venerdì, luglio 04, 2008

Ipi e Tapi, guerra per il gas?

Sembrano nomi da personaggi dei fumetti, IPI e TAPI, invece sono i protagonisti di un ulteriore motivo per gettare carburante sul fuoco della propaganda anti iraniana. Pare che entro fine mese la prospettata collaborazione tra Iran, Pakistan e India (IPI) per l'approvvigionamento di gas al continente indiano sarà cosa fatta. Le dirigenze di quei paesi stanno per siglare un accordo per la costruzione del gasdotto che servirà ad esaudire la sete indiana di energia, portando una consistente quantità di gas iraniano, attraverso il Pakistan (che incasserà i relativi diritti per il passaggio) in India. Un condotto denominato "Peace Pipeline" e contemporaneamente un affare da 7 miliardi e mezzo di dollari, uno schiaffo alle sanzioni ONU di derivazione americana. L'India - dopo una serie di tentennamenti indotti dalle pressioni degli Stati Uniti - avrebbe infine scelto di far parte di un asse tutto asiatico per rifornirsi di gas, preferendo la concretezza del progetto iraniano alla stagnazione di analogo progetto occidentale. Ed ecco il secondo protagonista della vicenda: TAPI, cioè il piano americano per incanalare il gas necessario alle incipienti ed imponenti necessità indiane ricavandolo da presunti giacimenti in Turkmenistan, attraverso l'Afghanistan - tuttora martoriato dalla guerra - e il Pakistan. Un progetto che, vuoi per l'incremento dei costi, vuoi per la situazione afghana, sembra non essere (o non essere più) appetibile, né economico. Questo è allora il motivo per infiammare le polveri del "problema" iraniano e stamane apprendiamo dal Corriere della Sera che "secondo l’ammiraglio James Winnefeld, comandante della Sesta flotta Usa nel Mediterraneo, l’Iran probabilmente lancerà un attacco con missili balistici contro Israele, e gli Stati Uniti e gli alleati Nato devono prepararsi a questa eventualità". Il pezzullo - cinque o sei righe - tace il motivo di questa gratuita boutade, ma farebbe riferimento ad analogo monito comparso su Haaretz di stamattina. Ce lo andiamo a leggere e anche il nostro allarme quotidiano viene sensibilmente ridimensionato. Infatti il quotidiano israeliano, riportando nel corpo dell'articolo le parole dell'ammiraglio Winnefeld, ha preventivamente titolato quanto già detto, ridetto e ritenuto nelle scorse settimane e non si tratta certo di una novità. L'Iran ribadisce il fatto che "Any attack on our nuclear facility will be beginning of war", cioè promette che un eventuale attacco alle proprie strutture nucleari segnerà l'inizio di una guerra. Il sistema non è nuovo: liquidando in poche righe esplosive una reazione già paventata e motivata ma solo ipotetica della Repubblica Islamica come se fosse una sua probabile ed autonoma iniziativa, il messaggio arriva forte e chiaro. I fatti no.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non c'è da fidarsi tanto dell'Iran nè della Siria. Da quelle parti, sta venendo fuori un casino che neanche ci immaginiamo e non c'entrano nè petrolio nè oleodotti: la Russia sta tentando di riorganizzarsi anche nel Mediterraneo, nel medioriente e nell'Asia centrale, non è un caso che ci sia recentemente stata una esercitazione nel Mediterraneo cui hanno preso parti navi russe- tra cui la portaerei Kutznetz (scusa ma non ricordo l'ortografia)- la cui base era in Siria.