domenica, febbraio 03, 2008

Postumi

In stile tutto USA, ci perviene di terza mano dalla CBS un'intervista postuma a Saddam Hussein. E' una riedizione - si ritiene, condensata - diffusa da CBS News sulle domande poste da Scott Pelley ad un oscuro agente di origine libanese dell'FBI, quattro gocce del "bello della diretta" su fatti in qualche modo comunque assodati, ma aggiustati, ove possibile, in un'ottica autoassolutoria. In ispecie nell'intervista si ribadisce che all'atto dell'invasione iraqena, fortemente voluta da George W. Bush (e prima di lui da Dick Cheney) e prospettata sin dalle primissime ore successive all'attacco sul World Trade Center, l'Iraq non possedeva armi di distruzione di massa e non c'era alcun legame tra Saddam Hussein e la sopravvalutata organizzazione di Osama Bin Laden. Il preambolo è significativo, George Piro millanta con Saddam di essere un filo diretto tra lui e il presidente Bush ed espone i trucchi (almeno, riteniamo, quelli riferibili) impiegati per entrare in confidenza con il presidente iraqeno. Ci traduce poi mesi e mesi di vicinanza con il prigioniero ed espone in poche righe i fatti che avrebbe appreso circonvenendo Saddam. Essenzialmente due: il pericolo rappresentato dalle WMD (Weapons of Mass Destruction) iraqene era solo apparentemente inesistente. Le armi non c'erano ma il perfido Saddam avrebbe consentito si potesse ancora intuire ci fossero, con ciò in qualche modo giustificando la percezione degli USA. Nulla, invece, su Osama: Saddam lo considerava un inaffidabile fanatico. Gli è che la prima questione non è adeguata all'atteggiamento di Saddam Hussein e degli ispettori dell'ONU, che avevano escluso quella possibilità (esistenza attuale di armi di distruzione di massa iraqene), la seconda è pacifica. La secolarizzazione iraqena - tramite la sua dirigenza e il regime di Saddam - non era e non è mai stata compatibile con l'atteggiamento vantato da quel che si è voluta dipingere sin dai primi momenti successivi all'11 settembre, come operazione della banda al-Qaeda. Di nuovo apprendiamo, invece, che le poesie di Saddam Hussein erano considerate assai brutte dall'agente dell'FBI George Piro e che sono stati necessari mesi di manipolazione del prigioniero per poter tradurre, a beneficio delle operazioni USA, una pretesa (ma tutta da provare) ambiguità sull'esistenza delle armi di distruzione di massa in un presunto nulla osta all'invasione. Non si può pensare che serva, infine, a giustificare l'aggressione e l'attuale disastro iraqeno, la nota conclusiva per cui - sempre secondo il filtro dell'agente George Piro - Saddam Hussein avrebbe forse avuto intenzione, "se ne avesse avuto l'opportunità", di dotarsi in futuro di queste armi.

1 commento:

Marta ha detto...

Stai seguendo le elezioni in Serbia? Hai visto che si rischiano...