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sabato, maggio 31, 2008
Vertice FAO, veleno preventivo
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mercoledì, maggio 28, 2008
Malalai Joya, una donna afghana
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A frame from Enemies of Happiness, a film that follows the campaign of an Afghan woman, Malalai Joya - then 28 year-old - as she was running in the country’s first democratic parliamentary elections in 35 years. The first clip shows Malalai Joya addressing the Loya Jirqa (Constitutional Assembly), calling for the prosecution of warlords present at the meeting and being instantly expelled from the Assembly (image left). She was elected from Farah province and on May 21, 2007, the lower house of the Afghan parliament, the Wolesi Jirga, voted to suspend her. She was accused of insulting the parliament and suspended until the end of her term in 2009. Since her suspension, she has continued to criticize warlords in the Afghan parliament despite the concerns for her safety. Human Rights Watch said, on May 21, 2008, that the Afghan parliament should reinstate her and noted that members of parliament have regularly criticized each other, but no one else has been suspended. Here the Human Rights Watch video interview with Malalai Joya. Moreover, Brad Adams, Asia director at Human Rights Watch, said that “Afghanistan is requesting billions of dollars in assistance from donors next month and presenting itself as an emerging democracy (…) If Malalai Joya remains suspended for exercising her right to free expression and has to keep moving around because of threats for which the government does nothing, what does this say about the state of human rights and democracy?” (pipistro/eng)
sabato, maggio 24, 2008
Finkelstein arrestato a Tel Aviv
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venerdì, maggio 23, 2008
Raffaele Ciriello, un vergognoso silenzio
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mercoledì, maggio 21, 2008
Enzo Baldoni, nuove tessere del mosaico iraqeno
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sabato, maggio 10, 2008
Fiera del Libro, materiale infiammabile
Tv7, 9 maggio 2008, collegamenti con Beirut, infiammata dalle avvisaglie di una guerra civile, ma soprattutto alla Fiera del Libro di Torino, trasformata nell'evento del giorno. Raccogliendo l'ultimo 'la' del presidente Napolitano, la parlamentare Nirenstein - recente acquisto nel percorso imperiale filo sionista berlusconiano - conferisce expressis verbis e formalmente senso a quel germe di scomposta critica alla politica israeliana (qualificata nell'occasione propaganda menzognera) che sta a monte del confuso boicottaggio della Fiera del capoluogo piemontese. Se qualcuno avesse avuto un dubbio sulla possibile strumentalizzazione dell'autorevole patronage presidenziale e dell'ambigua atmosfera della Fiera stessa in funzione politica pro israeliana, ora se lo è tolto. La macchina della propaganda globale che lavora all'ombra della stella di David e che finora per lo più negli USA (in Israele la questione è assai più faticosa, perchè la gente vede le cose) era riuscita a convogliare in uno stesso improbabile calderone filo sionisti, neoconservatori, guerrafondai, venditori di morte e scadenti simulacri di cristianità da avanspettacolo, ha infine penetrato (con buona pace di autorevoli analisti) il circuito europeo, spalmando i proiettili avvelenati dell'arma che si è dimostrata, nel corso degli ultimi decenni, la più efficace. Assai più dei miliardi di dollari impiegati dagli USA per fornire lo stato ebraico di ogni mezzo atto a perpetuare la sua politica di spudorato apartheid, l'establishment israeliano ha capito da tempo che la guerra si fa sui media e che la ridondanza delle armi - anche quelle nucleari - e le sortite militari sono solo un utile corollario quando la strada è stata prima spianata dalla parola. La parola ossessiva, reiterata, inoculata giorno per giorno. La parola del preconizzato Grande Fratello che passo passo convince che la storia - come i libri - è inutile e dannosa, che la guerra è pace. Complimenti agli esecutori, naturalmente, missione ancora una volta (quasi) compiuta, ma soprattutto congratulazioni ai soliti semplici astanti, agli spettatori disinvolti, a chi nella storia ha sorbito di tutto ed anche stavolta ingolla ogni cosa. A chi non ha visto prima, a chi non c'era e non poteva sapere. Fino al prossimo mescolone, fino alla prossima occasione di riversare ipocrisia e tardivo pentimento nella pignatta ribollente di una nuova ingiustizia.
giovedì, maggio 08, 2008
Mahmoud e Khalil, solo statistica
Mahmoud abu Khobayze, 16 anni. Era un giorno come gli altri. Potevo sentire sparare, ma era molto, molto lontano, così sono andato semplicemente a scuola. Non riesco nemmeno a ricordare che lezioni c'erano, inglese e arabo, penso. Khalil Dogmoush, 19 anni, il maggiore di otto fratelli, aveva seguito il padre Ismail nel commercio, gestiva un laboratorio per il taglio del granito. Era un ragazzo intelligente e avrebbe potuto fare qualsiasi cosa - dice Ismail - ma aveva dimostrato grande capacità come uomo d'affari. Nessuno avrebbe potuto credere che aveva solo 19 anni, sembrava un uomo di maggiore esperienza. Impiegava sette persone nella sua attività, in un momento in cui il lavoro è molto raro a Gaza.
Il fuoristrada della Reuters aveva a bordo due tra i vincitori di premi del team dell'agenzia, tra di essi Fadel Shana. L'autoveicolo portava le chiare insegne di un mezzo della stampa. L'equipaggio aveva cercato un punto di vista favorevole per filmare le forze armate israeliane. Ho visto la Jeep che si fermava dove c'è una vista sui campi e gli occupanti sono scesi a sistemare il loro treppiede e la telecamera - dice Mahmoud - un paio di ragazzi del villaggio erano andati dal cameraman, io ero ancora a 50 metri di distanza.
Ho sentito la prima esplosione, ho gettato la bicicletta e sono caduto a terra - continua Mahmoud - avevo tagli sul collo e sul petto, ma mi potevo muovere, così ho cominciato a strisciare via.
La detonazione del primo colpo di cannone dal carro armato aveva colto Khalil mentre guidava verso casa dopo un giorno di lavoro. Aveva due amici a bordo dell'auto. ma si era fermato ed era corso verso la Jeep danneggiata per vedere se poteva fare qualcosa. Aveva appena oltrepassato Mahmoud, che strisciava sull'asfalto quando è esploso un secondo colpo dal carro armato. Questo conteneva centinaia di piccoli dardi d'acciaio. Fanno piccole ferite d'entrata, ma terribili danni quando entrano nel corpo umano Khalil è stato colpito da molti di questi dardi e uno è penetrato nel cuore.
I dottori sono riusciti a togliere due schegge dal collo e dal petto di Mahmoud abu Khobayze, ma una flechette è penetrata in profondità nell'addome. Il dottor Ahmed Akram ha detto che la flechette ha causato estesi danni ai nervi. Se Mahmoud potrà ancora camminare, lo farà zoppicando.
Hanno seppellito Khalil Dogmoush giovedì, dopo le preghiere di mezzogiorno. Suo nonno novantenne, da cui il ragazzo aveva preso il nome, è passato attraverso tre occupazioni straniere di Gaza, due guerre e decenni di violenza e di resistenza ed era solito vantarsi di non avere mai pianto in pubblico. Alla vista del corpo del nipote è caduto a terra, gemendo.
(Stralci, riassunto e foto dal Telegraph del 23 aprile 2008)
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