lunedì, luglio 28, 2008

Iraq memo

Il 7 marzo 2003, poco prima dell'invasione dell'Iraq da parte della coalizione capeggiata dagli USA, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) emetteva un esaustivo aggiornamento sullo stato delle ispezioni in quel paese. Ma anche quel documento, ufficiale, che conteneva la prova definitiva delle falsità utilizzate per scatenare una guerra d'aggressione, rimaneva lettera morta, come inutile era stata l'infinità di indizi lasciata per strada dalla banda del Nuovo Secolo Americano. La banda che ha tenuto e tiene gli ultimi fili di George W. Bush, degradato solo di recente da anatra utile ad anatra zoppa e in rapida discesa - perché gli va bene - verso la pattumiera della storia. La stessa accolita che si rivolge con rinnovata alacrità (ma con qualche comprensibile difficoltà) agli elettori e ai candidati ad una presidenza che difficilmente potrà far di peggio di quella che va a morire.

Indizi innumerevoli dicevamo. Uno per tutti: gli aerei dirottati dell'11 settembre volavano ancora per i cieli degli Stati Uniti quando Donald Rumsfeld prendeva appunti per utilizzare quanto stava accadendo quale pretesto per scatenare la campagna d'Iraq. Poi qualcuno evidentemente gli disse che veniva prima l'Afghanistan e che il pretesto (già corredato di nomi, cognomi e indirizzi dei responsabili) era già bell'e pronto. Delle responsabilità italiane - sì, italianissime - in merito alla fabbricazione della bufala dell'uranio del Niger, di quanto costruì negli USA la junta "zio-con" in proposito e della riedizione del tentativo in chiave iraniana parleremo un'altra volta. Ma nessuno dimentica niente.

A bomba (ohibò, è proprio il caso di dirlo). Menzogne, connivenze e propaganda che a Norimberga indirizzarono infine e giustamente al patibolo chi si era reso responsabile anche indirettamente della follia nazista, si sono quindi ripresentate nel terzo millennio in una rielaborazione formalmente edulcorata - più elegante ma non per questo meno pericolosa - di guerrafondaio e criminale avventurismo.

Questa deriva da centinaia e centinaia di migliaia di morti, al cui riguardo occorre evidenziare che le minacce di aggressione militare sono equiparate all'intervento militare stesso dalla svalutata e tradita Carta delle Nazioni Unite - articolo 2, comma 4 - richiamata sul punto, per quanto di ragione, nel preambolo al Trattato di non proliferazione nucleare, non dimostra ancora - nonostante qualche sparuta indicazione (percepita addirittura come una "minaccia di pace" da John Bolton e gente della sua risma) - una concreta inversione di tendenza.

Ricordiamolo, allora, questo principio, che non fa male a noi e tantomeno alle smemorate elite di questo paese: "...in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, gli Stati devono astenersi,nelle loro relazioni internazionali, dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza, sia volgendola contro l’integrità territoriale o contro l’indipendenza politica di ognuno, sia in ogni altra forma incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite".

Torniamo allora un attimo a Norimberga per concludere con le inascoltate parole dell'Agenzia Atomica. Senza infatti mai dimenticare che (allora come oggi, mutatis mutandis) il criminale percorso del Reich si era avvalso indubbiamente di protagonisti e manodopera germanici, ma anche di volenterosi ed interessati collaboratori di mezza Europa, riportiamo quindi di seguito alcuni stralci del grido disperato e inascoltato dell'Agenzia IAEA che inequivocabilmente anticipava al mondo, nero su bianco e nei fatti, che la guerra di conquista mossa al popolo iraqeno - perché di questo si è trattato e si tratta - era voluta al di fuori di qualsiasi giustificazione ed anzi avvalendosi di indicazioni (chiamarle prove sarebbe troppo) all'uopo fabbricate con la collaborazione della schiuma politica e di intelligence di un'Europa imbelle. Tanto imbelle - per non dire in malafede o peggio - quanto aveva già dimostrato di essere nel secondo ventennio del secolo scorso. Non è niente di nuovo, dunque, quello che segue. E' appunto un semplice memorandum, ma sembra - anche alla luce dei proclami degli italici conquistadores - che richiamare alcuni fatti noti e arcinoti non possa far male.

"L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha fatto progressi nelle sue investigazioni sui rapporti per cui l'Iraq avrebbe cercato di comprare uranio dalla Nigeria negli anni recenti. L'investigazione si è concentrata in particolare sui documenti forniti da alcuni Stati, che hanno riferito di un accordo tra la Nigeria e l'Iraq per la compravendita di uranio tra il 1999 e il 2001. L'Agenzia ha discusso questi rapporti con i Governi dell'Iraq e del Niger, entrambi i quali hanno negato che alcuna attività di questo genere abbia avuto luogo. Da parte sua l'Iraq ha fornito all'Agenzia una esaustiva spiegazione delle sue relazioni con la Nigeria ed ha descritto una visita del febbraio 1999, dell'autorità iraqena ad alcuni paesi africani, inclusa la Nigeria, che l'Iraq ha pensato potesse aver dato luogo a quei rapporti. L'Agenzia è stata pure in grado di esaminare la corrispondenza proveniente da vari organi del governo nigeriano e di confrontare la forma, il formato, i contenuti e le firme in quella corrispondenza con quelli dei documenti relativi alla asserita compravendita. Basandosi su una analisi completa, la IAEA ha concluso, con l'accordo di esperti indipendenti, che quei documenti - che avevano formato la base dei rapporti sulle recenti forniture di uranio dalla Nigeria all'Iraq - di fatto non sono autentici. Abbiamo quindi concluso che quelle specifiche allegazioni sono infondate. In ogni caso continueremo ad investigare ogni ulteriore elemento, se emergerà, in relazione a sforzi dell'Iraq di importare illecitamente materiale nucleare".

Il rapporto - denso di dati su tutti gli aspetti "incriminati" della situazione iraqena - concludeva lapidariamente che: "Allo stato può essere dichiarato che: - non ci sono indicazioni della ripresa di attività nucleare in quei fabbricati identificati attraverso l'uso di immagini satellitari, come ricostruiti o nuovamente edificati dal 1998, né alcuna indicazione di attività proibite relativamente al nucleare in alcuno dei siti ispezionati; - non ci sono indicazioni che l'Iraq abbia tentato di importare uranio dal 1990; - non ci sono indicazioni che l'Iraq abbia tentato di importare tubi di alluminio da usare in centrifughe per l'arricchimento. Inoltre, quand'anche l'Iraq avesse perseguito questo piano, avrebbe incontrato difficoltà pratiche nella manifattura delle centrifughe derivate dai tubi di alluminio in questione; - benchè [l'Agenzia] stia ancora studiando le questioni relative ai magneti e alla produzione di magneti, non ci sono indicazioni aggiornate che l'Iraq abbia importato magneti da usare per le centrifughe in un programma di arricchimento".

Meno di un mese dopo era guerra.

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