venerdì, maggio 23, 2008

Raffaele Ciriello, un vergognoso silenzio

Il 13 marzo 2002, colpito da una raffica proveniente da un carro armato israeliano, moriva a Ramallah il reporter italiano Raffaele Ciriello, noto fotografo di guerra, mentre stava documentando un rastrellamento dell'esercito israeliano nei Territori occupati palestinesi. La consulenza medico-legale poi disposta in Italia sul corpo di Ciriello avrebbe evidenziato che il reporter era stato colpito da cinque proiettili cal. 7.62 Nato che avevano provocato lesioni al fegato, alla milza, allo stomaco, all'intestino e fratture multiple al bacino. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, che aveva intrapreso il relativo procedimento penale per acclarare i fatti ed individuare gli autori del crimine, ricostruiva così l'omicidio in base al video girato dallo stesso Ciriello mentre subiva i colpi mortali (nella foto tratta, dal video, la raffica del tank israeliano) e alle testimonianze dei presenti in quel momento sul posto: «1. A un dato momento un uomo non identificato, indossante un giubbotto blu, spara quattro colpi di fucile in direzione del carro armato; 2. Non si nota alcuna reazione immediata da parte del carro armato; 3. [Amedeo] Ricucci filma il carro armato per un buon numero di secondi; 4 Subito dopo Ciriello inizia pure lui a filmare il carro armato, ma viene subito colpito: nel filmato che egli sta girando si vede chiaramente il tracciato della raffica che sta per colpirlo, proveniente dala carro armato. 5. La raffica che ha colpito Ciriello è stata sparata dal carro armato 55 secondi dopo i quattro colpi di fucile esplosi dall'uomo non identificato indossante il giubbotto blu: ciò emerge chiaramente dal nastro di Ciriello, il quale ha filmato senza interruzione durante quel lasso di tempo». Precisava quindi la Procura che Ciriello si era sporto dall'edificio per riprendere il carro armato israeliano, che era passato quasi un minuto dai colpi sparati da un miliziano palestinese e che questi colpi (sparati con un Kalashnikov) non erano idonei a perforare la blindatura di un carro armato del tipo ritratto nei fotogrammi. Il giorno prima, 12 marzo, come riferito da un altro testimone, Norberto Sanna della RAI, il tetto dell'albergo City Inn di Ramallah, che notoriamente ospitava solo giornalisti, era stato bersagliato dai colpi dell'esercito israeliano per venti o trenta minuti. Solo più di un anno dopo (nel luglio del 2003), il governo israeliano rispondeva alla richiesta di rogatoria inoltrata dalla Procura milanese nei seguenti termini: «Poichè lo Stato di Israele e la Repubblica Italiana hanno entrambi ratificato la Convenzione Europea di assistenza giudiziaria in materia penale, firmata a Strasburgo il 20 aprile 1959, in data 18 giugno 2002 questo Ufficio, tramite il Ministero della Giustizia in Roma, inoltrava una rogatoria alle Autorità competenti dello Stato d'Israele, le quali venivano richieste di 1. identificare il predetto carro armato, il suo equipaggio e la persona che esplose i colpi che causarono la morte di Raffaele Ciriello. 2. Informare questo Ufficio circa i risultati di qualsiasi inchiesta amministrativa o giudiziaria che fosse condotta dalle Autorità dello Stato d'Israele sul fatto di cui sopra. La risposta alla lettera rogatoria perveniva a questo Ufficio solo nel luglio del 2003 tramite una lettera proveniente dal Ministero della giustizia dello Stato di Israele. In verità tale missiva non rispondeva al quesito n. 1, ma soltanto - e parzialmente - la quesito n. 2, trasmettendo una relazione d'inchiesta redatta dalla Forze armate israeliane circa l'incidente». La relazione dell'IDF, fatta propria dal Governo israeliano concludeva dichiarando - in buona sostanza - che si era trattato di un "evento sfortunato e tragico" e che "non vi era alcun torto a carico delle forze IDF coinvolte". L'11 settembre del 2003, la Procura della Repubblica a Milano, dopo aver sottolineato le circostanze rilevanti del delitto commesso ai danni del fotografo italiano, vista la reticenza del governo israeliano e la necessità che i fatti venissero comunque sottoposti ad una autorità indipendente (diversa dall'esercito israeliano e dal suo governo, che del primo era stato semplice portavoce) era quindi costretta a richiedere l'archiviazione del procedimento per essere rimasti ignoti gli autori del crimine e a trasmettere gli atti al governo per ottenere l'instaurazione di un procedimento penale all'estero, chiedendo che «il signor Ministro della Giustizia voglia valutare l'opportunità di proporre la denuncia prevista dalla predetta norma [art. 21 della Convenzione Europea di assistenza giudiziaria in materia penale firmata a Strasburgo il 20 aprile 1959 - Legge 23.2.1961, n. 215], onde ottenere che si instauri un procedimento penale dinanzi all'autorità giudiziaria dello Stato di Israele circa l'uccisione del cittadino italiano Ciriello Ascanio Raffaele». Da allora, il silenzio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho conosciuto Lello circa trenta anni fa, ho condiviso con lui la passione iniziale per le foto di viaggio quando usava(mo) una semplice Minox tascabile, abbiamo viaggiato in moto assieme e fatto tante cose. Sono contento che qualcuno si ricordi di lui e della fine orribile che ha fatto.
Un saluto.