venerdì, giugno 27, 2008
Mordechai Vanunu, l'ultimo appello
«Cari Editori, sono Mordechai Vanunu, quello che ha detto la verità sul programma nucleare israeliano nel 1986 e ha pagato con 18 anni della propria vita in una prigione israeliana. Sono stato rilasciato nell'aprile del 2004, ma Israele mi ha negato i diritti umani della libertà di parola e della libertà nei movimenti. Non mi è stato permesso di lasciare Israele dal 1986. E siamo ora nel 2008. L'8 luglio 2008 ritornerò davanti al giudice perchè ho proposto appello contro una sentenza che mi ha condannato ad altri 6 mesi di prigione per aver parlato con i media stranieri dopo il mio rilascio nel 2004. Chiedo ai media di riferire il mio caso e che sostengano gli sforzi dei miei avvocati in Norvegia per procurarmi l'asilo politico. Israele sostiene che dispongo ancora di segreti sul loro impianto nucleare sotterraneo, un posto che non vedo da ventitrè anni e che gli ispettori dell'AIEA non hanno mai visitato. Ho detto tutto quello che sapevo sul programma di armamento nucleare israeliano, nel 1986, perchè ho seguito la voce della mia coscienza e volevo evitare guerre nucleari. Dal 2004 ho parlato con migliaia di turisti e pellegrini a Gerusalemme Est e ho registrato ore di video ora disponibili in rete. La fondazione di Israele avvenne in conformità con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. Chiedo al mondo che si pretenda [da Israele] che la rispetti in questo caso. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese. (Art. 13.2) Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. (Art. 19)» VANUNU MORDECHAI J. C. (4 giugno 2008)
mercoledì, giugno 18, 2008
Ancora sul "Nuclear Ring"
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Riassunto e aggiornamenti su Le Temps (CH) 19 giugno 2008.
«...En Suisse, l'affaire Tinner est encore loin d'avoir révélé tous ses secrets. Il reste par exemple à expliquer pourquoi la justice a mis autant de temps à lancer des poursuites contre les trois ingénieurs. Le rapport de la police de Malaisie révélait beaucoup de choses. Les quelques éléments de l'enquête suisse qu'on peut lire dans les diverses décisions du Tribunal fédéral et du Tribunal pénal fédéral ne font le plus souvent que confirmer des faits que l'on trouve déjà dans le rapport des enquêteurs de Kuala Lumpur. Leur document est public depuis février 2004. Or les Tinner n'ont été arrêtés qu'en octobre 2004, et les deux frères sont maintenus en détention, aujourd'hui encore, au motif notamment qu'ils risqueraient de faire disparaître des preuves ou d'influencer des témoins. Pourquoi cette lenteur de la justice helvétique? Les Tinner auraient-ils aussi travaillé pour les services secrets suisses?»
domenica, giugno 15, 2008
Nucleare iraniano, ogni occasione è buona
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lunedì, giugno 09, 2008
Project for the New Italian Century
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venerdì, giugno 06, 2008
Benedetto Cipriani, chi l'ha visto?
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Affidato alle incerte condizioni di un decreto di estradizione firmato dal ministro Castelli ed eseguito dal ministro Mastella, per cui - se condannato a pena detentiva - dovrebbe essere concesso al nostro connazionale di scontare la pena in Italia, sappiamo solo che all'udienza di probable cause del 12 dicembre 2007 (una specie di udienza preliminare) il giudice Joseph Q. Koletsky ha deciso che lo Stato del Connecticut disponeva di prove sufficienti per procedere contro Cipriani, gravato di tre imputazioni di omicidio ed una di cospirazione per commettere omicidio, ed ha fissato l'udienza del 24 gennaio 2008 per il dibattimento. Da allora, a parte il laconico accenno del 5 maggio di cui si è detto sopra, più nulla. Né là, né qui.
Qui la storia (e anche su La Torre di Babele - blog Tg1), ma ricordiamo brevemente che il 16 luglio 2007 la Corte Superiore di Enfield, nel Connecticut, si era riunita per procedere nei confronti di Cipriani, accusato di essere stato il mandante, nel 2003, dell'omicidio di Robert "Bobby" Stears, marito di Shelly, una donna con cui Cipriani aveva avuto tempo prima una relazione amorosa. Il presunto incarico criminale, conferito secondo l'accusa a tre giovani balordi (Erik Martinez, Michael Castillo e Jose Guzman) per poche migliaia di dollari, era poi asseritamente degenerato in un allucinante triplice omicidio. Erano infatti caduti sotto i colpi di uno dei presunti sicari, oltre a Bobby Stears, anche un socio d'affari del primo (Barry Rossi) e un loro impiegato (il meccanico Lorne Stevens). Nel dettaglio - secondo l'accusa - Michael Castillo aveva guidato la propria auto per trasportare Jose Guzman sul luogo dell'omicidio. Erik Martinez aveva confessato di aver procurato l'arma usata per i delitti ed in seguito aveva testimoniato contro Cipriani raccontando che "una sera, mentre tornava da una cena con sua madre e il suo nuovo fidanzato, Benedetto Cipriani, questi gli chiese se era interessato ad un lavoro, 'far fuori' un tizio che - egli disse - aveva stuprato la figlia di un compagno di lavoro". Jose Guzman aveva confessato di aver sparato (uccidendo Stears, Rossi e Stevens) e di aver ricevuto alcune migliaia di dollari da Cipriani.
