mercoledì, maggio 21, 2008

Enzo Baldoni, nuove tessere del mosaico iraqeno

La vicenda di Enzo Baldoni, trucidato in Iraq nell'agosto 2004, torna continuamente d’attualità e lo farà per molto, credo, confidando così che vengano nel frattempo alla luce tante altre oscure vicende del puzzle iraqeno. E’ del 13 maggio 2008 un’intervista concessa in esclusiva a “Democracy Now!” in cui un ex graduato dell’intelligence militare USA rivela che l’Hotel Palestine di Baghdad era stato inserito in un elenco di possibili obiettivi da parte dell'esercito statunitense prima dell’uccisione di due giornalisti, avvenuta nell'aprile del 2003. Appunto l'8 aprile di quell'anno l'esercito americano bersagliò inopinatamente l’albergo Palestine. Il fatto - accidentale secondo il Pentagono - provocò la morte di due cameraman, Taras Protsyuk di Reuters e Jose Couso dell'emittente spagnola Telecinco. L’amministrazione Bush negò poi di consegnare i responsabili dell’attacco al Palestine per essere processati all'estero e gli stessi militi non vennero peraltro mai incriminati negli Stati Uniti. Proprio citando l'intervista di cui sopra, è del 15 maggio un comunicato dell'IFJ (Federazione Internazionale dei Giornalisti) che lamenta che gli USA "dovrebbero rivelare tutta la verità" sull'incidente al Palestine, avvenuto proprio un giorno prima che Baghdad cadesse in mano alle forze di invasione americane. Inutile sottolineare che l’episodio ce ne ricorda un altro del nostro recente passato iraqeno: l’impunità accordata ai responsabili dell’uccisione di Nicola Calipari e del ferimento di Giuliana Sgrena sulla strada per l'aeroporto di Baghdad. Più in generale e traendo spunto dall’attacco al Palestine, l'ex sergente dei servizi di informazione USA intervistata da "Democracy Now!", certa Adrienne Kinne (affiliata ad una associazione di veterani), rivela ora non solo di aver visto l’elenco secondo cui il Palestine era un possibile bersaglio - particolare inconciliabile col fatto che tutti sapevano che l’Hotel era solito ospitare giornalisti (circa 150 al momento delle esplosioni USA) - ma anche che in quel periodo (2003 - 2004) erano sotto controllo dell'intelligence statunitense tutte le possibili comunicazioni provenienti da organizzazioni non governative e giornalisti (anche americani) in Iraq. La Kinne prestava allora servizio a Fort Gordon, in Georgia, e la missione in cui era coinvolta, insieme ad un’altra ventina di persone, includeva l’intercettazione di tutte le comunicazioni satellitari di provenienza iraqena e afghana. Si trattava - dichiara la Kinne - di migliaia e migliaia di conversazioni e dell’identificazione di altrettanti numeri correlati ad ogni genere di attività in corso in quei paesi. Precisa infatti l'ex sergente americano: “nel corso del tempo, visto che lentamente cominciavamo ad identificare numeri e loro titolari, la cosa che mi diede grande preoccupazione fu che cominciavamo a trovare sempre più numeri che non appartenevano ad alcuna organizzazione affiliata al terrorismo o alle milizie iraqene e afghane o simili, ma ad organizzazioni umanitarie, Organizzazioni non governative, compresa la Croce Rossa, la Mezzaluna Rossa, Medici Senza Frontiere ed una gran quantità di organizzazioni per gli aiuti umanitari. Ed erano inclusi anche i giornalisti”. La conversazione dura a lungo e sono molti gli spunti meritevoli di approfondimento. Ma non è difficile immaginare perchè la si possa collegare anche agli ultimi giorni di Enzo Baldoni.

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