Apprendiamo da instablog che "La Camera alta (l'equivalente del Senato) dell'Afghanistan ha approvato la condanna a morte di Perwiz Kambakhsh, un giornalista di 23 anni accusato di blasfemia nei confronti dell'Islam" di cui si è parlato anche su La Torre di Babele e Lettere da Kabul nei giorni scorsi. Nel frattempo il nostro amico Nasim Fekrat (Afghan Lord) ci comunica che un altro giovane giornalista afghano, Basir Ahang (nella foto), che avrebbe rivestito un ruolo nel trovare notizie durante il rapimento di Gabriele Torsello, avrebbe poi ricevuto minacce di morte. Dopo aver lasciato il paese per qualche tempo ed essere poi ritornato a Kabul, da un mese a questa parte Basir non dà più notizie di sè. Secondo Nasim, il ventisettenne - promettente studente all'Università di Kabul e giovane giornalista indipendente - era stato direttamente coinvolto nel rilascio di Gabriele Torsello (il giornalista italiano della Repubblica rapito dai Taliban nella provincia di Helmand). In quel periodo Basir avrebbe lavorato sul rilascio di Torsello, collaborando con Renato Caprile, notissimo giornalista di Repubblica. Nasim precisa in proposito che Basir aveva ottenuto notizie confidenziali contattando direttamente le autorità dei Taliban che tenevano prigioniero Torsello ed era riuscito a conoscere i nomi dei rapitori. Sempre in quell'occasione il giovane giornalista avrebbe poi ricevuto continue chiamate dai rapitori che lo informavano dello stato di salute di Torsello. Nulla avrebbe, invece, saputo delle circostanze relative alla liberazione del nostro connazionale e da allora avrebbe cominciato a ricevere minacciose chiamate telefoniche che lo hanno costretto infine a lasciare il paese. Successivamente, tornato a Kabul, Basir ha iniziato a lavorare per il canale locale radio "Farda", come freelance con il settimanale "Namah" e a collaborare con la Repubblica, ricevendo contemporaneamente minacce ed intimidazioni da parte dei Taliban. Nasim ci informa che non si hanno più notizie di Basir Ahang da un mese e che nessuno sa dove sia.
Aggiornamento
Apprendiamo dall'ANSA che - secondo l'Independent on line - il Senato afghano avrebbe ritirato la conferma della condanna a morte del giornalista Sayed Pervez Kambaksh, giudicato colpevole di blasfemia per aver riportato da internet e stampato un articolo sui diritti delle donne. La Camera alta afghana avrebbe definito un "errore tecnico" la sua precedente decisione di approvare la condanna a morte di Sayed, ma questo non significa che il giornalistà sarà rimesso in libertà. Il procuratore generale della provincia di Balkh Hafizullah Khaliqyar avrebbe poi difeso la sentenza, affermando che non c'é stata nessuna violazione dei diritti umani o della libertà di stampa e minacciato l'arresto per tutti i giornalisti che si dovessero levare in difesa di Kambakhsh.
Aggiornamento del 7 febbraio 2008, buone notizie
Nasim Fekrat ci comunica - tramite il suo blog Afghan Lord via blogfriends - che Basir Ahang, il giovane giornalista afghano di cui non si avevano notizie da più di un mese, è al sicuro e in questo momento si trova in Italia. Lo stesso Fekrat è riuscito, tramite amici comuni, a contattare la famiglia di Basir, residente nella parte ovest di Kabul, che ha confermato la notizia. Inoltre, ancora Nasim, ci comunica un’altra news che, se confermata dai fatti, non può che riempire tutti noi di grande soddisfazione: Parwiz Kambakhsh, il giornalista afghano di 23 anni accusato di blasfemia e nei confronti del quale era stata emessa una sentenza di condanna a morte, sarebbe in procinto di essere rilasciato.