Su questi presupposti il giudice Richard W. Dyer della Corte di Enfield aveva fissato una cauzione di 7,5 milioni di dollari per il nostro connazionale, aderendo alla tesi del pubblico ministero sul pericolo che Cipriani volesse fuggire (nuovamente, secondo l'accusa) dallo Stato. L'ormai lontano 15 ottobre 2007 è stato emesso il verdetto di colpevolezza per Michael Castillo. Ma quindici giorni prima - il 1° ottobre - nello stesso processo contro Michael Castillo, Jose Guzman, che aveva confessato gli omicidi concordando con l'accusa una pena diversa dalla pena di morte (due ergastoli) con la promessa di testimoniare contro gli altri coimputati, ha invece rifiutato di testimoniare annullando di fatto l'accordo con la pubblica accusa.
Nel sintetico articolo del 5 maggio scorso, il Journal Inquirer ci comunica che per il processo contro Guzman (che dovrebbe affrontare, a questo punto, la possibilità di una condanna a morte) è prevista un'udienza per il 4 settembre prossimo. E il processo a Benedetto Cipriani? Come detto, continua. Così come il rigoroso silenzio delle autorità e l'apparente disinteresse della stampa italiana.
martedì, giugno 03, 2008
Nuclear clowning
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E' però ancora più facile sospettare oggi che tutta la questione sia rivolta a frustrare la minaccia economica costituita dall'Iran, per gli USA & Co. in Medio Oriente. Stiamo parlando di circa settanta miioni di giovani istruiti, che siedono su una considerevole quantità di petrolio (e di gas naturale), che guardano al mercato asiatico e sono attratti da neonati bisogni in stile occidentale. Tutto qui. Sulla via aperta dai fatti dell'11 settembre, l'Iran è già stato sottoposto a tre serie di sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (su ispirazione USA) in merito al suo rifiuto di sospendere le operazioni di arricchimento del'uranio, utili per ricavare combustibile nucleare come per costruire il nucleo fissile di una bomba atomica. A questo proposito l'Iran ribadisce che il suo programma nuclare è rivolto a scopi pacifici e alla produzione di energia ed ha finora rifiutato di interrompere le operazioni di arricchimento come precondizione per i negoziati, sottolineando di avere il diritto di svolgere quella attività secondo il Trattato di non proliferazione nucleare (NPT). In più la Repubblica Islamica ha ripetutamente dichiarato di essere pronta a negoziare con le potenze mondiali per 'alleviare le preoccupazioni' dell'occidente sulla propria attività nucleare.
Tre giorni fa qualcuno ha detto, come se si trattasse di una grossa notizia, che gli ispettori del comitato di controllo dell'ONU (AIEA) erano allarmati perchè l'Iran è in possesso di un documento che descrive il processo per costruire quello che potrebbe essere il "core" di un ordigno nucleare. Nulla che non si sapesse già. Si tratta del cosiddetto "uranium metal document", un documento di 15 pagine che descrive il processo di riduzione dell'UF6 (uranio esafluoride) per ricavarne uranio metallico in due emisferi, del tipo usato nelle testate nucleari. Iran ha dichiarato all'AIEA che il documento è stato ricevuto sin dal 1987 (incidentalmente, nel 1987 l'Iran era ancora in guerra contro l'Iraq) insieme alle specifiche per costruire le cosiddette centrifughe P1 usate per arricchire l'uranio, ed ha ribadito di non averlo richiesto. E' da sottolineare che l'AIEA ha riferito dell'esistenza di tale documento sin dal 2006 ed ha ricevuto, l'8 novembre 2007, una copia delle 15 pagine che lo costituiscono, ma ha di seguito dichiarato di "non aver rinvenuto indicazione di alcuna attività relativa al processo di riconversione dell'UF6 in Iran" (Rapporto del Direttore Generale dall'AIEA al Consiglio dei Governatori, GOV/2007/58) [1]. Tanto rumore per nulla.
