domenica, giugno 15, 2008
Nucleare iraniano, ogni occasione è buona
Una rete del contrabbando internazionale "potrebbe" avere fornito all'Iran progetti per la costruzione di ordigni nucleari avanzati. Questo il succo della notizia che impazza in queste ore in rete e sui media e viene immediatamente ripresa dai circoli neocon del pianeta. Senza vergogna e senza neppure darsi la pena di riassumerla correttamente - cioè, almeno letteralmente - anche i fogli nostrani legati alla giostra dell'informazione governativa italiana e americana spargono a piene mani le loro colorite illazioni. Ma nessuno si sofferma sulla particella più significativa nelle poche righe sopra riportate, cioè il verbo al condizionale, potrebbe. Qualsiasi mediocre leguleio conosce perfettamente il senso di quel condizionale e la sua debolezza. Lo scadente circo mediatico nostrano evidentemente no. E quindi il dove, il come, il quando e il perchè questi benedetti progetti potrebbero essere filtrati nelle avide mani persiane, come al solito, restano particolari di poco conto. Il sassolino, per quanto ridicolo, è lanciato e coglierà nel segno colpendo il disinvolto subconscio nazionale in tema di politica internazionale. Il mainstream italiano, ormai impantanato nelle maglie appiccicose della riedizione in chiave europea del mostro lobbystico d'oltreoceano, si adegua infatti con volonterosa alacrità alla campagna di disinformazione "ziocon", nel patetico tentativo di giustificare la follia di un'azione militare contro la Repubblica Islamica. Viceversa Haaretz, forse nel timore di perdere la faccia enfatizzando fuori misura le direttive nazionali che sovrintendono al tam tam americano ed europeo, si limita a riportare senza calcar la penna le più vaghe agenzie. Riprendiamo allora anche noi la notiziola dandole il peso che merita. Innanzitutto non è nuova, come non è nuova la rete planetaria di forniture nucleari, non proprio trasparenti, dello scienziato pakistano Abdul Qadeer Khan. Per altro verso la fonte primaria di questa minestra riscaldata sembra essere quanto emerso già nel novembre 2007 dalla distruzione da parte del governo elvetico del materiale informatico riferibile alla famiglia svizzera Tinner, legata agli affari dello stesso A.Q. Khan e un esponente della quale, Urs Tinner, è stato arrestato sin dall'ottobre 2004 e - come autorevolmente affermato - è stato per tanto tempo sui libri paga della CIA. All'atto della distruzione di questo materiale in formato elettronico, costituito da una trentina di migliaia di file per circa un terabyte, l'intelligence americano e la IAEA (che sovrintendeva all'operazione) sarebbero stati tanto vicini ai progetti sensibili rinvenuti nei computer svizzeri, da individuare in essi allarmanti riferimenti ad attrezzature nucleari che si assumono di tipo pakistano. In più essi avrebbero ipotizzato che tali progetti potrebbero (di nuovo il condizionale) essere filtrati chissà dove prima della loro distruzione ("But U.N. officials cannot rule out the possibility that the blueprints were shared with others before their discovery" - Washington Post). Tutto qui. Di Iran neppure l'ombra, salvo un improbabile accenno giornalistico al fatto che alcuni disegni, anch'essi di presunta provenienza pakistana, sarebbero stati forniti alla medesima Repubblica Islamica nel 1987, cioè 21 anni fa. Inutile dire che Abdul Qadeer Khan - perdonato in Pakistan per la sua non commendevole attività, ma sottoposto a blandi arresti domiciliari al suo paese - non parla, né sembra lo possa fare. E il governo di Musharraf non concede, né concederà alcuna precisazione al riguardo. Ma nulla vieta oggi e per qualche giorno ad una rete mediatica ipocrita ed eccitata in funzione anti iraniana di vendere i "potrebbe" come se fossero notizie allo svagato pubblico occidentale, senza aggiungere che la rete di Abdul Qadeer Khan potrebbe di recente aver venduto progetti all'Iran, così come il Pentagono potrebbe ospitare - è difficile ipotizzarlo ma il condizionale e alcuni fatti lo consentono - una rampa di atterraggio per astronavi aliene.
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