mercoledì, marzo 25, 2009

Gaza, la notte della ragione

E' ora di credere alle dichiarazioni sui crimini di guerra commessi a Gaza, titola Haaretz del 24 marzo 2009. Amira Hass ci racconta che il Capo di stato maggiore Gabi Ashkenazi ha difficoltà a credere alle testimonianze rese dai soldati che hanno partecipato al massacro di Gaza, ai racconti di chi afferma di avere deliberatamente colpito civili palestinesi del tutto inermi. E si rifiuta di crederlo perchè - ha dichiarato due giorni fa - l'IDF è un esercito morale. Ma dovendo aggiungere che i suoi soldati "non hanno ragioni per mentire", la conseguenza è stata per Ashkenazi quella di rito: se non mentono si tratta di incidenti isolati. E' la solita storia, quella di Abu Ghraib e di mille altre volte, quella di sempre, la favola delle mele marce. E non fa niente se questi racconti già filtravano da Gaza nel mese della strage dei civili assediati, se un gran numero di attivisti e di medici, se i giornalisti presenti sul campo ce lo raccontavano giorno per giorno e se, poi, le stesse denunce sono arrivate dalla Croce Rossa, da Amnesty, da Human Rights Watch, dalle agenzie dell'ONU.
Certamente le normali concubine aggregate alle milizie dell'esercito di occupazione israeliano scatenato contro una massa di civili non ne hanno parlato, né avrebbero potuto parlarne se avessero voluto. Ma non vi è dubbio che non hanno voluto. Quindi la favola di Ashkenazi, quella delle mele marce, è pronta per le apologie delle poco dignitose badanti di Tsahal, per gli inviati da albergo di lusso e giubbotto imbottito, per i pennivendoli e per gli affiliati. Cioè per quelli che hanno disegnato come se si trattasse di una guerra un massacro unilaterale e possono ben omettere, ora, i particolari della rabbia militare israeliana senza darsi pena del fatto che i loro racconti e le loro omissioni vengano sbugiardati dai maggiori quotidiani dello Stato ebraico (Ha'aretz nella versione in lingua originale, ma, forse con qualche ritaglio, anche in quella inglese, ha pubblicato ampi ed inconfessabili resoconti di militi dell'IDF più o meno consapevoli delle atrocità testimoniate), o possono deviare rapidamente l'attenzione ed alzare la mira, ritornando alle collaudate "veline" sulle minacce esistenziali e sulla bomba iraniana per annacquare il quadro dei crimini compiuti e della morte regalata a beneficio della permanenza in Palestina di un ingiustificato ed illegittimo status quo.
Ma tra le righe delle notizie di questi giorni, quelle dei più ampi bilanci e dei postumi della folle "punizione" di Gaza, non ci viene risparmiato l'affronto assoluto all'umanità e alla storia. Dal cappello della vergogna si estrae l'ultima giustificazione, quella che non avrebbe più dovuto essere presentata, per lo meno non al mondo che ha vissuto Norimberga. A colorare la fiaba degli episodi isolati, stemperando contemporaneamente le relative responsabilità verso chi appare un probabile quanto irraggiungibile - e quindi teorico - capro espiatorio, si è detto che questi soldati eseguivano gli ordini ricevuti. Ordini che diventeranno poi errori, malintesi ed effetti collaterali ("born of war, not by design").
E le mele marce, piagnucolando da un cestino che appare corrotto nelle sue intime fibre, avranno infine ed ancora una volta dato la colpa al verme, che non c'è.
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http://www.haaretz.com/hasen/objects/pages/PrintArticleEn.jhtml?itemNo=1073469
http://www.richardsilverstein.com/tikun_olam/2009/03/20/idf-testimony-of-possible-war-crimes/
http://www.richardsilverstein.com/tikun_olam/2009/03/18/idf-soldiers-admit-shoot-to-kill-orders-against-gaza-civilians/
http://www.guardian.co.uk/world/2009/mar/23/israel-gaza-war-crimes-guardian
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/middle_east/article5601177.ece

