«Il programma dell'Associazione Hasbara è un progetto del Ministero degli esteri israeliano che istruisce e addestra gli studenti universitari perchè siano efficaci attivisti pro Israele. Il programma, essenzialmente, paga i suoi partecipanti perchè promuovano [nei campus ed anche] on line il punto di vista di Israele». Con questa breve premessa, una open mail di Wikipedia ci informa che l'Associazione Hasbara ha promosso [con un comunicato del 31 maggio 2007, tuttora reperibile in rete, v. immagine a fianco] un vero e proprio attacco sistematico all'imparzialità - già obiettivamente problematica per i noti interventi "clandestini" da più parti subiti - della enciclopedia globale on line.
Questo il testo tradotto del comunicato di Hasbara: «Tutti conoscono Wikipedia, è il posto dove si va per ottenere un 'vero' scoop. Quanto spesso usate Wikipedia per cercare soggetti di cui sapete poco? Ora immaginate quanto spesso gli altri usano Wikipedia per cercare soggetti relativi a Israele. Wikipedia non è una risorsa obiettiva, ma piuttosto un'enciclopedia online che chiunque può modificare. Il risultato è un sito web in larga parte controllato da "intellettuali" che cercano di riscrivere la storia del conflitto arabo israeliano. Questi autori hanno sistematicamente e subdolamente riscritto passaggi chiave in migliaia di voci di Wikipedia per dipingere Israele in una luce negativa. Avete un'opportunità per bloccare questa pericolosa tendenza! Se siete interessati nell'associarvi a un team di Wikipediani ed essere sicuri che Israele sia presentato in modo equo e corretto, per favore contattate il director[at]israelactivism.com per dettagli».
Ciò detto, la open mail di wikipedia annota quindi, in modo molto signorile, che l'invito sopra descritto si sostanzia in uno sforzo concertato e finanziato (dal Ministero degli esteri isreliano) per patrocinare un particolare punto di vista politico sull'enciclopedia on line, mediante un team appositamente assoldato e specificamente addestrato per la modifica delle voci relative a Israele. In altri termini si tratta di un'operazione scorretta, di sapore lobbystico, in palese conflitto di interessi. E' chiaro che qualsiasi compilatore di Wikipedia esporrà sempre e comunque un punto di vista, ma non bisogna farsi ingannare, al riguardo, dall'eleganza delle parole. Quello che è indicato come un punto di vista, per quanto in conflitto di interessi, nel caso risulta istituzionalmente preordinato alla acritica difesa di una visione politica unilaterale (che nasce da un'eredità iniqua di persecuzione, deportazione, dolore e morte e porta da almeno sessant'anni a risultati altrettanto iniqui, disegnando una situazione di incertezza, di ulteriore dolore e morte, di popoli senza futuro).
Ma torniamo all'argomento di partenza, più semplice e limitato, cioè alla specifica aggressione alla sperata imparzialità di Wikipedia. Una nuance che suggerisce qualche riflessione. Il sistema organizzato di intervento sui media, quale'è quello sopra descritto, non è nuovo. Per esempio, una pletora di "apologisti" si è riversata a suo tempo in rete, a macchia d'olio e su asserita istigazione governativa, per sostenere le operazioni in Libano del luglio 2006 a fronte del diffuso sentimento di indignazione evocato dai bombardamenti indiscriminati di Beirut o dall'uso delle cluster bomb in limine alla tregua.
Con l'aplomb di chi sa di poterselo permettere purchè l'attacco alla verità non sia frontale (fatti contro fatti) e, quindi, rischi di essere perdente, l'appello dell'Associazione Hasbara non è neppure un segreto. Non ve n'è infatti bisogno secondo la tradizione che vede il mondo occidentale adeguarsi supinamente ad un comportamento che, per decenni (i motivi, per quanto importanti qui purtroppo non rilevano), ha potuto travalicare l'impudenza con la relativa certezza dell'impunità. Il privilegio, cioè, dettato da un'arma unica ed assoluta: l'accusa di antisemitismo, con il relativo corollario di elementi ed argomenti tabù. Un riparo sicuro dalla pubblica riprovazione e dalla generale possibilità di dibattito in ambiente israeliano, corroborato ed amplificato negli ultimi quarant'anni dalla tutela militare e diplomatica di un potentissimo nume protettore.
