Il 25 luglio scorso scrivevo che neppure Abu Mazen (Mahmoud Abbas) avrebbe avuto la faccia tosta di riproporre alla sua gente l'ennesimo "piano" annacquato di pace che - nelle parole stesse del primo ministro israeliano Olmert - non sembra scostarsi dallo sciagurato sentiero percorso a Oslo. Ebbene, mi sono sbagliato, ma non sulla risibile riedizione della proposta di pace degli occupanti e dei loro protettori d'occidente, bensì sul fatto che Abu Mazen si è aggrappato anche stavolta alle chiacchiere, le uniche suscettibili di mantenergli le terga saldamente ancorate alla poltrona collaborazionista ma personalmente tranquillizzante che tanta parte ha avuto nel tracollo di Arafat. Ma non è solo di Abu Mazen la pelosa condiscendenza alla barzelletta patrocinata da Bush & clienti.
Dopo la scenografica discesa in Medioriente di Tony Blair, che allo stato ha mostrato solo il manto al vento, il cavallo bianco e le parole vuote di un principe azzurro da operetta, ci tocca subire oggi le uscite domestiche e addomesticate di Piero Fassino, probabilmente più impegnato o istruito ad enfatizzare ad ogni piè sospinto il fatto che le sue parole sono lo specchio del pensiero dei suoi "vecchi amici israeliani" (mettendo in un unico improbabile calderone: Yossi Beilin, Shimon Peres e Ehud Barak) che a leggere quello che il suo "nuovo" amico Olmert ha dichiarato solo il 25 luglio scorso sui punti fermi israeliani di questa bufala, tipica, da fine mandato inglorioso di un presidente USA. Un presidente stavolta troppo stupido per lasciare stare i proclami e dedicare le sue ultime forze alle disinvolte attenzioni di una qualsiasi Lewinski.
Tant'è, il nostro Fassino nazionale si schiera contro ogni apertura ad Hamas (che incidentalmente gode dell'appoggio incondizionato di buona parte del popolo palestinese, che lo ha eletto), pasticcia con i fatti di Gaza e se ne esce con questa perla, suggeritagli - dice - dai suoi (vecchi e nuovi) amici Peres e Tzipi Livni: "mi hanno spiegato la filosofia che accompagna i preparativi della conferenza. Sostengono che il processo iniziato a Oslo nel 1993 sia fallito anche perché si era deciso di rinviare all'infinito i problemi più complicati. Sono almeno cinque: il futuro di Gerusalemme, i confini dello Stato palestinese, l'amministrazione delle risorse idriche, la questione dei profughi palestinesi e quella delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Adesso invece verranno affrontati di petto sin da subito».
Ahia, Piero, forse tra amici non si sono parlati! E' ben diverso, infatti, quello che ha dichiarato una decina di giorni fa l'amico (nuovo) Ehud Olmert secondo Ha'aretz (è un noto quotidiano israeliano, Piero, talvolta da leggere): "La proposta di Olmert ad Abbas è basata sulla sua visione del fatto che è importante prima discutere questioni ove le due parti potrebbero concordare in modo relativamente facile". Ricorda niente? Tipo Oslo? Vabbè, così proseguono le dichiarazioni del PM israeliano secondo l'autorevole giornale israeliano: "Intendo creare una traccia che mi consentirà di intrattenere serie discussioni con Abu Mazen [...] dopo un "Accordo sui Principi", le due parti affronteranno le questioni diplomatiche più delicate, come i confini definitivi e gli accordi transitori [...] Nella visione del primo ministro, non è ancora tempo per trattare i dettagli precisi dell'accordo, perchè sarà molto difficile raggiungere un'intesa sullo status finale, come i confini, Gerusalemme e i rifugiati. Queste cose, Olmert propone, dovrebbero essere lasciate alla fine dei negoziati. Vorrebbe raggiungere un accordo sui principi e quindi procedere con le questioni più difficili".
Ma un assaggio del pensiero israeliano sulle questioni "difficili" lo abbiamo subito. Olmert ce lo propone in forma assolutamente chiara, parlando di "scambio di territori per compensare i grossi [sic] blocchi di insediamenti che rimarranno sotto controllo israeliano nel West Bank". E ancora: "I palestinesi potranno dichiarare [sic] Gerusalemme loro capitale", ma Ha'aretz sottolinea che "nel passato Olmert ha suggerito che sarebbe disponibile ad evacuare i sobborghi arabi "sul margine" di Gerusalemme Est, che non sono mai stati considerati parte della città storica".
Blocchi nel West Bank e Abu Dis... Ricordi niente Piero? Tipo che sia il caso di riprendere in mano un libro su Oslo, l'insuccesso e i suoi perchè, invece di ascoltare i suggerimenti degli amici? Ma prima che la frittata sia rifatta anche per merito tuo, per merito europeo, cioè nostro. Fermati Piero, fermati adesso, lascia che il vento ti passi un po' addosso... ♪
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Per approfondire:
Meron Benvenisti - Beware of Oslo's destructive route
Mitchell Plitnick - Gaza: Can Disaster Be Avoided?
Nadia Hijab - How US Middle East Policy Continues to Undermine the “Moderates”
Ali Abunimah - Division among Palestinians
Ahmed Yousef - What Hamas wants
Carter calls western rejection of Hamas's election victory criminal act
PFLP: Bush and Olmert use Abbas's weakness to impose solutions
Noam Chomsky - Guillotining Gaza
Barak: Missile defense is precondition for pullout
martedì, agosto 07, 2007
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