Il Chicago Tribune ha riferito della nuova ed umiliante operazione di ostracismo dell'istituto cattolico, precisando che, a pochi giorni dall'inizio delle lezioni, le dispense necessarie per il corso di Finkelstein erano già in libreria, gli studenti avevano il programma del corso e lo spazio disponibile a "Scienze Politiche 235 - Uguaglianza nella giustizia sociale", era ormai limitato ai soli posti in piedi. Il quotidiano ha precisato che secondo le norme accademiche un professore a cui sia stata negata cattedra e impiego ha il diritto ad un anno finale di insegnamento all'università che lo licenzia. Il controllo di queste norme è affidato appunto alla AAUP, che può censurare un istituto qualora ricorrano violazioni delle sue regole fondamentali, il che può essere propedeutico ad una causa civile contro l'università da parte di un membro del corpo accademico pregiudicato da tale comportamento.«Vi scriviamo ancora in merito ad una nuova questione di procedura (...) in
relazione ad un messaggio e-mail di venerdì 24 agosto del rettore Ellmut Epp al professor Finkelstein, con il quale gli viene notificata la decisione dell'amministrazione di metterlo in "administrative leave" con stipendio, rilevandolo da ulteriori doveri accademici nel suo ultimo anno di servizio. (Abbiamo saputo che gli è pure stato negato l'accesso al suo ufficio). Secondo il messaggio del rettore l'azione per rilevare il professor Finkelstein dall'ulteriore insegnamento è stata presa "sulla base delle necessità del dipartimento e del collegio e causa del suo comportamento alla fine del quadrimestre primaverile"...»
Secondo Jonathan Knight, direttore del programma dell'AAUP per la libertà accademica e l'impiego, un'università deve al suo membro licenziato ben più di un anno di salario. Ha diritto ad un'aula e presumibilmente ad un ufficio. Ribadisce Knight che un ateneo non può semplicemente chiamarsi fuori ricorrendo all'aspettativa con stipendio. Ha aggiunto che tale provvedimento non può essere preso senza un'udienza salvo i casi di estrema urgenza e che - in questo caso - non risultano sussistere gli estremi per una decisione dell'ultimo minuto da parte della DePaul.
Vi è da aggiungere qui che solo due anni fa - come riferisce il Chicago Tribune - il professor Finkelstein veniva additato come "esempio dell'impegno della DePaul per la libertà di informazione" proprio da parte del presidente, Rev. Holtschneider. Lo stesso chierico che - pur negando per ovvi motivi questa circostanza - palesemente non ha saputo difendere la libertà dell'istituto dalle pressioni dei potentati che hanno eretto a proprio campione l'avvocato e prof. Alan Dershowitz, ormai pubblicamente squalificato (da Finkelstein) per la povertà dei suoi scritti in difesa della violenza dell'apartheid di Israele e della tortura e in strisciante, malcelata adesione all'imposizione di una devastante pax israeliana in Palestina.
Per parte sua Norman Finkelstein ha dichiarato che, piuttosto che una causa, intende opporre la propria disobbedienza civile al provvedimento ed ha aggiunto che, se verrà messo in prigione per questo, inizierà uno sciopero della fame fino a che l'università DePaul non sia tornata in sé. "Nel tribunale della pubblica opinione posso vincere", ha detto Finkelstein, "lasciamo che sia la gente a giudicare". La gente chissà, ma sicuramente gli studenti sono dalla sua parte, come - sembra - la maggior parte del corpo insegnante alla DePaul.
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Per approfondire
http://www.normanfinkelstein.com/article.php?pg=11&ar=1190
http://www.normanfinkelstein.com/article.php?pg=11&ar=1191
http://www.insidehighered.com/news/2007/08/27/depaul
http://www.chicagotribune.com/news/local/chi-depaul28aug28,0,7661996.story
http://education.guardian.co.uk/higher/news/story/0,,2158191,00.html
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