Nel 1988 l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina organizzò un viaggio per mare, partenza da Cipro, destinazione il porto israeliano di Haifa. L'imbarcazione pronta per il viaggio, denominata Sol Phryne, fu danneggiata da una bomba nel porto cipriota di Limassol prima della partenza. Un giorno prima tre ufficiali dell'OLP erano stati uccisi, sempre a Limassol, con una bomba installata nella loro auto. Sono passati più di vent'anni. Tra il 6 e il 7 agosto prossimi, due imbarcazioni di legno (la Free Gaza, di ventuno metri e la Liberty, di diciotto, entrambe battenti bandiera greca) partiranno da Cipro per approdare a Gaza. La spedizione è stata ideata da tempo ed organizzata dal Movimento Free Gaza. Tra gli organizzatori Paul Larudee di El Cerrito (California) e Greta Berlin. Quest'ultima spiegava, lo scorso agosto, che il progetto, già sul punto di essere messo in pratica, veniva posticipato per tre ordini di motivi: "primo, semplicemente non abbiano i soldi per comprare le imbarcazioni di cui abbiamo bisogno; secondo, molti dei problemi logistici come la registrazione delle navi, l'assicurazione per il viaggio e il reperimento di un comandante impegnato nel progetto e di una ciurma hanno richiesto più tempo del previsto; infine, abbiamo deciso di coordinare l'operazione con il 60° anniversario della Nakba". Oggi, raccolti secondo gli organizzatori circa 300.000 dollari ed armate le due imbarcazioni, la spedizione è sul punto di prendere il mare dal porto cipriota di Larnaca alla volta di Gaza, mettendo nuovamente in fibrillazione, dopo vent'anni, la dirigenza e i media israeliani. Secondo il movimento Free Gaza parteciperanno alla spedizione una quarantina di persone, tra cui tre parlamentari europei, giornalisti, attivisti, sopravvissuti dell'olocausto e della nakba palestinese. "Israele sostiene di aver ritirato i propri soldati" dice Larudee, "e allora non avranno obiezioni sul fatto che noi si vada là". E aggiunge: "Siamo in contatto con le autorità di Grecia, Cipro e con i palestinesi, non c'è ragione per contattare le autorità israeliane perchè non utilizzeremo il loro territorio". Si tratterà quindi - come veniva riferito un anno fa - di approdare a Gaza aprendola simbolicamente al libero accesso internazionale, affermando cioè la sovranità palestinese sulla Striscia e sul suo mare e dimostrando allo stesso tempo, quand'anche ve ne fosse bisogno, che Israele tiene mantiene ancora Gaza sotto occupazione e peggio: un carcere a cielo aperto. All'evento viene già dato ampio risalto e non resta che aspettare la prima settimana di agosto per capire se da Israele intendano seguire una strategia di basso profilo lasciando che le navi raggiungano Gaza per evitare gli scontri che forse la spedizione vorrebbe suscitare (Haaretz), o adottare una linea rigida, illegale e - quel che più rileva - sempre meno accettabile da una comunità internazionale che in parte non accetta strumentalizzazioni e in parte va sgravandosi di sensi di colpa.
Una cosa è certa, non sarà facile, oggi, per le autorità dello stato ebraico, rinnovare l'operazione portata contro un'altra nave e i tre dirigenti dell'OLP nel 1988. In proposito non è inutile ricordare la sorte di quella spedizione abortita. L'operazione di sabotaggio riguardò la nave Sol Phryne, costruita in Giappone quarantuno anni prima, sequestrata a Cipro per debiti e pressochè in disarmo e tre dirigenti palestinesi di Fatah che asseritamente la stavano comprando per 600.000 dollari per indirizzarla ad Haifa. A bordo vi sarebbero saliti 135 palestinesi deportati da Israele, giornalisti e attivisti partiti appositamente dall'aeroporto di Atene e qualche autorità europea. La nave fu sabotata il 15 febbraio 1988. Meno di ventiquattro ore prima i tre ufficiali dell'OLP che si stavano forse occupando dell'acquisto dell'imbarcazione, erano stati massacrati facendo esplodere una bomba comandata a distanza e posta sotto il posto di guida della Volkswagen del Colonnello Marwan Ibrahim Kayyali. Secondo le autorità cipriote la nave era stata acquistata da una sconosciuta compagnia, la Karpathos Shipping, per un prezzo (appunto, 600.000 dollari) considerevolmente più alto di quanto si sarebbe potuto ricavare ad un'asta. L'OLP dichiarò successivamente che avrebbe noleggiato e non acquistato l'imbarcazione e negò che i suoi tre ufficiali fossero stati incaricati di acquistare il vascello. Prima di quel giorno la Sol Phryne, ancorata a Limassol, aveva percorso le isole della Grecia dal 67 al 74, era poi stata utilizzata per trasportare pellegrini ad Haifa e nel 1982 per evacuare milizie palestinesi da Beirut a Tunisi dopo l'invasione israeliana. Il capitano della nave, Cleanthos Vlahopoulos, dichiarò di non conoscere l'identità dei nuovi proprietari del Sol Phryne e di non essere a conoscenza del viaggio imminente. Di fatto alle 5.30 del mattino del 15 febbraio 1988, 18 ore dopo l'esplosione dell'automobile dei tre dirigenti di Fatah, il comandante Vlahopoulos e i 52 membri dell'equipaggio vennero svegliati da un'altra esplosione. Una mina magnetica sottomarina applicata sotto la linea di galleggiamento aprì una falla nel vascello ponendo nel nulla il viaggio e il progettato approdo palestinese - da molti definito teatrale - ad Haifa. Il viaggio era stato chiamato el-awda, il ritorno. Vi fu più di una rivendicazione, ma il Mossad fu ampiamente ed autorevolmente sospettato (Time) dì avere condotto l'intera operazione. Nei fatti prima che l'esplosione venisse resa nota il ministro della difesa israeliano, Yitzhak Rabin, aveva dichiarato in pubblico che Israele si sarebbe opposto al viaggio "in qualsiasi modo possibile" (New York Times).
mercoledì, luglio 30, 2008
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