mercoledì, gennaio 30, 2008
venerdì, gennaio 25, 2008
Grazie Europa
Parlando alla Herzliya Conference (il 22 gennaio scorso, un paio d'ore prima dell'inqualificabile intervento di John Bolton), Franco Frattini, "Commissario UE per la giustizia, la libertà e la sicurezza", ha regalato al filosionismo militante il presunto appoggio UE all'aggressione nei territori - in ispecie a Gaza - ed ottenuto un peculiare riconoscimento e un momento di grande popolarità. Non a caso l'intervento è stato immediatamente glorificato su YnetNews, versione on line della testata israeliana Yedioth Ahronoth, che ci fornisce un esempio di quanto poco si voglia far sapere - nessun quotidiano italiano ne ha parlato - delle posizioni espresse in nome della comunità europea.
L'exploit di Frattini è inqualificabile per la sensibilità di chi segua passo passo l'escalation di violenza innescata dalla dirigenza israeliana a Gaza. L'assedio che sta conducendo la Striscia di Gaza, cioè un milione e mezzo di persone, alla fame, sul punto di un disastro umanitario, è stato correttamente stigmatizzato da Amira Hass in un articolo di pochi giorni or sono su Haaretz. L'apologia di Frattini ha viceversa consentito alla stampa di occupazione di fregiarsi - a caratteri cubitali - di un inequivocabile, ipocrita lasciapassare da parte dell'imbelle Europa: "[secondo un] alto dirigente UE: l'assedio di Gaza non è un crimine di guerra". La notizia - taciuta da noi - è stata raccolta con sdegno e sgomento e così correttamente titolata da più attenti osservatori della realtà israelo palestinese: "Un alto dirigente della UE appoggia i crimini di Israele a Gaza". (Ali Abunimah).
Tra le perle dell'apologia frattiniana dell'occupazione, leggiamo allora che "i passi che hanno portato al black-out di Gaza non possono essere considerati come un crimine di guerra”. E naturalmente, di seguito - in adesione alla linea del Washington Post - che Hamas è l'origine di ogni male: “sta provocando la risposta armata d’Israele”, "non può essere un interlocutore possibile", "ha portato solo disastri”...
Tanto per non farci mancare nulla - quanto a dimostrazione che per la UE ognuno può dire ciò che meglio crede - le esternazioni dell'ex ministro italiano hanno contraddetto apertamente la nota posizione del Commissario Benita Ferrero Waldner, che (anche senza scomodare la Convenzione di Ginevra, che ne fa un principio inderogabile di diritto internazionale) si è dichiarata contraria alla punizione collettiva della popolazione di Gaza. Per enfatizzare questa (apparente) inversione di tendenza, l'articolista israeliano si è chiesto retoricamente se non sia in corso un "cambiamento nell'atteggiamento della UE verso Israele". Cosa che meriterebbe qui altri e non benevoli commenti, se l'attenzione non dovesse subito indirizzarsi verso altre stupefacenti dichiararazioni del "Commissario per la giustizia, la libertà e la sicurezza". Infatti, parole di YnetNews, "Frattini ha pure espresso un massivo mea culpa verso lo Stato di Israele, per conto della Comunità Europea, per il trattamento riservato ad Israele durante la seconda Intifada" [ndr. quella scatenata dalla repressione nel sangue della protesta palestinese innescata dalla provocatoria passeggiata di Sharon]. Sempre Frattini avrebbe infatti dichiarato che "ci sono state grosse incomprensioni negli anni recenti tra l'Europa e Israele. Israele è giustificato nelle sue preoccupazioni. Per troppo tempo l'Europa ha troppo rimproverato Israele per l'insuccesso nella pace con i palestinesi. Noi, come europei, avremmo dovuto capire prima le preoccupazioni di Israele".
Complimenti Commissario! Neanche Dershowitz nelle sue unilaterali difese delle operazioni israeliane, neanche Dennis Ross, a Camp David, nell'anteporre le preoccupazioni di Israele ai diritti dei palestinesi, avevano osato tanto.
