Il titolo del post non è un inno che descrive in latino maccheronico il giorno del giudizio ma è quanto mi ha suggerito una notizia attesa e ormai purtroppo confermata, fresca di giornata. In proposito premetto che farebbe un grosso errore chi pensasse che le posizioni della destra e della sinistra israeliana differiscano sensibilmente nella gestione e nelle scelte - assai spesso trasversali - che riguardano la questione mediorientale, la politica estera e il problema palestinese in particolare. Occorrerebbe tuttavia forse fidarsi delle parole di Ury Avnery, ex membro della Knesset, pacifista radicale di sinistra, direttore del movimento e del sito Gush Shalom, quando scriveva che da questa novità non può venirne, per Israele e per tutti, nulla di buono. Trascrivo in proposito l'inserto a pagamento pubblicato a cura del movimento di Avnery su Haaretz del 17 ottobre: «Quando il razzista Joerg Haider entrò nel governo austriaco, il governo israeliano richiamò l'ambasciatore da Vienna. Ora c'è l'intenzione di accogliere nello stesso governo israeliano Avigdor Liberman, un razzista assai peggiore di Haider. L'introduzione di Liberman nel governo non è solo un cambiamento della coalizione, ma innalza una bandiera nera sullo Stato di Israele. La stessa idea che una persona simile, con una tale visione, possa essere un membro del governo israeliano è scioccante. E svergogna a chiunque lo sostenga. Liberman è una minaccia nell'edificio della società israeliana, una minaccia per un'intera fetta dei cittadini, una minaccia per la democrazia, una minaccia per qualsiasi possibilità di Israele di raggiungere la pace con i suoi vicini. La legge proposta per il cambio di regime, che è stata introdotta da Liberman alla Knesset, non è solo una proposta per un altro cambiamento nel meccanismo del governo. E' il primo passo verso lo stabilirsi di una dittatura, che porterà al disastro nazionale. Questa è una strada da cui non si ritorna. Un cinico primo ministro, in ballo per salvarsi la pelle, insieme con una banda di politici stupidi e/o corrotti, sta aiutando Liberman a metter piede nella democrazia israeliana. Chiunque si muova in favore di Liberman e delle sue proposte si muove contro lo Stato di Israele come definito nella Dichiarazione di Indipendenza, uno stato che avrebbe dovuto essere democratico e consacrato alla pace e all'uguaglianza di tutti i suoi cittadini. Ognuno di loro sarà ricordato per sempre con vergogna». [Gush Shalom - Grande inserto pubblicitario pubblicato su Ha'aretz del 17 ottobre 2006]
Solo ieri, 22 ottobre leggevamo poi [Ha'aretz] che Ehud Olmert aveva già deciso di includere nella coalizione di governo il partito russofono Israel Beitenu guidato appunto dal nazionalista di estrema destra Avigdor Liberman. Si diceva infatti che Olmert e Lieberman avevano raggiunto in merito una intesa di massima una volta caduti gli ostacoli ideologici che impedivano l'ingresso del suo partito al governo, allorchè Olmert aveva dichiarato che "non è più attuale il progetto per un profondo ritiro in Cisgiordania che comportava lo smantellamento di numerose colonie". Avigdor Liberman è nato nel 1958 in Moldova (che allora facente parte dell'Unione Sovietica), è emigrato in Israele nel 1978, dove ha prestato servizio militare e si è laureato in relazioni internazionali e scienze politiche all'università ebraica di Gerusalemme. E' entrato a far parte della Knesset, il parlamento israeliano, nel 1998 e dirige il partito Yisrael Beytenu, largamente formato da immigranti dei paesi della ex Unione Sovietica. Sotto questa veste Liberman continua a propugnare l'idea di spogliare alcuni arabi della cittadinanza israeliana e di applicare "test di lealtà" per quelli che rimangono. Nel maggio 2006 ha chiesto la condanna a morte dei politici arabi-israeliani che avessero avuto contatti con Hamas o che avessero celebrato la Nakba [catastrofe] palestinese anzicchè lo speculare giorno dell'indipendenza israeliano. Pur con queste premesse, secondo Wikipedia, in un sondaggio pubblicato da Yedioth Ahronoth il 21 settembre 2006 Liberman è risultato secondo solo a Netanyahu quale prossimo primo ministro israeliano, mentre Olmert si sarebbe piazzato settimo. In questi stessi giorni il presidente dell'Alto Comitato Arabo Israeliano, Shuweiki Hatib, aveva qualificato Yisrael Beytenu come "partito fascista" ed aveva chiesto al primo ministro Ehud Olmert di abbandonare gli accordi con Liberman per l'ingresso nella coalizione di governo. Parlando ad una conferenza stampa per commemorare il 50° anniversario del massacro di Kafr Qassem, Hatib aveva detto, infatti, che "l'esistenza di figure politiche che chiedono il trasferimento di cittadini arabi da Israele, devono accendere una luce rossa per la società israeliana". Detto fatto, il primo ministro Olmert e Avigdor Liberman hanno firmato oggi (23 ottobre) un accordo di coalizione, portando nel governo il partito di estrema destra Yisrael Beitenu. Secondo l'accordo, che deve essere ancora approvato dalla Knesset, Liberman avrà funzioni di vice premier e sarà pure ministro delle minacce strategiche all'interno dell'ufficio del primo ministro. Al riguardo Olmert ha detto, appunto, che intende nominare Liberman quale vice-primo ministro che si occupi delle "minacce strategiche contro Israele". Gli ha fatto eco Liberman con propositi per nulla tranquillizzanti, ma non originali, dichiarando che secondo lui la questione più pressante per Israele in questo momento è occuparsi dell'Iran. In sostanza Yisrael Beitenu porterà 11 deputati nella coalizione, dando ad Olmert il controllo di 78 seggi su 120. La sua decisione di far parte del governo Olmert è stata accolta tra le critiche della destra e della sinistra. Il capogruppo del partito di sinistra Meretz alla Knesset, Zahava Gal-On ha criticato aspramente questa mossa di Olmert, dichiarando con amara ironia che "Liberman è la minaccia strategica per la democrazia di Israele e il consenso del Labor sta permettendo a questa minaccia di diventare una realtà".
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