diffondere il tuo appello. Intanto ti rispondo.

Mastella (nella risposta a D'Elia) riempie il suo discorso di una "assolutezza" che la Corte Costituzionale ha escluso essere sufficiente.

Dice il ministro: "Il governo degli Stati Uniti ...ha formalmente comunicato, con nota verbale del 27 giugno scorso, di aver accettato integralmente la condizione prevista nel decreto di estradizione che esclude la pena di morte" - e aggiunge in seguito - "Tale assolutezza trova del resto inequivoca conferma nell'ulteriore impegno, pure assunto formalmente dagli Stati Uniti con la stessa nota verbale, di consentire al Cipriani, in caso di condanna e su sua richiesta, di scontare parte della pena in Italia".

Il Consiglio di Stato ha poi giustificato la propria decisione statuendo che "il reato per cui è accusato Benedetto Cipriani non prevede la pena capitale e i fatti per i quali l'estradizione è stata richiesta dagli USA non possono essere ivi riqualificati come elementi costitutivi di un reato punibile con la pena capitale, pena la violazione di una norma pattizia speciale e imperativa, recepita nell'ordinamento dello Stato richiedente".

Questo significa, in soldoni, che gli USA si sono impegnati (pattiziamente, nel trattato Italia - USA) a non riqualificare il fatto con altro che preveda la pena di morte.

Per quanto in concreto una decisione di segno diverso provocherebbe un incidente diplomatico e una bufera politica, questa garanzia non è ritenuta sufficiente dalla Corte Costituzionale, che, come ho già scritto, ha sentenziato che: "...non hanno fondamento i dubbi della parte privata sulla sussistenza di rimedi giudiziari nell'ordinamento statunitense a tutela della vincolatività dei trattati internazionali stipulati dal governo federale".
In altre parole, la Corte Costituzionale non ritiene in generale sufficienti a garantire il principio assoluto di esclusione della pena di morte per un estradato, i rimedi eventualmente destinati a far rispettare il trattato stipulato fra Italia e USA nei singoli Stati dell'unione.

Mi chiedo poi che significato e che valore possa avere l'impegno a far scontare "parte" della pena in Italia, ma senza leggere il decreto (e forse anche leggendolo) sembrano solo parole.

pipistro ha detto...

PS Il "famoso" decreto di estradizione nei confronti di Benedetto Cipriani in data 12 novembre 2005, opera dell'Ing. Castelli, mi è risultato introvabile. Dal sommario della Gazzetta Ufficiale, a far tempo dal 12 novembre e a tutto il 30 aprile 2006, semplicemente non risulta.

Anonimo ha detto...

Ciao,
nuove non tanto significative almeno apparentemente.
Stamattina ho ricevuto la telefonata di una addetta al consolato italiano negli USA.
Mi ha rassicurato sulle condizioni fisiche di Benedetto,meno su quelle morali.
La sign.Ranucci mi ha detto che Ben aveva qualche documento da consegnarle ma non ha potuto in quanto l'incontro si è tenuto nella non-contact area.
Documenti e pare anche la copia del decreto di estradizione,ma la signora non ne è certa.
Inoltre ,dalle lamentele di Ben a me pervenute dal suo avvocato e dall'addetta al consolato,abbia avuto problemi per comunicare con l'esterno attraverso posta e/o telefono e non ha potuto nemmeno farlo presente al consolato.
Comunque la struttura ove Ben è recluso è un carcere di alta sicurezza.
Note -de relato- riportano che Shelly Stears abbia avuto un qualche ruolo,non determinato ancora, nel delitto di Windsor Locks.
Le nuove tutte quì.
Veramente c'è un altro fatto inerente la questione,importante e squallido,ma prima devo assicurarmene,dunque non appena potrò ti scriverò di nuovo.
Non mi resta che salutarti e augurarti buon lavoro.
Anna