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono molti i soldati israeliani che hanno preso parte alla controffensiva anti-Hamas del gennaio scorso nella striscia di Gaza che respingono pubblicamente le accuse di condotta immorale mosse nei giorni scorsi. “Non credo proprio che ci fossero soldati che cercavano di uccidere palestinesi senza ragione”, dice Assaf Danziger, 21 anni, della Brigata Givati, rimasto ferito tre giorni prima della conclusione delle operazioni. “Quello che è accaduto laggiù – continua – non era piacevole per nessuno. Noi desideravamo che finisse il prima possibile, e cercavano di evitare qualunque contatto con civili innocenti”. Secondo Danziger, ai soldati erano stati dati ordini specifici di aprire il fuoco solo contro terroristi armati o persone che ponevano una minaccia. “Non ci sono stati casi di vandalismo gratuito in nessuno degli edifici che abbiamo occupato. Abbiamo fatto solo quello che era indispensabile. Nessuno ha sparato apposta ai civili, i civili ci passavano accanto liberamente”.
Un altro soldato della brigata paracadutisti che ha preso parte al conflitto definisce “sciocchezze" le accuse. “E’ vero – dice – che in guerra la moralità può essere interpretata in molti modi e che ci sono sempre degli idioti che si comportano in modo sbagliato. Ma la stragrande maggioranza dei soldati ha rappresentato Israele con onore e con un alto grado di moralità. Ad esempio, in tre separate occasioni il mio comandante di compagnia ha controllati le borse dei suoi uomini perché non vi fosse nulla di rubato. Chi aveva preso anche le cose più piccole, come delle caramelle, veniva severamente redarguito. Ci era proibito dormire nei letti dei palestinesi anche quando non avevamo un altro posto, e non abbiamo toccato il loro cibo anche quando non avevamo avuto abbastanza da mangiare per due giorni di seguito”.
Secondo un riservista che ha trascorso una settimana a Gaza durante la controffensiva, le accuse di comportamento immorale sono “fantasie”. “Dovunque siamo stati abbiamo cercato di causare il minimo danno possibile – dice il riservista – Abbiamo lasciato alcune case persino più pulite di come le abbiamo trovate. Abbiamo anche pulito un frigorifero che puzzava veramente. In un’occasione – ricorda il soldato – venimmo informati che un’attentatrice suicida si stava dirigendo verso di noi, ma anche quando la donna si è avvicinata e ha superato un certo punto ci siamo limitati a sparare in aria o nelle sue vicinanze. Anche quando ci siamo imbattuti in negozi abbandonati, non ci è nemmeno venuto in mente di prendere qualcosa. Una volta un soldato ha preso una scatola di cibo, ma l’ha immediatamente lasciata quando tutti gli abbiamo gridato dietro”.
Idan Zuaretz, ufficiale della Givati, nota che “in ogni Guerra c’è una piccola percentuale di soldati problematici, ma si deve guardare alla cosa in una prospettiva più ampia e non giudicare tutto l’esercito sulla base di singoli incidenti isolati”. Inoltre Zuaretz, comandante di compagnia, mette in dubbio l’integrità dei soldati che hanno reso le controverse testimonianze. “Se era una questione che gli bruciava tanto – chiede – come mai sono rimasti zitti fino ad ora? Sul piano etico e morale, erano obbligati a darsi da fare per fermare quello che dicono che stava accadendo, e non aspettare due mesi per essere ascoltati durante un qualche esoterico dibattito”. Secondo l’ufficiale, le Forze di Difesa israeliane hanno fatto di tutto e hanno adottato la tecnologia più avanzata pur di evitare di colpire la popolazione civile. “Ne ho viste di cose, ma anch’io sono rimasto colpito dal livello di professionalità dimostrato dall’esercito – dice – Il giorno in cui siamo venuti via da Gaza ho personalmente dato ordine ai miei uomini di lasciare tutti i nostri generi di conforto nell’ultima casa che avevamo occupato. Alcuni riservisti hanno persino lasciato una busta con qualche banconota per la famiglia palestinese”.

