venerdì, gennaio 28, 2005

Recenti discussioni sulla pena di morte in Cina

Sono state affrontate importanti discussioni sulla possibilità di abolire la pena di morte in Cina in occasione della conferenza "Simposio Internazionale sulla pena di morte" tenuto il mese scorso a Xiangtan nella provincia di Hunan. Gli esperti legali presenti alla conferenza hanno sostenuto che la Cina potrebbe essere aver bisogno di limitare l'uso della pena di morte all'atto della ratifica di convenzioni internazionali sui diritti civili e politici e che l'abolizione sarebbe la caratteristica di una "società civilizzata".
Il professor Qiu Xinglong, decano della facoltà di legge all'università di Xiangtan [Provincia di Hunan] e importante fautore della riforma della pena di morte attualmente in vigore in Cina, ha sostenuto che nella misura in cui la legge riconosce che i criminali sono esseri umani, ai criminali deve essere concesso di vivere e lo stato e la legge non possono privarli del loro diritto alla vita. Ha anche ricordato perchè [personalmente] ha deciso di perorare l'abolizione della pena di morte rammentando di aver passato del tempo con un diciottenne condannato a morte e carcerato. «Alle sette dell'ultima mattina, mangiava con me. Un'ora più tardi era sul luogo dell'esecuzione» - ha detto - «da quel momento sono stato assillato da questa domanda: perchè dobbiamo uccidere crudelmente un nostro simile?».
In risposta, Zhan Jun, il delegato del Ministro della Giustizia, ha sostenuto che il punto chiave in Cina in merito alla pena di morte è la riforma del sistema punitivo ed ha precisato che l'obiettivo della riforma è aumentare le sentenze di condanna a lunghi periodi di carcerazione, da 20 a 30 anni, per ridurre l'uso della pena di morte.
...Il delegato ha rammentato quanto contenuto in un rapporto del Ministero della giustizia dell'anno scorso e cioè che i peggiori criminali condannati alla carcerazione a vita, effettivamente rimangono in prigione [solo] per 15 o 16 anni prima di essere rilasciati. Ed ha suggerito che essi rimangano in prigione per almeno 25 anni, perchè un criminale che è rilasciato a 55 anni normalmente non commetterà altri crimini. (...) Quando è rigidamente stabilito un lungo termine di carcerazione, i giudici saranno meno propensi a ricorrere alla pena di morte. E ciò opinando che in futuro, se la legge penale sarà modificata, la legislatura potrebbe eliminare la pena capitale quale possibilità di punire certi crimini.
La Cina fa uso della pena di morte per una vasta gamma di crimini, che vanno dall'omicidio ai reati economico-finanziari quali la corruzione. Nel 2001 Amnesty International ha registrato più di 4000 sentenze capitali e quasi 2500 esecuzioni in Cina.


L'articolo del 27 gennaio 2005 riportato da Xinhuanet (che richiama China Daily) prospetta i cambiamenti necessari al sistema culturale e sociale cinese per arrivare alla progressiva abolizione della pena di morte, considerando che nella situazione attuale l'idea della funzione puramente punitiva e retributiva della pena ("il criminale deve ricevere quello che ha dato") è profondamente radicata in Cina. Xia Qingwen, commentatore di Xinhuanet sostiene che non è ancora tempo per abolire la pena di morte e riferisce che il fatto di "restituire [al criminale] quel che ha fatto" è particolarmente sentito in Cina e che infatti la maggioranza della popolazione non potrebbe accettare che alcuni assassini possano andarsene liberi dopo dieci anni di prigione. Inoltre sottolinea che fino a quando le idee occidentali sui diritti umani e sulla vita non saranno diffuse in Cina l'abolizione della pena di morte non sarà sostenuta a livello popolare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi par divederli avanzare a torcia accesa, in fila indiana, assetati di sangue, e' sempre la stessa storia giustizia == vendetta... occhio per occhio, e se si sbaglia occhio che si fa?
Ma ho idee strane...
Evdea