L'exploit di Frattini è inqualificabile per la sensibilità di chi segua passo passo l'escalation di violenza innescata dalla dirigenza israeliana a Gaza. L'assedio che sta conducendo la Striscia di Gaza, cioè un milione e mezzo di persone, alla fame, sul punto di un disastro umanitario, è stato correttamente stigmatizzato da Amira Hass in un articolo di pochi giorni or sono su Haaretz. L'apologia di Frattini ha viceversa consentito alla stampa di occupazione di fregiarsi - a caratteri cubitali - di un inequivocabile, ipocrita lasciapassare da parte dell'imbelle Europa: "[secondo un] alto dirigente UE: l'assedio di Gaza non è un crimine di guerra". La notizia - taciuta da noi - è stata raccolta con sdegno e sgomento e così correttamente titolata da più attenti osservatori della realtà israelo palestinese: "Un alto dirigente della UE appoggia i crimini di Israele a Gaza". (Ali Abunimah).
Tra le perle dell'apologia frattiniana dell'occupazione, leggiamo allora che "i passi che hanno portato al black-out di Gaza non possono essere considerati come un crimine di guerra”. E naturalmente, di seguito - in adesione alla linea del Washington Post - che Hamas è l'origine di ogni male: “sta provocando la risposta armata d’Israele”, "non può essere un interlocutore possibile", "ha portato solo disastri”...
Tanto per non farci mancare nulla - quanto a dimostrazione che per la UE ognuno può dire ciò che meglio crede - le esternazioni dell'ex ministro italiano hanno contraddetto apertamente la nota posizione del Commissario Benita Ferrero Waldner, che (anche senza scomodare la Convenzione di Ginevra, che ne fa un principio inderogabile di diritto internazionale) si è dichiarata contraria alla punizione collettiva della popolazione di Gaza. Per enfatizzare questa (apparente) inversione di tendenza, l'articolista israeliano si è chiesto retoricamente se non sia in corso un "cambiamento nell'atteggiamento della UE verso Israele". Cosa che meriterebbe qui altri e non benevoli commenti, se l'attenzione non dovesse subito indirizzarsi verso altre stupefacenti dichiararazioni del "Commissario per la giustizia, la libertà e la sicurezza". Infatti, parole di YnetNews, "Frattini ha pure espresso un massivo mea culpa verso lo Stato di Israele, per conto della Comunità Europea, per il trattamento riservato ad Israele durante la seconda Intifada" [ndr. quella scatenata dalla repressione nel sangue della protesta palestinese innescata dalla provocatoria passeggiata di Sharon]. Sempre Frattini avrebbe infatti dichiarato che "ci sono state grosse incomprensioni negli anni recenti tra l'Europa e Israele. Israele è giustificato nelle sue preoccupazioni. Per troppo tempo l'Europa ha troppo rimproverato Israele per l'insuccesso nella pace con i palestinesi. Noi, come europei, avremmo dovuto capire prima le preoccupazioni di Israele".
Complimenti Commissario! Neanche Dershowitz nelle sue unilaterali difese delle operazioni israeliane, neanche Dennis Ross, a Camp David, nell'anteporre le preoccupazioni di Israele ai diritti dei palestinesi, avevano osato tanto.