“Abbiamo avviato un attento esame delle cose che sono state pubblicate nei giorni scorsi, ma posso comunque affermare che le Forze di Difesa israeliane sono uno degli eserciti col più alto standard morale nel mondo. Non bisogna mai dimenticare in che area ci troviamo ad operare, dove Hamas trasforma interi quartieri abitati in zone di combattimento ed edifici di pubblica necessità in arsenali di munizioni”. Lo ha dichiarato lunedì il capo di stato maggiore israeliano Gabi Ashkenazi parlando a giovani reclute del genio alle quali ha ricordato: “A sessant’anni dall’indipendenza, Israele deve ancora difendersi e ora è il vostro turno”.
“Non credo proprio che i soldati israeliani abbiamo preso di mira civili palestinesi a sangue freddo – ha continuato il capo di stato maggiore – Naturalmente attendiamo i risultati dell’inchiesta, ma la mia netta impressione è che i soldati si siano comportati complessivamente in modo etico e secondo i nostri valori e principi: se ci sono stati incidenti, si tratta di casi isolati”. Nonostante le difficili condizioni in cui sono state condotte le operazioni della controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza, secondo Ashkenazi le Forze di Difesa israeliane hanno fatto grandi sforzi per cercare di evitare perdite civili. “Abbiamo disseminato di volanti le zone prima delle operazioni – ha ricordato – e abbiamo avvertito i civili attraverso i mass-media, abbiamo contattato più di 200.000 famiglie per telefono e abbiamo estensivamente adottato il sistema dei colpi di avvertimento: tutto all’unico scopo di prevenire danni ai civili. Si può senz’altro affermare che abbiamo fatto tutto il possibile (come nessun altro esercito ha mai fatto) pur di non colpire civili che non fossero implicati nei combattimenti. Conosco le nostre forze armate da molti anni, ho seguito i preparativi di questa operazione ed ero presente sul campo durante il suo svolgimento: ho visto il nostro esercito agire in modo corretto e appropriato”. Il paese, ha concluso Ashkenazi, può essere fiero dell’operato dei suoi soldati che hanno combattuto contro Hamas nella striscia di Gaza.
Le Forze di Difesa israeliane hanno ribadito lunedì che ai soldati erano state date precise istruzioni, in particolare nel senso di “esercitare la massima attenzione per non colpire installazioni e veicoli medici” tanto che in parecchie occasioni i soldati hanno evitato di aprire il fuoco verso nemici combattenti a causa della presenza nelle vicinanze di personale sanitario. D’altra parte, ricordano le fonti militari israeliane, Hamas ha fatto “ampio uso di edifici, veicoli e uniformi mediche per camuffare le sue attività terroristiche” e ha usato persino ambulanze per trasportare armi e munizioni: “Il deprecabile e illegale sfruttamento da parte di Hamas della tutela garantita dalle Forze di Difesa israeliane al personale e alle strutture sanitarie sta all’origine del fatto che in alcune occasioni tali strutture siano state effettivamente colpite nel corso della battaglia”.

(Da: Jerusalem Post, YnetNews, 23.03.09)

pipistro ha detto...

"Il paese, ha concluso Ashkenazi, può essere fiero dell’operato dei suoi soldati che hanno combattuto contro Hamas nella striscia di Gaza".

E' questo uno degli equivoci iniettati soprattutto in occidente, laddove si vuol fare intendere che a Gaza è stata combattuta una guerra.

"Il deprecabile e illegale sfruttamento da parte di Hamas della tutela garantita dalle Forze di Difesa israeliane al personale e alle strutture sanitarie sta all’origine del fatto che in alcune occasioni tali strutture siano state effettivamente colpite nel corso della battaglia".

Nemmeno Shlomo, Yossi e Gilead (tutti oggi in qualche misura "pentiti") avrebbero saputo costruire negli anni di Oslo un simile arzigogolo per dire che sono state prese di mira strutture e personale sanitario, supponendo o solo immaginando che lì si fossero rifugiati - non per lanciare razzi, ma per non morire - membri della resistenza palestinese.

Anonimo ha detto...

in israele solo gli ebrei sono al di sopra della legge.

franca ha detto...

Ciao, un piccolo fiore di montagna, uno spicchio di cielo azzurro "La Genziana".Un caro saluto e una Pasqua serena.franca