mercoledì, agosto 23, 2006

Apocalyposuzione

"Apocalypse - La date prévue de la fin du monde pourrait donc être aujourd’hui, selon l’orientaliste Bernard Lewis. Le 22 août 2006 correspond, dans le calendrier musulman, au voyage que fit le prophète Mohammed à Jérusalem, puis au ciel. C’est le jour aussi où les Iraniens doivent donner leur réponse aux propositions occidentales sur le nucléaire (lire « Le retour du nucléaire iranien »). « Cela pourrait bien, écrit Bernard Lewis, être une date appropriée pour la destruction apocalyptique de l’Etat d’Israël et, si nécessaire, du monde. Il est loin d’être acquis que M. Ahmadinejad prévoie de tels cataclysmes pour le 22 août. Mais il serait sage de garder cette possibilité en tête»." (Alain Gresh, citazione dal blog Nouvelles d'Orient). Ognuno ha il suo "esperto" in questioni mediorientali. Forse, ma spero di no, quello che si merita. E mentre la truppa neocon del nostro Paese generalmente gongola felice sugli oriundi editoriali di fattura quantomeno sospetta - tacendo per pudore delle epiche e nauseanti invettive di meno specifica e più becera provenienza - c'è da dire che gli americani non stanno generalmente meglio. Anzi. Nonostante si sia molto autorevolmente rammentato che "Lewis non ha mai vissuto nel mondo arabo e i suoi discorsi in proposito siano spazzatura reazionaria" (Said, La Pace Possibile), ciò non ha impedito la diffusione delle sue apocalittiche previsioni per il 22 agosto scorso. L'esperienza - almeno quella - dell'ultranovantenne, penna prediletta da legioni di propugnatori della neo-crociata israelo-texana, non gli ha impedito (nel pezzullo di cui sopra è trascritto uno stralcio), di esibirsi nell'ennesimo tentativo, stantio, di gratuita umiliazione del mondo islamico. Il professore emerito, infatti, infiocchetta il suo lavoro ribadendo la gioiosa irrilevanza, per il credente mussulmano (indicativamente, in particolare, per 70 milioni di giovanissimi persiani) della auto-immolazione nucleare sull'onda delle quattro parole che qualcuno ha potuto riferire al professore - tradotte ad arte e forse urlando - della retorica presidenziale ad uso, come tutti potrebbero onestamente intendere, di ragionevole deterrente verso altre e ben radicate mire sulla regione. Il tragicomico vaticinio è stato scelto e riportato anche dalla nostra stampa nazionale (forse il 21 agosto scorso gli altri "esperti" erano in vacanza), riesumando il vegliardo e dedicando al suo scritto una luminosa mezza pagina ventuno. Come se non fosse stato sufficiente il suo intervento, in ottima e adeguata compagnia, sul risibile micro-breviario democratico anti terrorismo dello scorso ottobre, fortunosamente spacciato al vil prezzo di 2 euro e 90, rivista esclusa. Scampati quindi, dalla mezzanotte scorsa e per un soffio, all'Armageddon, usufruiamo anche noi di una perla del discorso lewisiano: "...i terroristi in realtà fanno un grande favore alle loro vittime musulmane, in quanto offrono loro un rapido trasferimento in paradiso e tra le sue beatitudini. Offrono loro la ricompensa senza il sacrificio del martirio". Tale e tanta istruzione sarebbe oggi generalmente e universalmente comunicata - secondo l'emerito di Princeton - "nei libri di testo" dedicati alla gioventù di uno dei popoli appunto più giovani (e potenzialmente più ricchi) del vicino e medio oriente. Eddai Bernard, è dura ma insistendo qualcuno ancora ti crede! Il ministro israeliano per i rapporti con il Parlamento, Edery, ha infatti chiesto al premier Olmert la costituzione di un governo di emergenza nazionale per far fronte alla "esigenza di creare un fronte unico davanti alla minaccia iraniana". Ma chi - senza insufflaggio di chiacchiere o in qualità di cliente ed artefice dei progetti di egemonia territoriale e petrolifera USA - potrebbe ragionevolmente credere a te e al ministro Edery circa l'origine (assai più occidentale e venale, quella sì possibile) di un disastro epocale?

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