lunedì, luglio 30, 2007

Moshe Dayan, pentimento dalla tomba

«Nel 1976, il generale e uomo politico Moshe Dayan si trovava nel marasma politico. La sua posizione era notevolmente sbiadita per gli abbagli presi nella preparazione della guerra dello Yom Kippur dell'ottobre 1973. Dayan sperava in una sorta di rientro politico e per questo proibì espressamente al giornalista Rami Tal, suo amico personale, di pubblicare i risultati di una lunga serie di interviste a lui rilasciate. Tal ha ricevuto di recente il permesso dalla figlia di Dayan, Yael, di pubblicare quel materiale. La prima intervista ebbe luogo il 22 novembre 1976». Uno stralcio dal sito israeliano haGalil onLine [La traduzione dall'ebraico è di Reuven Kaminer, dall'inglese è mia - link non più funzionante].

«Rapacità, semplice rapacità! DAYAN: ...Ma quello che volevo dire era che in due casi io non compii i miei doveri come Ministro della Difesa perchè non prevenni cose che ero certo dovessero essere fermate. Il primo episodio fu nel quarto giorno della Guerra dei Sei Giorni, quando una delegazione dei kibbutzim si incontrò con Eshkol per convincerlo ad iniziare una guerra contro la Siria. Li aveva mandati Dado [il generale David Elazar], che era il comandante del distretto nord ed aveva paura di essere lasciato fuori dalla guerra, così spedì i membri del kibbutzim. Quelli arrivarno ed inscenarono uno grande spettacolo per Eshkol: "Che succede? Ci stai abbandonando? Vuoi che i siriani restino indisturbati?" Robaccia di questo tipo. TAL: E tu dici che questo era superfluo? DAYAN: Era più che superfluo. Vedi, tu puoi dire cose come "i siriani sono dei furfanti, dovrebbero essere sistemati ed è questo il momento" e cose del genere, ma questa non è politica. Tu non sistemi il nemico perchè è un furfante, ma perchè ti minaccia. E i siriani, al quarto giorno di guerra, non erano una minaccia per noi. TAL: Ma si erano sistemati sulle Colline del Golan e... DAYAN: Lascia stare. So come sono iniziati almeno l'80% degli incidenti laggiù. Secondo me più dell'80%, ma diciamo l'80%. Succedeva così: mandavamo un trattore ad arare in qualche posto di nessun interesse, nella zona demilitarizzata, sapendo in anticipo che i siriani avrebbero iniziato a sparare. Se non cominciavano a sparare, avremmo detto al trattore di andare più avanti, fino a che i siriani non avessero iniziato ad innervosirsi e cominciato a sparare. Allora noi avremmo iniziato a fare fuoco con l'artiglieria e più tardi anche con l'aviazione, questo era il sistema. Lo misi in atto, e lo stesso fecero Laskov e Tzur [due precedenti comandanti in capo]. Lo applicò Yitzhak Rabin quando era lì (come comandante del distretto nord agli inizi degli anni sessanta), ma mi sembra che fosse Dado [David Elazar] più di chiunque altro a divertirsi con questi giochetti». TAL: Sono piuttosto stupito per quello che dici, ma perchè succedeva? [Dayan premette alla sua risposta un'analisi degli accordi di armistizio ed aggiunge] DAYAN: Cosa voglio dire con questo? Che allora pensammo - e il fatto continuò per un bel po' di tempo - che potevamo mutare le linee degli accordi di armistizio con azioni militari che erano qualcosa meno della guerra. Cioè, rubando un po' di terra e penzolando lì intorno finché il nemico non fosse sparito lasciandocela. Può essere assolutamente detto che questo sistema fosse in qualche modo ingenuo da parte nostra, ma devi ricordare che non avevamo l'esperienza di uno Stato...».

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