giovedì, gennaio 24, 2008
Mona El-Farra, medico a Gaza City
Grandi notizie. Grazie al mio occupante è tornata l'elettricità!!! «Grazie all'occupante israeliano oggi, dopo 36 ore di taglio dell'elettricità nel mio appartamento, potrò lavare i vestiti, fare una doccia, usare l'ascensore, comprare del pane, mia figlia potrà fare i compiti, potrò guardare la televisione e urlare: viva Mr Bush e Israele per questa abbondante, benedetta elettricità a Gaza. E non devo preoccuparmi di quel milione e mezzo di persone che vive sottoposta ad un assedio crudele, se non abbiamo cemento per costruire le nostre case e le nostre tombe, se i miei pazienti muoiono ogni giorno per mancanza di adeguate cure a Gaza e non possono andare a farsi curare all'estero perchè i confini sono chiusi. Non devo preoccuparmi della mancanza di farmaci negli ospedali. Non devo preoccuparmi dell'aumento del numero dei bambini che soffrono di malnutrizione per mancanza di cibo adeguato, per la povertà. Non devo preoccuparmi se mi sento insicura dentro e fuori di casa perchè i raid israeliani sono continui su Gaza. Non mi devo preoccupare per il fatto di non potermi muovere, di non poter viaggiare, neppure fino al West Bank (la scorsa settimana uno dei miei amici nel West Bank è morto e non sono potuta andare a fargli un'ultima visita e a dirgli addio). Sono una persona ingorda e pure assillante, dovrei essere felice e contenta, nella mia grossa e bella gabbia e dare il benvenuto all'elettricità ed essere grata al mio occupante. Con tanto amore, da Mona che vive nel 21° secolo sotto occupazione!!!» [Mona El-Farra, From Gaza, with Love, 21 gennaio 2008]
mercoledì, gennaio 23, 2008
Warmongering
Ancora l'Iran nel mirino. Apprendiamo dalla testata israeliana on line Arutz Sheva di ieri (22 gennaio) che l'ex ambasciatore USA alle Nazioni Unite, John Bolton, ha affermato - alla ottava Herzliya Conference - che Israele potrebbe attaccare presto ed autonomamente l'Iran, sottolineando che un attacco israeliano potrebbe essere l'ultima chance contro la Repubblica Islamica. Per parte sua il ministro israeliano della difesa, Shaul Mofaz, avrebbe precisato che l'opzione militare sta diventando sempre più verosimile con il passare del tempo. Come se non bastasse e senza perdere l'occasione di gettare altra benzina sul fuoco, il guerrafondaio Bolton, una delle (poche) teste neoconservatrici cadute dopo gli avvicendamenti al Congresso USA per le elezioni di "midterm", ha qualificato "timida" la stampa israeliana per non aver sviscerato i pressanti motivi che hanno condotto all'attacco condotto l'anno scorso da Israele su presunte strutture nucleari in Siria ed ha colorato il suo fanatico discorso con una serie di congetture circa la natura di quelle (presunte) strutture. "Non sappiamo se in effetti si trattasse di spazio concesso alla Corea del Nord per ricostituire il programma nucleare nord coreano. Non sappiamo se si trattasse di vendita di tecnologia ed equipaggiamenti direttamente dalla Corea del Nord alla Siria e non sappiamo se fosse magari una joint venture tra la Siria e la Corea del Nord che lavoravano insieme", ha detto Bolton, enfatizzando che la povertà di notizie è dovuta all'imbarazzo in cui si troverebbe il suo paese per una reviviscenza del programma nucleare nord coreano nel momento in cui gli USA stanno adottando, in proposito, un atteggiamento defilato. Ribadendo il successo della sortita siriana (e non mancando di ispirarsi alla narrativa dei criminali nazisti, che giustificarono le aggressioni perpetrate in Europa sotto il profilo dell'autodifesa preventiva), l'ex diplomatico USA ha ribadito che "con il collasso della politica americana, l'attacco israeliano contro le strutture siriane e nord coreane preannuncia quello che potrebbe essere - senza un cambio di regime a Tehran - l'ultima risorsa ...a meno che [Israele] non sia disposto a vedere l'Iran procedere indisturbato verso la capacità offensiva nucleare". Cospirazione contro la pace e istigazione ad intraprendere una guerra d'aggressione sarebbero i primi capi d'accusa, in una novella Norimberga, per questo squallido personaggio tardivamente defenestrato dal consesso dell'ONU. Stupisce non tanto che parli - benché la sua pochezza sia nota - quanto che ancora lo si accolga nel più importante palcoscenico israeliano per la diffusione della politica nazionale (la Herzliya Conference) e che taluno pubblichi, senza vergogna e senza uno straccio di critica, i suoi pericolosi sproloqui.