Ciò detto, nella "Dichiarazione introduttiva al Consiglio dei Governatori" presentata il 2 giugno 2008 dal Direttore Generale dell'AIEA, Dr. Mohamed ElBaradei, possiamo leggere che "per mettere le cose nell'ottica giusta [deve essere sottolineato che] l'Agenzia allo stato non ha informazioni - a parte l'uranium metal document - su attuali progetti o costruzione da parte dell'Iran di componenti nucleari o di altri componenti chiave per un ordigno nucleare. Allo stesso modo l'Agenzia non ha avuto indicazioni dell'uso attuale di materiale nucleare connesso con gli studi allegati". E sembra allora ridicola l'ulteriore dichiarazione svolta per indebolire questi risultati, forse sotto pressione di qualche clown occidentale, per cui "benché l'Agenzia possa verificare e fornire assicurazioni sulle attività iraniane passate e presenti, le preoccupazioni sulle future intenzioni dell'Iran vanno ben al di là delle verifiche" dell'Agenzia.
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[1] Board of Governors - GOV/2007/58 - Date: 15 November 2007
"A.3. Uranium Metal Document - 25. On 8 November 2007, the Agency received a copy of the 15-page document describing the procedures for the reduction of UF6 to uranium metal and casting it into hemispheres. Iran has reiterated that this document was received along with the P-1 centrifuge documentation in 1987. The Agency has shared this document with Pakistan, the purported country of origin, and is seeking more information. Iran stated that the reconversion unit with casting equipment mentioned in the one-page1987 offer was not pursued with the supply network. Apart from the conversion experiments of UF4 to uranium metal at the Tehran Nuclear Research Centre (GOV/2004/60 Annex, para. 2), the Agency has seen no indication of any UF6 reconversion and casting activity in Iran. It should be noted, however,that a small UF6 to uranium metal conversion line in the Uranium Conversion Facility (UCF) was declared by Iran in the design information questionnaire for the UCF (GOV/2003/75, Annex 1, para.3). This line has not been built, as verified by the Agency’s inspectors".
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Short, IAEA, the UN nuclear watchdog, demands that Iran come clean over its past atomic work, suspected on the base of intelligence suggesting Iran was engaged in weaponization studies, the so called alleged studies. Namely, we must stress, in the past. The West - that is US, its clients and valets - fears Iran could use its nuclear programme to make atomic weapons. Tehran has repeatedly dismissed the intelligence as fabricated, and the allegations that it was seeking to build a bomb as baseless. Western countries such as the United States insist that Tehran should actively disprove the allegations rather than simply dismiss them as untrue. Easy to say, in this respect, that providing the evidence of non existence of something that does not exist is simply impossible. Alas, we got to see the same preposterous claim about alleged Iraqi WMD under heavy pressure from Washington.
It’s easier to suspect that the whole stuff is aimed at frustrating Iranian economic threat to the US & Co. egemony in the Middle East. We’re talking about 70 million young learned people, sitting over a remarkable lot of oil, looking at the Asia market and attracted by newly born western style needs. That’s it. On the path of the after 911, Iran is already under three sets of (US inspired) UN Security Council sanctions over its refusal to suspend uranium enrichment work, which can be used to make nuclear fuel as well as the fissile core of an atom bomb. In this respect Iran maintains that its nuclear programme is aimed at peaceful ends and energy production and has so far rejected halting uranium enrichment as a pre-condition to talks, stressing it has a right to the activity under the nuclear Non-proliferation Treaty (NPT). Moreover the Islamic Republic repeatedly said it is ready to negotiate with world powers to ‘alleviate concerns’ over its nuclear activity.
Three days ago some said, as if it were big news, that inspectors from the UN atomic watchdog were alarmed that Iran has in its possession a document describing the process for making what could be the core of a nuclear weapon. Nothing we did not hear of before, it is the so called uranium metal document, a 15-page document describing process for the reduction of UF6 (Uranium hexafluoride) to uranium metal and machining uranium metal into two hemispheres of the kind used in nuclear warheads. Iran has told the IAEA that the document was received back in 1987 (by the way in 1987 Iran was still at war with Iraq) along with design information for the so-called P1 centrifuges used to enrich uranium, and insists it did not request it. It must be underlined that IAEA reported the existence of such a document since 2006, and received on November 8, 2007, a copy of the relevant 15-page evidence, but later declared that “has seen no indication of any UF6 reconversion and casting activity in Iran” (Report by the Director General of IAEA to the Board of Governors, GOV/2007/58). Much ado about nothing.
This said, in the “Introductory Statement to the Board of Governors” made on June 2, 2008, by IAEA Director General, Dr. Mohamed ElBaradei, we can read that “To put things into perspective [it must be emphasized] that the Agency currently has no information - apart from the uranium metal document - on the actual design or manufacture by Iran of nuclear material components, or of other key components, of a nuclear weapon. Likewise, the Agency has not seen indications of the actual use of nuclear material in connection with the alleged studies”. And it seems then ludicrous a further worried statement made in order to soften those outcomes, maybe under pressure from some western clowns, that “while the Agency can verify and provide assurances about Iran´s past and present nuclear activities, concerns about Iran´s future intentions go well beyond verification” of the Agency. (pipistro/eng) (iraqwar)
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