mercoledì, ottobre 18, 2006

Simple Barghouthi

Marwan Barghouthi, membro del Consiglio Rivoluzionario di Fatah, attualmente sta scontando l'ergastolo in un carcere di Israele ma è visto da tutti gli osservatori, anche da quelli israeliani come un potenziale futuro leader palestinese. La sua detenzione è considerata un atto politico e il suo rilascio - si dice - costituirà una parte sostanziale di ogni futuro passo avanti in merito alla soluzione della questione palestinese. Quello che segue è un breve stralcio iniziale dell'intervista rilasciata di recente da Barghouthi al giornale libanese al-Shira' (1) e tratta in ispecie dell'evoluzione dei rapporti ora apparentemente più vicini tra l'Autorità Nazionale Palestinese, facente capo a Fatah (il partito che fu di Yasser Arafat) e il governo a base islamica di Hamas. "...Penso che la formazione di istituzioni democratiche in Palestina consolidi la lotta palestinese e conduca al stabilizzazione dell'alleanza tra i vari poteri. Le elezioni presidenziali, locali e legislative sono un risultato che è fonte di orgoglio per i palestinesi e motivo di onore per gli aderenti a Fatah perchè è il loro movimento che ha precorso e fondato questa struttura democratica. Ora l'alleanza nazionale è incarnata nell'Autorità Nazionale Palestinese (PA) attraverso il presidente e il governo - cioè tra i movimenti di Fatah e Hamas - e comprende tutti i membri del Consiglio Legislativo Palestinese (PLC). A mio parere la possibilità di ritornare al tavolo dei negoziati e al cosiddetto processo di pace è considerevolmente, se non completamente, venuta meno. Questo è stato sopratutto il risultato di Camp David e della dichiarazione di Ehud Barak che "non c'è un partner palestinese". Ariel Sharon ha adottato questa dichiarazione, ne ha fatto il suo mantra e si è impegnato nella liquidazione dell'Autorità Nazionale Palestinese, incluso il suo presidente Yasser Arafat. Non sembra esistere un consenso generale in Israele riguardo ad una strategia di soluzione unilaterale che insieme ignori i palestinesi. Il ricorso di Israele ad una tale strategia deriva dalla sua riluttanza ad accettare una soluzione che possa dare ai palestinesi il livello minimo dei loro inalienabili diritti come nazione. I passi unilateralli non porteranno alla stabilità, alla sicurezza o alla pace. La pace può essere ottenuta solo con la fine dell'occupazione e con il ritiro completo di Israele dalle aree palestinesi occupate nel 1967, con lo stabilirsi di uno stato indipendente di Palestina con Gerusalemme quale capitale, con la garanzia e l'implementazione del diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi". Il tono e il contenuto dell'intervista di questi giorni non sono molto lontani da quelli di analoga intervista concessa il 15 aprile 2006 da Barghouthi al quotidiano Yedioth Ahronoth (2). La rigidità dei picchetti teorici posti dal leader di Fatah può forse essere la sua carta vincente, ma effimera, per mantenere e rinsaldare il generale ascendente su parte della gente di Palestina, ma la scarsa flessibilità dei concetti e il rifiuto di ogni impopolare sottigliezza molto mal si conciliano con gli arzigogoli verbali e i raggiri ideati in passato dall'establishment israeliano allo scopo di accompagnare lentamente all'archivio degli insuccessi ed alla storia della diplomazia da baraccone ogni percorso di pacificazione insieme alla credibilità dei relativi sponsor. L'impegno messo dai vertici israeliani nel non impegnarsi a nulla, l'alacrità dimostrata dai centri di potere e dagli scudieri incaricati dallo Stato ebraico di elaborare le formule di promesse che sarebbero state lasciate a metà e non avrebbero mai costituito un vincolo né visto una firma, la tenacia con cui il sistema mediatico è riuscito viceversa ad instradare l'opinione pubblica lasciando che si addossasse ad altri - e in ispecie ad Arafat - la colpa degli insuccessi di ogni ipotesi di pace, meriterebbero forse oggi, da parte di Barghouthi, miglior considerazione.

(1) http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=22&ItemID=11210
(2) http://pipistro.wordpress.com/2006/04/18/peacekidding

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