lunedì, ottobre 17, 2005
Pillole neocon a € 2,90
Copertina nero spauracchio, con vistosa e benaugurante palla arancione in stile grandi magazzini ma destinata a simboleggiare "il punto" della situazione. E' in edicola in questi giorni un surrettizio volumetto di ispirazione neoconservatrice ad uso e consumo dei lettori di Panorama. Il testucolo, intitolato con palese sforzo congiunto di dozzine di copywriter "La rivoluzione democratica contro il terrorismo" presenta la coassiale redazione di pezzulli di osannanti propugnatori della logica Bushiana con frequenti divagazioni in stile Pera & Fallaci. Il tutto al prezzo vile di 2,90 euro, rivista esclusa. Ho dato una scorsa al librozzo, che reca anche alcune pagine di dati e statistiche snocciolati grazie alla partecipazione di un inarrestabile Magdi Allam sui nefasti islamici in funzione anticristiana, che, per coloro i quali fossero impossibilitati ad una rapida verifica, non possono fare effetto diverso dalle parole dell'Oriana, che sui fatti e su centinaia di anni di storia è stata disposta a sorvolare per gongolare all'idea di una sola frase ad effetto. Godiamoci invece altre chicche verificabili del libercolo. A firma Nirenstein, inter omnes nota per il suo pacato squilibrio a favore dello stato ebraico, troviamo subito una minimale versione dei fatti del 1948 tanto stravolta dalla visione unilaterale e filo-isrealiana che pure Benny Morris ha potuto farsene latore solo a costo di reinterpretare, annichilendoli, i fatti e le prove da lui stesso proposti. Ma il meglio sono gli ostinati capitomboli che Nirenstein fa per giustificare, con le parole oltre che col cuore, l'aggressione subita dai palestinesi in limine alla autoproclamazione dello stato ebraico in terra altrui. Una per tutte: "la terra occupata da Israele in guerre difensive e per la sopravvivenza a fronte di un bellicoso rifiuto arabo perdurante dal 1948, è stata più volte lasciata o offerta, ma la pace non è mai venuta". Grandiosa. Non stupisce poi la sua interpretazione della risoluzione 242 dell'ONU, non nuova a quanti (USA e Israele) hanno ottenuto di imporla al resto del mondo quale fosse una risibile ed inverosimile affermazione premiale, del tutto priva di senso, per cui i palestinesi avrebbero avuto diritto alla restituzione "di territori occupati" e non "dei territori occupati". E via di seguito con l'Europa cattiva e tendenzialmente o potenzialmente antisemita, la guerra contro il terrorismo personificato con un po' di Zarqawi qui e là come uvetta candita sul pan di spagna stantio delle difese dell'indifendibile. Ma il meglio arriva con Michael Rubin, Ph.D. in storia iraniana alla Yale University e collaboratore del Jerusalem Post. L'esordio è appassionante con un George W. Bush spalmato in terza riga a far da apripista per un discorso che tende a glorificare la "chiarezza morale dei neocon". E subito dopo il dogma sull'Iraq: "tutti concordano che l'oggetto del conflitto è la democrazia". Ma tutti chi? I lettori di Panorama? E via di seguito, anche qui con un po' di Zarqawi (bin Laden puzza troppo di cadavere ultimamente) in una entusiastica quanto apodittica descrizione della rinascita iraqena, negazione dello stato di guerra civile, anatemi sulla Siria e sull'Iran e irresponsabile atteggiamento dell'Europa (che si ostina a non prendere per oro colato la versione propugnata dai media alla provincia USA). Veramente degno di nota il pensiero del signor Rubin circa la asserita "propensione della sinistra europea per i dittatori". Più sottile e per addetti ai lavori il solito ritornello su Arafat, il falso accertato per cui fu lui e non il "criminale di pace" Barak a perseguire interessi di bottega e mandare a carte quarantotto il summit di Camp David. Altre chicche inframmezzano la delirante apologia dell'operato di Bush relativamente alla situazione delle terre occupate in funzione egemonica americana, situazione sovente descritta come idilliaca e talvolta addirittura esultante per il liberatore d'oltre oceano. Senonchè alla "serietà e coerenza" e alla "fede di Bush nella democrazia quale pilastro della politica estera" si oppone l'atteggiamento della vecchia Europa. Ma, tranquilli, secondo Rubin "l'era della realpolitik è tramontata, è cominciata l'era dei principi". Gli è che il primo principio dovrebbe essere quello di non mentire ai lettori del librino da € 2,90, affermando con disinvolta sicumera che "gli atti di terrorismo contro obiettivi occidentali sono antecedenti all'occupazione dell'Iraq". Mr. Rubin - verrebbe spontaneo replicare - è questione di numeri.
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