giovedì, gennaio 25, 2007

La solita roba

La notizia è evidentemente imbarazzante per L'Unità, che, in prima pagina on line non ne fa cenno. Viceversa ha riempito per qualche ora le homepage delle più diffuse testate nostrane, precipitando poi nelle note enfatiche o benedicenti dei notiziari tv pilotati da una legione di solerti lacchè. Il presidente Napolitano ha commemorato il giorno della memoria, equiparando sostanzialmente antisionismo e antisemitismo e ha dichiarato che «antisionismo significa negazione della fonte ispiratrice dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano alla guida di Israele».
Forse ha fatto la gioia di chi dalle sue parole ricaverà credito per la politica dello stato di Israele, dimenticando che il credito morale dello Stato ebraico non poggia sulla moralità israeliana quanto sulla trascorsa immoralita europea.
Inutile riassumere e scopiazzare il pensiero di una pletora di accademici, di giornalisti, di politici. Inutile ricordare gli scritti di Raul Hilberg e Hannah Arendt, Livia Rokach, Baruch Kimmerling, Norman Finkelstein e Noam Chomsky, Edward Said, Ilan Pappe, Tanya Reinhart e Avi Shlaim, Alain Gresh, Gideon Levy e Michael Warschawski, o allibire alle capriole di Benny Morris e di Bill Clinton, di Dennis Ross, di Shlomo Ben Ami, alle tecniche da leguleio di Alan Dershowitz, ai ripensamenti di Moshe Sharett e di Yossi Beilin, ai surrettizi arzigogoli di Ehud Barak. Superfluo indignarsi ai proclami di Abraham Foxman e di John Bolton, al mercato di Yasser Arafat, ai vaticini di Bernard Lewis e inorridire ai trascorsi di Menachem Begin, di Yitzhak Shamir e di Ariel Sharon, così come rabbrividire leggendo le parole di Golda Meir ed annotare i gesti eloquenti di Ben Gurion. Inutile dibattere, confrontare le fonti, analizzare i documenti, vagliare le interpretazioni dei documenti. Inutile guardare ai fatti più che appoggiarsi alle etichette. Del resto la storia passa sui libri e sulla pelle della gente. Qualcuno prima o poi la legge, la storia. Ma la pelle è persa.
Non v'è quindi ora che da attendere - per evitare indebite accuse di antisemitismo e per chiarire la nascita e i presupposti, gli scopi, gli strumenti e i limiti del movimento sionista - i commenti da chi, dall'interno, non si è mai adeguato a quella deriva. «...Questo modo di fare si chiama "pararsi il culo", perchè qualsiasi cosa dica uno studioso israeliano sei abbastanza a posto, nessuno potrà [accusarti] di antisemitismo, nulla della solita roba funziona». (Noam Chomsky "Understanding Power" - The New Press, 2002)

«Uscimmo e Ben Gurion ci accompagnò. Allon ripetè la sua domanda, "cosa dobbiamo fare della popolazione palestinese?". Ben Gurion gesticolò con la mano come per dire "mandateli fuori"». (attr. Yitzhak Rabin, luglio 1948, in occasione della conquista di Lydda e Ramla)

«Ne faremo un sandwich di pastrami [ndr. carne salata e affumicata] ...infileremo una striscia di insediamenti ebraici tra i palestinesi e poi un'altra striscia di insediamenti ebraici proprio in mezzo al West Bank, così tra 25 anni, né le Nazioni Unite, nè gli Stati Uniti, nessuno riuscirà a smantellarli». (attr. Ariel Sharon, 1973, parlando con W. Churchill III degli obiettivi sionisti)

(in inglese su pipistro's blog)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

caro pipistro, mi sembra palese che nel mondo il concetto di giustizia sia sovrapposto a quello di opportunità. ed è altrettanto chiaro che quanto è opportuno per qualcuno non lo sia per altri.

Anonimo ha detto...

Ciao Pi,
finalmente!
E sai a cosa alludo!!!

pipistro ha detto...

E sì che lo so ...