giovedì, gennaio 10, 2008
Minacce
Questo mercoledì il presidente americano G.W. Bush, dopo un incontro a Gerusalemme con il primo ministro israeliano Ehud Olmert, ha detto che "la comunità internazionale deve capire con chiarezza la minaccia che l'Iran pone contro la pace mondiale". Nonostante il rapporto rilasciato dai servizi segreti americani [National Intelligence Estimate] il mese scorso affermi che l'Iran ha interrotto il suo programma nucleare nel 2003, Bush ha dichiarato: "l'Iran aveva un programma militare segreto che è stato sospeso... Ritengo che il rapporto del NIE intenda che si debba prendere seriamente l'Iran". [Haaretz] Certamente più difficile è prendere seriamente Bush e la spudorata reiterazione in chiave iraniana del castello di menzogne che già sta provocando il disastro iraqeno e il fallimento afghano. Il mondo - quasi tutto - vede probabilmente in questo terzetto di signori in cravatta bianco-azzurra, nelle motivazioni di chi li fa ballare e nel progressivo isolamento delle loro operazioni - politiche sarebbe troppo - una minaccia ben più grave alla pace. Non a caso Gideon Levy ha osservato, nei giorni scorsi, che "ci sono pochi altri paesi dove il papero zoppo di Washington non sarebbe salutato da contestazioni di massa, Israele sta facendo grossi sforzi per riceverlo graziosamente. L'uomo che ha causato tanta distruzione al mondo, al suo paese e a noi, è un ospite così benvenuto solo in Israele". Un impareggiabile opportunismo impedisce apparentemete al presidente Peres - quello in mezzo che non ride - di perdere la faccia. Non in questa foto. [foto Haaretz Tv]
sabato, gennaio 05, 2008
Noi non sapevamo
Verso la fine di dicembre il premier israeliano Ehud Olmert ha rifiutato qualsiasi ipotesi di tregua con Hamas per la Striscia di Gaza. Così come ha escluso che possa aver corso la proposta avanzata dai dirigenti di Hamas di un cessate il fuoco bilaterale con Israele senza condizioni, prima del riconoscimento formale (inaccettabile da parte palestinese, perchè mette una pietra tombale sul problema dei profughi e annichilisce la minoranza araba ivi residente) di Israele come Stato esclusivamente ebraico. Gaza intanto, sotto assedio con il benestare del mondo occidentale, è alla fame. Lo stillicidio degli assassini mirati continua, come continua la patetica rappresaglia palestinese a colpi di missili "casalinghi" Qassam. Tanto cascano lontano dai palazzi, su chi non ha voce in capitolo. Intanto, a riprova dell'insuccesso, fatale, della ridicola conferenza di Annapolis e mentre vengono autorizzate ulteriori costruzioni negli insediamenti - tutti illegali - nel West Bank, è di questi ultimi due giorni una ennesima, massiccia, incursione da parte dell'esercito israeliano nella città di Nablus (appunto in Cisgiordania). L'interessato collaborazionismo di Abbas evidentemente non paga e l'aspirante rais si trova ora rispetto al suo popolo nell'imbarazzante situazione di chi ha coccolato un serpente nella speranza, infondata, di non essere morso. Così come l'Europa, sotto ricatto, sta a guardare e per la seconda volta in meno di un secolo finge di non sapere, mentre tanta, troppa gente, in Palestina e in Israele, ma anche in occidente, pagherà l'ignorante e tremebonda ipocrisia di dirigenze incapaci o suicide, di stampa imbelle o asservita, di miope affarismo da quattro soldi. Nausea. (Info: Ticinonews, Corriere Canadese)
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