domenica, gennaio 14, 2007

Navigando a vista

Milano, 11 gennaio 2007, un'occasione irripetibile. Per la presentazione da Feltrinelli dell'ultimo lavoro autobiografico di Gore Vidal, "Navigando a vista", si incontrano due mostri sacri della cultura. Arrivano entrambi puntualissimi, anzi sale sul palco in anticipo Fernanda Pivano (classe millenov ... ehm, diciamo, l'anno della dichiarazione di Balfour). Viene accompagnata da Inge Feltrinelli per quella decina di scalini che separano la piccola improvvisata platea e il minuscolo palco intorno a cui si accalca una gran folla e scoppia subito un lungo applauso di caloroso affetto. Poco dopo si è in grado di apprendere, dall'impazzare dei flash, che è arrivato anche Gore Vidal, il tempo del consueto assalto per una parola, magari fuori dalla scaletta, poi viene accompagnato anche lui sul palco. Sale con lentezza appoggiandosi pesantemente sul bastone. Di lui si può comunicare la data di nascita senza essere indiscreti (e poi si trova su Google), è del 1925. Dopo un lungo abbraccio tra i due, inizia l'incontro, con i ricordi di Nanda Pivano. Legge una lunga presentazione trascritta a caratteri di scatola sui fogli che un volonteroso collaboratore le passa, uno ad uno, poi lascia la parola a Gore Vidal, che ne parla ma non presenta il libro. Prende spunto, infatti, da un paio di domande che gli consentono innanzitutto di ringraziare affettuosamente Nanda, ma parla poi in realtà a ruota libera, tra motti di spirito e una costante nota di dolore, della situazione del suo paese. Un paese, gli USA, tradito dal danaro e soprattutto dall'insipienza. Dice che negli Stati Uniti metà della popolazione non legge un libro, né un quotidiano e che vota solo metà della popolazione. Lui teme che si tratti della stessa metà. C'è tanta rabbia nelle sue parole, si sofferma spesso sul venir meno dei diritti costituzionali e non avrebbe bisogno di rammentare il fatto di essere da sempre considerato un personaggio scomodo, uno sempre arrabbiato, adesso lo è ancora di più: "I'v got damn reason to be - dopo una pausa conclude in italiano - arrabbiato". Straordinariamente lucido, ha idee altrettanto chiare - le ha già espresse decine di volte - sulla situazione attuale, sui nefasti dell'amministrazione USA e sullo sciagurato mandato presidenziale. Precisa senza mezzi termini che la vittoria per il primo mandato è stata rubata a suo cugino Al Gore e che il furto, tramite i conteggi aggiustati in Ohio, è stato rinnovato anche per il secondo mandato. Su Bush Junior non fa sconti, dice che è un "cretino" (in italiano). E che sconti potrebbe fare al sedicente presidente di guerra? Al ragazzo "pon pon" della junta guerrafondaia? A uno che considera un disonesto imbecille? Gore Vidal non fa sconti per abitudine, ha da poco raccontato al pubblico che la persona più importante della sua vita è stata sua madre, ma anche quella che gli piaceva di meno: una donna cattiva.

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