Gli è che, nonostante tutto, quel sistema, per quanto collaudato, funziona sempre meno. Gli assoluti non reggono al tempo e all'uomo e legioni di intellettuali, studiosi, analisti, politici, accademici - primi, fra tutti, innumerevoli autori in Israele e in ambiente ebraico, negli USA e nel mondo (per essi è pronta, in realtà, una diversa accusa ad hoc, quella di essere self-hating jews) - contestano apertamente la politica unilaterale dello stato ebraico e l'iniquità degli USA in funzione filoisraeliana. Rigettano le oziose speculazioni sull'insorgenza di un rinnovato sentimento antisemita e smascherano serenamente le scadenti manipolazioni della storia. Quelle utilizzate per descrivere - e talvolta costruire - nel mito il conflitto arabo israeliano ed israelo (ebraico) palestinese.
Nonostante il più generale intervento neoconservatore e il farsi strada di logiche guerrafondaie, in Europa occidentale, nel vicino e medio Oriente, in Israele ed anche, più lentamente, negli USA e nell'ex blocco sovietico, la propaganda funziona, infatti, solo finchè (o perchè) manca il confronto, cioè qualora venga meno il frutto della comunicazione, della rapidità e relativa facilità di diffusione della conoscenza. E tuttavia proprio la propaganda, che appare agevolata dalla possibilità di immediata e planetaria diffusione, offerta anche da internet, riceve contemporaneamente dallo stesso mezzo telematico un colpo mortale. E' infatti attualmente rapidissimo il modo di diffondere menzogne e manipolazioni dei fatti e della storia, ma è altrettanto rapido il sistema per verificare, con lo stesso e con altri mezzi, che di menzogne si tratta. Solo la reiterazione tirannica del pensiero, con la violenza che l'accompagna verso popoli resi indifesi dalla rassegnazione e dalla miseria, potrebbero e possono, nei fatti, vincere la resistenza all'idea unica, ponendo un limite alla ricerca dei fatti ed eventualmente ad una loro più obiettiva riconsiderazione.
Il mondo, nonostante tutto, tende faticosamente al giusto, e - per concludere - la newsletter promozionale che si dice sovvenzionata dal Ministero degli esteri israeliano risulta, infine, più risibile che dannosa. Sicuramente l'artifizio è suscettibile di inoculare idee a scatola chiusa, ma desta nei più (in pratica in tutti coloro che si occupano della materia) la medesima preoccupazione che si prova per la presenza di una legione di troll, burloni, arroganti, monocordi, talvolta maligni, ma il più delle volte solo fastidiosi. Esistono, peraltro, da decenni, esempi assai più subdoli e pericolosi di manipolazione della conoscenza, li troviamo sui testi che, anche in Europa e in Italia, vanno sovente per la maggiore. Il mezzo informatico è più ampio, globale, ma facendo un paragone con i trabocchetti e gli arzigogoli di certa elegante propaganda accademica (anche lì i semplici troll non mancano), di certa carta stampata di larga diffusione o racchiusi nella levità dei programmi usa e getta dei network televisivi, risulta senz'altro più agevole annusare una compilazione faziosa in internet e, fatalmente, in Wikipedia, che altrove. Ma qui, in rete, è possibile recuperare subito i necessari ed eventualmente opposti riscontri con un semplice click. Il fatto che la guerra - si è detto - inizi sui media, comporta che anche sui media sia necessario saperla fare. E questo suggerisce, in modo speculare, che pure la pace probabilmente nasca sui media, ma si può essere certi che passi, lentamente, per la verità.
martedì, settembre 18, 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento