giovedì, novembre 17, 2005
Senza regole
Siamo finalmente giunti alla conclusione - lo abbiamo visto o percepito in tutti i modi - e abbiamo raggiunto la consapevolezza che nonostante le convenzioni internazionali e la blanda supervisione dell'ONU in guerra non esistano regole e conseguentemente, in modo più o meno evidente, che le poche che si asserisce esistano, almeno sulla carta, vengano trascurate sulla pelle del nemico e delle popolazioni civili. Nessuno dubita che un cavillo di diritto internazionale o la semplice non adesione a un protocollo consenta all'esercito di un paese di utilizzare l'arma tale o tal altra, ma questo nulla ha a che fare con il sentimento che in modo tendenzialmente globale dovrebbe animare chi, di queste regole, ha voluto farsi promotore. Per essere chiari, tra le maglie delle convenzioni internazionali possono filtrare, con tutta probabilità, centinaia di vecchi e nuovi sistemi di offesa che, quand'anche non riconosciuti illegali, verrebbero oggi a qualsiasi latitudine ripudiati come inumani e (in una futura ed auspicabile regolamentazione imperativa per tutti i paesi) fonte di responsabilità per chi le usa. E ciò a prescindere dall'efficacia di queste armi e dal contributo alla rapida e risolutiva cessazione di un conflitto, della quale nessuno dubita. Se infatti non si dovesse da questo prescindere è lecito immaginare, per esempio, che un ordigno nucleare sia tuttora rapido e particolarmente efficace per la "composizione" di una vertenza internazionale, laddove peraltro c'è ancora chi sottintende - e non fra le righe o negli oscuri conciliaboli dei fondamentalisti - l'attualità di questa chance ... Sotto questo aspetto occorre aggiungere che l'arma del terrorismo, pressochè inesauribile e a costi ridicoli, appare anch'essa di rara e micidiale efficacia. Soprattutto pensando che un morto dei paesi autodefinitisi progrediti, tra i quali il nostro, pesa nel nostro immaginario assai più di 1000 morti di un generico e variabile altrove. Allora bisogna accettare il fatto che non ci siano regole, come in pratica succede adesso, ovvero combattere perchè ci siano e siano cogenti, sempre e per tutti, consapevoli del fatto che la regola del potente o del vincitore contingente non varrà a fermare, nemmeno con la propaganda, la reazione con gli strumenti più poveramente subdoli o micidiali degli oppressi o presunti tali.
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