sabato, maggio 31, 2008
Vertice FAO, veleno preventivo
In occasione del vertice FAO, a Roma, è con naturalezza che l'ambasciatore israeliano Gideon Meir fa propria la più velenosa propaganda spruzzata sul mondo occidentale in funzione anti iraniana da Tel Aviv e dal sicariato americano, dichiarando che l'invito al presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, è una "disgrazia per il mondo". Ovvio attendersi che gli facessero eco dal bel paese, con altrettanta naturalezza, le voci del consueto allineamento, rese oggi per l'occasione ancor più grasse dalla svolta di governo e dai rinnovati suoi approcci collaterali. Il ministro Frattini non esita ad accogliere il consueto ritornello a pelosa giustificazione del fatto che nessun membro di alto livello formale del nostro esecutivo avrà un colloquio con il presidente Ahmadinejad. Lo stile, in verità, è trasversale e non è nuovo. Tutti ricordano, infatti, la mimica imbarazzata dell'ex premier Prodi allorché dovette giustificare la penosa accoglienza riservata al Dalai Lama. Fu tutto, allora, per compiacere la Cina. E poichè quanto a rispetto dei diritti umani e legalità internazionale anche Israele deve superare una china discesa con spudorata cinquantennale caparbietà, ma gode tuttora di un malriposto occhio di riguardo, anche indotto dall'amico americano, la vicenda neppure oggi stupisce. Cambiano i suonatori, punto. Per la musica attenderemo. Ed oggi, nell'occasione del vertice FAO, si ribadisce allora che non potrebbe essere un interlocutore per l'Italia "chi dice che Israele deve essere cancellato dalla carta geografica". Su queste parole, fasulle ma riportate sino alla nausea a livello di rotocalco spicciolo, la questione è nota dal momento della stessa loro pronuncia nel 2006. Il discorso di Ahmadinejad venne dolosamente 'mal tradotto' e volonterosamente equivocato. Ma questo - per chi non parla persiano (e siamo tanti) - si sapeva già poche ore dopo il discorso da fonte non sospetta, il New York Times. Evidentemente, al riguardo, gli ulteriori approfondimenti di una pletora di intellettuali e linguisti nulla puote contro la gustosa possibilità di perpetuare un libello malevolo e strumentale, per quanto campato in aria. Transeat (si fa per dire). E allora perchè non calcare la mano? Tanto alcune notizie in fondo nessuno le verifica, per tacere il fatto che nella realtà politica e popolare italiana ben pochi se ne occupano. La politica fatta di slogan è quasi un punto d'onore per gli analisti da bar, ma anche per i tuttologi da TV e - assai più spesso di quanto non si possa pensare - per gli stessi parlamentari italiani che di tali notizie dovrebbero fare dovere e professione. Il livello generale di conoscenza delle vicende medio orientali in Italia, del resto, è noto. Ed è minimale. Quindi leggiamo sull'ultima agenzia che lo stesso capo della Farnesina avrebbe lamentato l'insoddisfazione per la mancata risposta di Teheran agli ultimi rilievi contenuti nel rapporto della Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA). Un sassolino in più in funzione preventiva. Ebbene, ne prendiamo atto, ma poichè il rapporto, contemporaneamente comunicato il 26 maggio da Mohamed ElBaradei al Consiglio di Sicurezza dell'ONU e al Board of Governors dell'Agenzia, verrà reso noto al pubblico - sembra - solo il 2 giugno prossimo, indiscrezione per indiscrezione dobbiamo annotare che c'è chi oggi afferma, viceversa, che la collaborazione dell'Iran va ben oltre quanto richiesto dal NPT (Trattato di non proliferazione nucleare). E inoltre - ma questo nel rapporto non c'è - che sarebbe auspicabile se l'Agenzia IAEA come corpo internazionale volesse adempiere ai suoi doveri indipendentemente dai programmi delle grosse potenze e dei loro clienti. Ma poi, dopo il 2 giugno, qualcuno si prenderà davvero la briga di estrarre, tradurre e diffondere il contenuto del rapporto?
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