mercoledì, giugno 22, 2005

Repetita juvant

Nell'ansia di dare impulso al malizioso castello di illazioni ed accuse già sperimentato anche in funzione della pretestuosa campagna iraqena, il 16 giugno scorso G.W.Bush si è lasciato andare all'ennesima profluvie di dichiarazioni preventive, oggi destinate al prossimo e favorito bersaglio del progetto che, se non ci fosse da preoccuparsi per i destini del mondo, potremmo giocosamente definire "...alzati che mi debbo sedere in Medio Oriente".
Dal New York Times del 16 giugno 2005 risulta infatti che l'ineffabile presidente USA - illuminato da Dio ma sovente forse obnubilato da altre ed ignote circostanze - in vista delle epocali elezioni in Iran ha dichiarato fra l'altro che il processo elettorale iraniano difetta dei requisiti essenziali della democrazia e che le oppressive premesse della dirigenza locale mineranno la legittimità del voto.
Nessuno dubita che la inopportuna sortita del presidente americano sia funzionale ai fin troppo palesi disegni che hanno sin qui caratterizzato il suo mandato e al quale solo recentemente il Congresso sembra aver intenzione di mettere un freno. Ma anche alla più superficiale delle analisi l'iniziativa risulta provocatoria, impopolare e controproducente.
Vogliamo concedere a G. W. Bush il beneficio del dubbio e in buona compagnia siamo quindi indotti a credere che si comporti solo da pessimo statista e, per quanto sembri assurdo, possa essere circondato - anche e non necessariamente in alternativa - da interessati arrivisti, da incoscienti o da incompetenti.
Senza star troppo ad indagare sul modo di pensare della gente di una nazione sovrana "per quanto islamica", raccogliamo e riportiamo un interessante pezzullo dal blog iranian truth, con la certezza che analogo discorso ben possa riflettere, mutatis mutandis, i pensieri che hanno agitato il popolo iraqeno ed una situazione oggi ormai compromessa da decine di migliaia di morti e dall'impiego di miliardi di dollari a beneficio di pochi. Situazione infine impattata nella inestricabile spirale di distruzione e disperazione che sta accompagnando quella che i media ancora stentano a definire guerra civile.

«Cattiva mossa Bush - Le recenti osservazioni di Bush sulle elezioni in Iran sono state una pessima idea. Quello che i consiglieri di questa amministrazione necessitano di cominciare a capire è che gli iraniani spingono il loro governo perchè cambi, come quelli che stanno protestando o sostenendo ora attivamente i loro candidati, ma NON vogliono che il governo degli USA e in particolare Bush, dica alcunchè, per due ragioni:
1) c'è un grande sentimento nazionalistico in Iran. Anche se non ci piace qualcosa, se è iraniano non ci piace che a voi non piaccia. E' come odiare il proprio fratello. Nel momento in cui qualcuno all'esterno della famiglia comincia a dire qualcosa di male di lui, anche se lo odi, lo difenderai.
2) dà più potere agli elementi conservatori. Questo è un argomento legato al primo motivo. Pensate a quanto i discorsi di Bush sull'asse del male danneggiano i riformisti iraniani. Immediatamente dopo il suo discorso il sentimento antiamericano ha infiammato nuovamente gli animi.

E' interessante che William Beeman [ndr professore di antropologia alla Brown University ed esperto di cultura iraniana e questioni sociali], appena ritornato dall'Iran, abbia puntualizzato quanto segue nell'intervista che ha rilasciato al New York Times.
«Penso che gli USA certamente non svenderebbero le elezioni, qualsiasi cosa accada. L'amministrazione Bush ha la sciagurata abitudine di dire cose negative proprio quando le cose iniziano a migliorare. Abbiamo avuto una possibilità enormemente importante di un'apertura all'Iran dopo il terremoto di Bam [dicembre 2003], solo per vedere il presidente Bush, a capodanno, venir fuori di nuovo con osservazioni assolutamente negative sull'Iran. Se l'amministrazione non riesce a dire alcunchè di positivo, allora è meglio che non dica niente. Che piaccia o non piaccia che i candidati siano stati esaminati attentamente o meno prima delle elezioni, il fatto è che queste sono elezioni vere e stanno veramente avendo luogo. E non sono elezioni controllate e non sono elezioni di cui conosciamo l'esito. E se si dovesse andare a un run-off, benchè Rafsanjani sia ora il candidato favorito, non è chiaro se vincerà, perchè gli altri candidati, e ce ne sono parecchi, potrebbero appoggiare il suo oppositore».

Il mio consiglio a Bush è "tieni la bocca chiusa. Scegli sempre il peggior momento per parlare. Se vuoi criticare il governo iraniano, fallo dopo che le elezioni saranno fallite, non farlo quando la gente ancora pensa che le elezioni possano cambiare le cose. Il tuo discorso sarebbe stato valido se dopo le elezioni avesse vinto un sostenitore della linea dura perchè solo il 10-20% della popolazione ha votato. Ma non sappiamo ora se sarà il caso. Così le tue dichiarazioni non hanno costrutto nè sono d'aiuto". Se l'amministrazione Bush è veramente interessata ad un cambiamento democratico in Iran - cosa di cui più o meno credo sia preoccupata - allora chiunque [nell'amministrazione USA] si stia occupando della politica iraniana dovrebbe essere decisamente licenziato». [iranian truth]

7 commenti:

Anonimo ha detto...

