lunedì, ottobre 16, 2006
Una volta non basta
No, il titolo del post non c'entra nulla con il best seller scandalistico di Jacqueline Susann. L'ex ispettore della IAEA, Scott Ritter, presenta in questo periodo il suo libro ""Target Iran: The Truth About the White House’s Plans for Regime Change” [Bersaglio Iran: la verità sui piani della Casa Bianca per il cambio di regime]. L'esperto di armi dell'ONU è stato intervistato da Amy Goodman, della rete americana Democracy Now. Ritter si dice convinto del fatto che la strada attualmente percorsa dagli USA condurrà inevitabilmente alla guerra con l'Iran e descrive il disegno di Bush e della sua amministrazione come un percorso che farà addirittura impallidire, in confronto, l'errore storico fatto con l'Iraq. Scott Ritter è chiarissimo sulle menzogne della banda del presidente americano. Alla domanda di Amy Goodman: "Può parlarci delle affinità o differenze che lei vede tra l'escalation fino all'invasione dell'Iraq e quello che sta accedendo ora con l'Iran?", Ritter risponde: "La più grossa similitudine che dobbiamo sottolineare è che in entrambi i casi nessuna prova è stata prodotta a sostegno delle illazioni che vengono fatte. L'Iraq venne accusato di avere un programma per le armi di distruzione di massa, di stare ricostruendo i programmi per le armi chimiche, biologiche, nucleari e quelli per i missili balistici a lunga gittata. Ci fu un procedimento di ispezioni sul posto attraverso le quali si ebbe accesso, pieno accesso, alle attrezzature in questione e nessun dato fu ottenuto con queste ispezioni che potesse sostenere le allegazioni dell'amministrazione Bush. Eppure agli iraqeni fu detto che non era compito degli ispettori trovare le armi, ma che era compito dell'Iraq provare che non esistevano. L'Iraq avrebbe dovuto provare [una circostanza] negativa. E non poteva. Ora sappiamo che sino dal 1991 Saddam Hussein aveva eliminato la totalità dei programmi sugli sviluppi degli armamenti. Non c'era altro da trovare, da scoprire. Non c'era alcuna minaccia". Ora, noi tutti sappiamo anche che le guerre si combattono ormai azionando prima e soprattutto i mezzi di comunicazione di massa ed è un errore pensare che sia possibile difendersi dal bombardamento dei media meglio che dalle bombe che prima o poi potrebbero esserci sganciate sopra la testa secondo le libidini di potere o di denaro del megalomane o del pupazzo che si sentisse a ciò investito da avidità, mistiche pulsioni, fili che lo manovrano o semplicemente dalla propria follia. Cerchiamo allora ed almeno di prendere per quel che sono i roboanti proclami, le promesse e le capriole di minuscoli personaggi e governi che, condotti da costoro, si fanno promotori (per assecondare il proprio tornaconto e poco lungimiranti aspettative nel breve periodo) e complici delle stesse pazzesche e criminali iniziative che un giorno potrebbero trovare proprio loro e - quel che è peggio - interi popoli sfortunati o sottomessi o terrorizzati, dalla parte sbagliata, quella del bersaglio. Leggevo oggi su Ha'aretz le capriole della redazione finalizzate a ricondurre la vicenda iraniana nell'alveo degli esperimenti nucleari nord coreani e delle sanzioni ONU che gravitano sulla testa dei paesi non allineati. Ogni scusa è buona, tutto può essere usato per innescare o alimentare una nuova spirale di odio, di guerra e di morte, anche gli elementari artifici dialettici che consentono di introdurre la minaccia persiana all'interno di una rubrica di cucina. Il mondo è purtroppo anche in mano di chi nell'inchiostro della scadente propaganda intinge la penna per firmare la propria condanna a morte.
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