Il capo dell'avvocatura militare israeliana, Gen. Avi Mendelblit ha chiuso il 13 agosto le indagini sulla morte del cameraman della Reuters Fadel Shana (nella foto), ucciso da colpi sparati da un tank israeliano a Gaza il 17 aprile 2008. I risultati dell'inchiesta sono quelli che tutti si aspettavano, gli stessi che, fra gli altri, hanno assolto i militi israeliani che avevano preso di mira, uccidendolo, il fotografo italiano Raffaele Ciriello. La commissione militare dello stato ebraico ha infatti determinato che la condotta dell'equipaggio del carro armato, che "erroneamente" identificò Shana come uomo armato, non ha oltrepassato i limiti della procedura e di conseguenza nessuno dei soldati implicati verrà processato. Risibili le precisazioni del generale Mendelblit: "L'equipaggio del carro armato non è stato capace di determinare la natura dell'oggetto montato sul treppiede ed identificarlo positivamente come un missile anti-tank, o come un mortaio, o come una telecamera" (YnetNews).
Si ricorderà che Fadel Shana, 23 anni, palestinese, stava lavorando per Reuters sulle violenze in corso a Gaza quando veniva preso di mira e trucidato da un razzo sparato da un carro armato israeliano fermo a diverse centinaia di metri di distanza. Il cameraman proseguiva a filmare fino al momento in cui il colpo mortale centrava il bersaglio scelto dall'equipaggio del tank. Indubbiamente scelto, perchè le scritte a grandi caratteri sull'autovettura del giornalista non potevano lasciare dubbi sulla natura del veicolo e del suo equipaggio. Il missile (o i missili) caricati con le micidiali flechette, uccidevano altri otto ragazzi palestinesi di età tra i 12 e i 20 anni. Una strage. Human Rights Watch dichiarava che secondo la sua indagine l'equipaggio del carro armato dell'esercito di occupazione israeliano aveva operato in modo temerario o deliberato. Un'indagine condotta per conto dell'agenzia Reuters accertava che il veicolo di Fadel Shana aveva oltrepassato, appena un'ora prima, un posto di blocco a 700 metri dai carri armati (Independent).
L'esercito di occupazione che si autodefinisce "il più morale del mondo" ha colpito ancora una volta. Ha aggiunto oggi al crimine la beffa, diffondendo l'ennesima vergognosa apologia dei propri misfatti. Ma pensando ai soldati che anche stavolta (e per l'ennesima volta) eviteranno una giusta condanna, ci si deve chiedere se sia più criminale il milite arrogante, sobillato da una dirigenza irresponsabile e da una classe politica fanatica, falsa e guerrafondaia o l'esercito e la dirigenza che assolvendolo dal suo delitto cercano di assolvere se stessi da crimini ben più gravi.
giovedì, agosto 14, 2008
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