In effetti Bush dovrebbe rendersi conto che quando interviene a favore di qualcuno nel mondo musulmano in realtà danneggia l'elogiato di fronte alla sua opinione pubblica. Non so quanto sia democratico il voto in Iran (esiste un consiglio di "guardiani della rivoluzione islamica" che decide a chi permettere la candidatura) e quale potere effettivo abbia l'eletto rispetto a questo consiglio (basta vedere gli scarsi risultati ottenuti dal riformatore Khatami, continuamente bloccato nelle sue riforme da questo consiglio), ma criticare a priori le elezioni di uno dei pochi stati mediorientali che li consente è eccessivo. Non credo comunque che verrà lanciato un'attacco all'Iran, gli Usa sono inpantanati in Iraq e la vastità dell'Iran con la sua elevata popolazione richiederebbe l'allestimento di un esercito che solo il ripristino della leva obbligatoria permetterebbe. Comunque, per avere una visione + complessiva di ciò che gli iraniani pensano e vogliono, dà un'occhiata a + siti e non al solo "Iranian Truth", decisamente d'orientamento conservatore. Vai a su http://www.blogsbyiranians.com/ per avere una visione d'insieme + bilanciata ed aperta.

pipistro ha detto...

Ho preso buona nota e ti ringrazio dell'ottimo link a "blogsbyiranians".
Sono ben consapevole del fatto che le idee sia locali che esterne non coincidano necessariamente con quelle di "iranian truth".
Ho infatti ripreso il pezzo di quel blog soprattutto e in via generale per stigmatizzare un comportamento comunque negativo in funzione anti-occidentale (anche in vista delle evoluzioni successive alle elezioni).

Sotto questo profilo, cioè sul "dopo elezioni" sono poi convinto che la svolta autoritaria che il paese rischia con la possibile ascesa di Mahmood Ahmadi Nejad potrebbe in ultima analisi rivelarsi l'elemento esplosivo per un dolorosissimo ma necessario passo verso la normalizzazione in chiave democratica - ma dall'interno - della situazione iraniana.

Viceversa, a mio avviso, Rafsanjani rappresenterebbe (o rappresenterà) il "pacato" mantenimento di un esasperante status quo per la gente di lì.

pipistro ha detto...

«...An imposed government, on the other hand, will undermine the legitimacy of the regime both inside and outside the country. Bringing Ahmadi Nejad into power, be it through a shambolic election or a coup, will certainly rise Khamenei to the peak of his power, while hugely damaging the already fading legitimacy of the Islamic Republic. And history tells us that all dictators were bogged down at the peak of their power. Is Khamenei be so naive to gamble legitimacy for power? Recent development suggest the answer to this question is positive and thus Iran will not be the same next week. It may be the final day for the so called reform that began in 1997, but it will be the first day of a wholly new era». [iran-votes-2005]

Anonimo ha detto...

Mmm... Azzardata l'idea di volere al potere l'ultraconservatore Nejad. Forse il tuo discorso fila, prima o poi i giovani iraniani imprigionati sotto il suo dominio potrebbero esplodere e dare realmente il via ad una rivoluzione democratica o filo-occidentale non imposta dall'esterno, ma a breve termine l'avvento al potere di un talebano potrebbe portare ulteriori tensioni fra USA ed Iran. E sicuramente questo Nejad porterà avanti il tanto sventolato programma nucleare iraniano (appoggiato dalla Russia ma avversato da UE ed USA) sulla cui questione ora si tratta diplomaticamente ma che in futuro potrebbe non essere più affidata a trattative pacifiche... Gli USA non possono permettersi che uno stato a loro così ostile e che supporta le organizzazioni guerrigliere islamiche possa avere tra le sue mani dell'uranio arricchito (ottimo per costruire bombe atomiche sporche, ideali per il terrorismo e che non necessitano di particolari preparazioni) e lo possa distribuire segretamente a chiunque li pare. E poi l'Iran a chi vuole darla a bere di avere bisogno dell'energia nucleare per il fabbisogno interno, quando nel sottosuolo ha un oceano di petrolio?

pipistro ha detto...

Credo che il braccio di ferro sul nucleare, soprattutto con la UE sia più di principio di quanto non si possa pensare.

In questo senso e in un'ottica iraniana molto nazionalistica e ruspante, non credo che Ahmadinejad sia disposto a rischiare il consenso effimero dei suoi "semplici" elettori e una generalizzata esplosione dall'interno delle classi più colte (sobillata e/o appoggiata dall'occidente) solo per proseguire nell'opera di martellamento ai fianchi degli USA. Cioè per fornire supporto al presunto, genericissimo e multiforme disegno internazionale del terrorismo di matrice islamica.

Da Ahmadinejad mi aspetterei in generale un periodo di relativa "acqua sul fuoco" dell'uranio arricchito, magari accompagnata da proclami altisonanti "ad pompam vel ostentationem" e un programma interno ed esasperante di svilimento sotterraneo e progressivo delle libertà civili e di - ormai difficile - isolamento culturale. Ciò che dovrebbe, in ultima ed ottimistica analisi, innescare la miccia di un traumatico cambiamento.

pipistro ha detto...

Sulla home page del blog iraniano " Adventures of Mr. Behi" trovo ora in evidenza il link ad un bellissimo filmato di Bruno Bozzetto.

Si intitola: FREEDOM.

Nasim Fekrat ha detto...

I need your email address to send you the threat messages