Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì .... la guerra del 1948.
E’ un terreno minato.
La questione ebraica come la si è ereditata dopo secoli di antisemitismo culminati nella Shoah, impedisce per lo più ancora oggi un approccio obbiettivo al problema. Inoltre, le fonti scritte sull’intera questione palestinese sono sovrabbondanti da parte ebraica e molto carenti (e sempre parziali) da parte arabo-palestinese. Sicchè le fonti più attendibili sembrano essere proprio quelle israeliane, che faticosamente hanno recuperato obbiettività, e vengono considerate – in Israele – quasi blasfeme. Per quanto ho potuto appurare, soprattutto da fonti israeliane dell’estrema sinistra, le forze ebraiche e poi israeliane erano infinitamente superiori per numero, mezzi, organizzazione e capacità strategiche in prevenzione.
Senza scendere nei particolari:
- gli ebrei avrebbero potuto contare su ingentissimi aiuti economici dall’estero e su altrettanto importanti azioni di sabotaggio per bloccare fuori dalla Palestina gli aiuti (armi) ottenuti dagli arabi-palestinesi all’estero;
- gli eserciti arabi sarebbero stati scollegati, disorganizzati e non motivati. I loro capi corrotti e interessati. La popolazione palestinese terrorizzata e male armata.
Si dice che esistesse da anni un piano di invasione dell’intera Palestina da parte ebraica ed evacuazione dei nativi, confidando nel momento di assoluto squilibrio che sarebbe derivato dalla partenza degli inglesi. Sono questioni abbondantemente riferite sia da autori arabi e palestinesi sia da autori israeliani. E questi ultimi parlano di vera e propria “rimozione”, oggi, da parte degli israeliani, dei fatti umani – ingiustificabili – che hanno favorito la nascita dello Stato di Israele.
Se vogliamo fare una previsione, ci vorranno ancora ... diciamo dieci anni per ottenere dei resoconti ufficialmente imparziali di quel momento storico.
Torniamo a noi. Siamo sempre nel 1948. In poche settimane Israele (appena proclamato) occupa la maggior parte del territorio che avrebbe dovuto essere lo Stato di Palestina, oltre a Gerusalemme ovest (che avrebbe dovuto essere internazionalizzata).
Restano sotto controllo arabo-palestinese:
- la “Striscia di Gaza“ (sotto controllo egiziano)
- il “West Bank” (o Cisgiordania) (sotto controllo giordano)
- e Gerusalemme Est (sotto controllo giordano)
L’ONU manda per mediare e organizzare un accordo tra israeliani e arabi-palestinesi il conte Folke Bernadotte. E’ una Pessima idea. Il conte sviluppa alcune proposte rifiutate da ambo le parti e il 17 settembre 1948 viene assassinato dalla banda Stern (v. sopra) e qualcuno – più malizioso – dice con la connivenza delle dirigenze politiche e militari israeliane.
L’11 dicembre 1948 l’Assemblea Generale dell’ONU approva la risoluzione 194 sottolineando l’idea di un regime internazionale per Gerusalemme e per risolvere (almeno economicamente) il problema dei profughi palestinesi.
L’ 11 maggio Israele diventa membro dell’ONU con l’intesa che avrebbe favorito le risoluzioni 181 e 194. (Il che non accadrà)
1949 viene stipulato l’armistizio con gli stati arabi confinanti e stabilita una “linea dell’armistizio” da non valicarsi tra le parti. Tanto l’armistizio quanto la linea non verranno rispettati.
Le cose vanno avanti malamente ancora per qualche anno e precipitano nel 1956 quando il Presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, acceso nazionalista, decide di ....nazionalizzare il canale di Suez (cioè prendere il controllo anche economico, importantissimo, del canale che consente il passaggio dall’oceano indiano => al mar rosso => al mar mediterraneo).
Ne nasce il secondo conflitto in Arabo – Israeliano. Sarebbe meglio metterci una mappa, ma lasciamo stare. Vabbè, quando l’Egitto dichiara di nazionalizzare il canale di Suez, ....che sta in Egitto, immediatamente Inghilterra, Francia e Israele si alleano e “muovono guerra” all’Egitto.
In pratica: Israele coglie l’occasione e invade il Sinai e la Striscia di Gaza. Punto. Interviene l’ONU e costringe Francia e Inghilterra a desistere. Israele è costretto a lasciare il Sinai .... ma mantiene il controllo sulla Striscia di Gaza.
Solo nel 1957 Israele si ritira infine dalla Striscia di Gaza e intervengono le Forze di Emergenza dell’ONU. Nel frattempo è proprio il presidente egiziano Nasser a patrocinare la formazione di una coscienza nazionale palestinese sempre stata assai scarsa: i palestinesi non hanno mai avuto l’impulso di appartenere a qualcosa di diverso da uno degli stati arabi lì intorno. Sotto questo profilo la nascita di una identità palestinese è allo stesso tempo merito di Nasser che la ha teorizzata e di Israele che ha cercato di annichilire la popolazione nativa di quella terra, stimolando una reazione nazionalistica anche da parte di chi, il popolo palestinese, una nazione vera e propria non ce l’aveva mai avuta.
