Parlando alla Herzliya Conference (il 22 gennaio scorso, un paio d'ore prima dell'inqualificabile intervento di John Bolton), Franco Frattini, "Commissario UE per la giustizia, la libertà e la sicurezza", ha regalato al filosionismo militante il presunto appoggio UE all'aggressione nei territori - in ispecie a Gaza - ed ottenuto un peculiare riconoscimento e un momento di grande popolarità. Non a caso l'intervento è stato immediatamente glorificato su YnetNews, versione on line della testata israeliana Yedioth Ahronoth, che ci fornisce un esempio di quanto poco si voglia far sapere - nessun quotidiano italiano ne ha parlato - delle posizioni espresse in nome della comunità europea.
L'exploit di Frattini è inqualificabile per la sensibilità di chi segua passo passo l'escalation di violenza innescata dalla dirigenza israeliana a Gaza. L'assedio che sta conducendo la Striscia di Gaza, cioè un milione e mezzo di persone, alla fame, sul punto di un disastro umanitario, è stato correttamente stigmatizzato da Amira Hass in un articolo di pochi giorni or sono su Haaretz. L'apologia di Frattini ha viceversa consentito alla stampa di occupazione di fregiarsi - a caratteri cubitali - di un inequivocabile, ipocrita lasciapassare da parte dell'imbelle Europa: "[secondo un] alto dirigente UE: l'assedio di Gaza non è un crimine di guerra". La notizia - taciuta da noi - è stata raccolta con sdegno e sgomento e così correttamente titolata da più attenti osservatori della realtà israelo palestinese: "Un alto dirigente della UE appoggia i crimini di Israele a Gaza". (Ali Abunimah).
Tra le perle dell'apologia frattiniana dell'occupazione, leggiamo allora che "i passi che hanno portato al black-out di Gaza non possono essere considerati come un crimine di guerra”. E naturalmente, di seguito - in adesione alla linea del Washington Post - che Hamas è l'origine di ogni male: “sta provocando la risposta armata d’Israele”, "non può essere un interlocutore possibile", "ha portato solo disastri”...
Tanto per non farci mancare nulla - quanto a dimostrazione che per la UE ognuno può dire ciò che meglio crede - le esternazioni dell'ex ministro italiano hanno contraddetto apertamente la nota posizione del Commissario Benita Ferrero Waldner, che (anche senza scomodare la Convenzione di Ginevra, che ne fa un principio inderogabile di diritto internazionale) si è dichiarata contraria alla punizione collettiva della popolazione di Gaza. Per enfatizzare questa (apparente) inversione di tendenza, l'articolista israeliano si è chiesto retoricamente se non sia in corso un "cambiamento nell'atteggiamento della UE verso Israele". Cosa che meriterebbe qui altri e non benevoli commenti, se l'attenzione non dovesse subito indirizzarsi verso altre stupefacenti dichiararazioni del "Commissario per la giustizia, la libertà e la sicurezza". Infatti, parole di YnetNews, "Frattini ha pure espresso un massivo mea culpa verso lo Stato di Israele, per conto della Comunità Europea, per il trattamento riservato ad Israele durante la seconda Intifada" [ndr. quella scatenata dalla repressione nel sangue della protesta palestinese innescata dalla provocatoria passeggiata di Sharon]. Sempre Frattini avrebbe infatti dichiarato che "ci sono state grosse incomprensioni negli anni recenti tra l'Europa e Israele. Israele è giustificato nelle sue preoccupazioni. Per troppo tempo l'Europa ha troppo rimproverato Israele per l'insuccesso nella pace con i palestinesi. Noi, come europei, avremmo dovuto capire prima le preoccupazioni di Israele".
Complimenti Commissario! Neanche Dershowitz nelle sue unilaterali difese delle operazioni israeliane, neanche Dennis Ross, a Camp David, nell'anteporre le preoccupazioni di Israele ai diritti dei palestinesi, avevano osato tanto.
venerdì, gennaio 25, 2008
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