Qui e per qualche anno non ci sono questioni di rilievo, nel senso che non ci sono guerre, ma i palestinesi prendono atto non solo di non avere ottenuto il loro stato indipendente, ma che gli israeliani si stanno tranquillamente accomodando in casa loro. Tutta.
E nel 1964 nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP)
Passa qualche anno di schermaglie (nel 1965 l’ala militare del Fatah, movimento sotterraneo nazionalista palestinese nato nel 1959, inizia la lotta armata contro Israele, nel 1966 Israele attacca il villaggio di Al-Samuh facendo un sacco di morti ...... e prepara – si dice – la bomba atomica con l’aiuto dei francesi). Il 5 giugno 1967 a seguito di un ammassamento di truppe egiziane ai confini (e a tutta una serie di altre cose: incremento del nazionalismo arabo, desiderio di vendetta del presidente Nasser) Israele attacca simultaneamente l’Egitto, la Giordania e la Siria.
La guerra (il terzo conflitto arabo-israeliano) dura sei giorni (e così verrà ricordata ....con innegabile fantasia ..come la guerra dei sei giorni) ed è disastrosa per gli stati arabi, principalmente grazie all’aviazione israeliana.
Israele occupa tutta la Palestina (cioè, quella che gli mancava: Striscia di Gaza e West Bank) e Gerusalemme Est, e in più: la solita penisola del Sinai e le colline del Golan (che appartenevano alla Siria). Inutile dire che la guerra dei sei giorni crea un’altro po’ di profughi palestinesi (più di 300 mila persone scappano in Egitto, in Giordania e in Siria).
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU adotta una risoluzione (la 237) richiamando il governo israeliano a facilitare il rientro dei profughi. Manco a dirlo, immediatamente dopo l’occupazione del West Bank e della Striscia di Gaza, Israele comincia a confiscare terra palestinese – con buona pace della Convenzione di Ginevra ecc. ecc. – e a stabilirvi i noti insediamenti di coloni israeliani nei territori occupati. (Che costituiscono oggi uno dei motivi e dei pretesti principali per mantenere in vita il conflitto e in particolare per la costruzione del famoso “muro” o barriera difensiva).
Il 22 novembre 1967 l’ONU adotta la risoluzione 242 che esige il ritiro delle forze armate israeliane dai “territori occupati” nel conflitto e afferma la necessità di realizzare una giusta soluzione del problema dei profughi e di garantire l'inviolabilità territoriale e l'indipendenza politica di “ogni Stato” della regione. La risoluzione afferma anche la necessità di raggiungere una giusta sistemazione del problema dei profughi.
La risoluzione 242 (accettata da USA e Israele solo a causa della sua ambigua formulazione) viene forzatamente interpretata (dagli Stati Uniti e da Israele) e ricondotta al senso che essa autorizzi la continuazione del controllo israeliano sui territori occupati. La questione viene riproposta al Consiglio di Sicurezza nel gennaio 1976 e le relativa risposte - ovvie - che prevedevano un accordo sulla “linea verde” e l’esistenza di uno stato palestinese, incontrano l’ovvio veto degli USA.
Negli anni successivi le fazioni armate palestinesi – che non hanno ottenuto un accidente dal punto di vista armato – cominciano ad organizzarsi politicamente e si aggregano all’OLP.
Nel 1969 Yasser Arafat (di Al Fatah) diventa Presidente e assume il controllo dell’OLP.
Gli scontri continuano: umiliazioni che causano azioni dei palestinesi che causano reazioni degli israeliani che causano altre azioni dei palestinesi .......e così via, che conducono a qualche iniziativa dell’ONU (ndr. risoluzioni al vento).
La resistenza palestinese, cioè migliaia di palestinesi armati dell’OLP, si è nel frattempo spostata in Giordania, dove evidentemente (ha un sacco di problemi e) crea un sacco di problemi. Nel settembre 1970 mentre da una parte si cerca di dare un senso alle risoluzioni dell’ONU e ci sono negoziati tra i rappresentanti dell’Egitto, Giordania e Israele, il PFLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) dirotta quattro aeroplani e li fa atterrare all’aeroporto di Al Mafrak in Giordania. Lo stesso mese il Governo giordano (re Hussein) ne ha le scatole piene e fa intervenire l’esercito che fa un massacro dei palestinesi (centinaia di morti: episodio che verrà ricordato come “Settembre Nero”). Continuano comunque le schermaglie tra le fazioni armate palestinesi e gli eserciti di Giordania e anche Siria, perchè i gruppi armati palestinesi dopo “Settembre Nero” si sono spostati a Nord (vedi mappa). La leadership della resistenza palestinese si sposta infine in Libano (con conseguenze che risulteranno disastrose).
Qui occorre precisare che i paesi arabi confinanti con Palestina e Israele sono stati intorno al problema palestinese per propri interessi (per esempio per annettere pezzi di Palestina) e infine hanno mollato il colpo stipulando accordi bilaterali con Israele. Sicchè una solidarietà con il popolo palestinese sopravvive in questi stati arabi, attualmente, quasi solo a livello di sentimento popolare.
venerdì, settembre 30, 2005
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento